“Bisogna decidere cosa fare da grandi”. I troppi infortuni e i processi sommari. Cambio di modulo: i perché di Pioli

“Bisogna decidere cosa fare da grandi”. I troppi infortuni e i processi sommari. Cambio di modulo: i perché di Pioli MilanNews.it
venerdì 5 marzo 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Le conferenze pre e post partita somigliano spesso a silenzi-stampa parlati, come li definiva Silvano Ramaccioni: chiacchierano senza dire niente. Quando viene detta una frase significativa, circostanziata, mirata, da persone che usano la favella con raziocinio, questa acquisisce un peso specifico enorme. Ricordate Stefano Pioli dopo la sua seconda gara, persa all’Olimpico contro la Roma? “Qui sembra che vincere, pareggiare o perdere non cambi la vita a nessuno”. Centrato l’obiettivo. Su questo tema sconcertante l’allenatore ha lavorato e lavora da mesi, con l’alleanza di tale Zlatan per il quale la vita cambia eccome se non vince. 

Mercoledì sera dopo quella triste rappresentazione, molle, senza idee e priva di nerbo alcuno contro l’Udinese, Davide Calabria è stato secco, diretto e pungente: “Dobbiamo decidere cosa fare da grandi”. Centrato l’obiettivo. Qualche suo compagno non cresce tecnicamente, qualcun altro non cresce in continuità, qualcun altro non cresce nell’impegno. Qualcun altro non cresce e basta. Siamo nella fase in cui in questi ultimi straordinari 12 mesi, il diploma lo hanno preso tutti. Ora si va però verso la laurea per poi tuffarsi nella vita lavorativa: servono abnegazione e voglia di continuare a studiare ogni giorno. Senza queste due chiavi, non si aprirà nessuna porta. La selezione di questi ultimi 3 mesi di stagione deve essere spietata. 

Gli infortuni rossoneri sono tanti, troppi, e i recuperi molto lenti. In questo Paese martoriato dalla pandemia, in cui uno dei molti danni collaterali è stata la smisurata nascita di virologi e nientologi (quelli che non sanno un cazzo ma parlano di tutto, per dirla alla Abatantuono), desidero aiutare la caccia a streghe e fantasmi: vorrei dare un umile contributo ai numerosi processi sommari. Per costruire tesi accusatorie e difensive, tenete presente che la quotidianità di una squadra di calcio professionistica è dettata da allenatore, staff, medico, preparatori atletici, fisioterapisti, riabilitatori, giocatori. Tutti condizionati da allenamenti, partite ravvicinate, clima, campi pesanti, aspetti psicologici, imprevisti. Al netto delle capacità di tutte le persone che lavorano intorno alla squadra, gravitano come satelliti anche consulenti e specialisti (?) personali ai quali spesso i calciatori si rivolgono per conto loro. Troppe teste, troppi pareri, troppi metodi differenti. Sto parlando di un quadro generale del calcio professionistico, non del Milan e cioè della squadra che ha giocato più partite da agosto e che adesso soffre della sindrome della cautela (Tonali mercoledì) spegnendo il motore anche al minimo segnale, come è fisiologico, giusto e naturale. Ora potete scatenarvi nelle accuse e nella difesa: con prove documentali e documentate però, altrimenti il processo è annullato e la corte si ritira. 

A proposito di processi sommari. Non appena si palesano le prime difficoltà, maghi della tattica e conclamati strateghi di trincea avanzano dubbi e perplessità sul modulo di gioco. “Inchiodati al 4-2-3-1”, ulula sdegnata la folla. Non ho mai amato questi numeretti da cui milioni di allenatori italiani da divano e da tastiera, sono ossessionati. Il sistema trovato da Pioli funzionava alla perfezione con una squadra titolare di cui non abbiamo più traccia da novembre. Costretto a cambiare interpreti ad ogni concerto, il tecnico deve continuare a offrire lo stesso spartito all’orchestra per rinforzare sicurezza e adattabilità. Se poi però al posto di un pianista sei costretto a usare un trombettiere e se qualcuno non riesce a suonare nemmeno il tamburo, la musica fa schifo. Anche se li cambi di posto.