Fotografie dall'Europa. I rinnovi prima degli acquisti e un capolavoro per Pioli. Che differenza tra San Siro, la Curva e i bar social! 

Fotografie dall'Europa. I rinnovi prima degli acquisti e un capolavoro per Pioli. Che differenza tra San Siro, la Curva e i bar social! MilanNews.it
venerdì 4 novembre 2022, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

La cosa più bella dell'ultima notte di Champions sono state l'emozione di Paolo Maldini tra un microfono e l'altro delle televisioni e la brevità dell'euforia in campo, perché dopo la decisiva vittoria sul Salisburgo tutti hanno subito parlato di un gradino salito - non di un'impresa, riferendosi alla qualificazione agli ottavi - e dello Spezia dietro l'angolo. In queste fotografie ho letto milanismo puro, intrise com'erano di storia e di memoria perché i ricordi non sono il passato effimero, ma storia e memoria, appunto. E nessuno si è dimenticato che questo club è il Milan e che come tale non può esaltarsi più di tanto per un ottavo di finale: deve tornare ad essere una regola. Prima, però, lasciateci godere un minutino, rimarcando come vincere 4-0 le ultime 2 partite di un girone così complesso (dove alla fine i rossoneri sono stati quelli che hanno segnato più gol) sono segni di maturità e consapevolezza. I primi tempi di Zagabria e con gli austriaci a San Siro sono stati una sofferenza, una scalata a mani nude su una roccia spigolosa e appuntita. Sanguinavano i polpastrelli. In particolare mercoledì, pur in vantaggio 1-0, un palo e un altro gol annullato, la sensazione era di una sfida in bilico ed equilibrata che grazie a Rebic, Giroud e Krunic in avvìo di ripresa ha imboccato la discesa. Nulla è semplice, in Europa, nulla è scontato: basta guardare i risultati e, casomai, gli highlights di ogni partita. 
Il giorno dopo la bastonata di Torino, la dirigenza ha aperto il cassetto per estrarre il contratto già pronto per Stefano Pioli: nella tempistica (i modi e la sostanza...) un piccolo capolavoro, una frustata alla depressione e una bella endovenosa di fiducia. Un altro bel mattone verso il futuro già cominciato e già lastricato di gioie, conquiste, record piccoli e grandi che costituiscono la cura ricostituente migliore. Proteggere, difendere e sostenere gli investimenti è la politica da perseguire perché la memoria altrimenti non aiuta né certi tifosi, né certa critica: non dimenticatevi quanto tempo ci hanno messo il turco e Kessie, poi Leao, Tonali e Rebic a inserirsi, a far crescere il loro rendimento. In un meccanismo oliato, alla lunga diventano preziosi, preziosissimi Tatarusanu, Touré, Messias, il millefoglie Krunic. Si tratta di avere pazienza e fiducia.
A San Siro e in Curva i tifosi le hanno, pazienza e fiducia.

A bizzeffe. Cantano e ballano a Londra, cantano e ballano nel ritorno col Chelsea, cantano e ballano a Torino. Sono felici di questa squadra, del lavoro che si sta facendo per ridare lustro a un club che era allo sfascio. Se la godono, a San Siro e in Curva, sapendo di potersi fidare del percorso. Un atteggiamento e un calore assai diversi dai bar dei social, dai fenomeni da tastiera che tutto sanno e tutto vomitano, tra sentenze tranchant e verdetti inappellabili. Ora, secondo loro, bisogna investire fino all'ultimo euro guadagnato in Champions per un difensore, un centrocampista, due terzini, due uomini di fascia, il vice di questo e il vice di quello. Chiedevano fino a qualche tempo fa "perché vendere Hauge e tenere Leao"? Chiedevano fino a un mese fa "perché non giocano mai Thiaw, Vranckx, Adli" e adesso schifano Dest e DeKetelaere. L'onda lunga dei tastieristi social è come l'alito di chi esce dalla taverna dopo ore di chupiti. 
Oggi l'urgenza è trovare un modo, un sistema, una soluzione per prolungare i rapporti con Leao e Bennacer, centralissimi nel progetto di squadra. E' questo lo sforzo da fare, non solo dalla società ma anche dai giocatori, se ci credono, se si fidano, se baciare lo stemma sulla maglia ha ancora un significato. Poi verrà il tempo di Thiaw, Vranckx, Adli, ma anche CDK e lo stesso Origi che dobbiamo ancora cresimare. C'è tempo per questo, c'è modo soprattutto. E c'è moltissima voglia.