"I Tre Moschettieri " di Carlo Pellegatti Padre

"I Tre Moschettieri " di Carlo Pellegatti PadreMilanNews.it
mercoledì 1 marzo 2023, 00:00Editoriale
di Carlo Pellegatti

Il secondo venerdì del mese di febbraio del 2023, il Duca di Parma Stefano Pioli decide che sia ora di cambiare. Gli uomini del Cardinale ormai sembrano in rotta. Un gruppo di pur coraggiosi, di pur eroici moschettieri alla mercè di ogni banda che imperversa nelle pianure italiche. Anche Re Paolo I, signore degli Scaroni, Barone di Vicenza, Visconte di Milano, si sente indifeso. Il suo castello dedicato a Siro, primo vescovo di Pavia, ormai è preda di banditi che, solo qualche mese prima, mai avrebbero osato beffeggiare gli intrepidi e intemerati uomini forti di spada e abili di fioretto.

Allora il nobile parmigiano studia le mosse più use per evitare ancora rovinose sconfitte, affidandosi ai suoi moschettieri più fidati. Due di questi stanno recuperando da ferite dolorose. Il più esperto è Porthos Maignan, barone du Vallon de Bracieux. Un gigante estroverso, grande amante della musica che porta sempre con sé due guanti neri e una spada chiamata Balizarde. Nei momenti più difficili Pioli il Duca, ma anche tutti i suoi Guasconi, hanno sentito la mancanza della sua guida energica, della sua voce potente, della sua forza trascinante. Quando lo vede apparire, mentre esce dalla sala delle cure, il cuore del parmigiano comincia a battere. È il primo segnale che la reazione non sia troppo  lontana. Non è però solo.

Al suo fianco, un altro Moschettiere che è diventata presto leggenda, Athos Tomori conte de Bragelonne de La Fère. Aggressivo, feroce, reattivo, audace e impavido, non lascia scampo ai suoi avversari. Lanciano i cappelli in aria, alzano al cielo i loro Hurrah, per festeggiare il ritorno dei forti compagni, i Moschettieri di Re Paolo I, signore degli Scaroni, barone di Vicenza e Visconte di Milano. Stefano Pioli ha sempre potuto contare, anche nei momenti più duri e difficili, dell’elegante raffinato e ambizioso Renè d’Herblay Aramis de Vannes Kalulu, più conosciuto solo con il nome di Aramis. Pochi, quando è entrato nella scuola dei Moschettieri di Milanello, avevano scommesso su di lui. Ora è diventato un leggendario spadaccino, famoso per gli sgualembri e ridoppi. Però tutto questo non appariva ancora sufficiente.

Il Duca di Parma si arrovellava perché gli mancava ancora qualcosa. Nella scuola, ora ricorda, c’è un ragazzo che arriva dalla lontana Renania, ma ha studiato in terra di Guascogna. È sfrontato, impetuoso, spettacolare ma soprattutto implacabile nei duelli di cappa e spada. Si chiama Charles de Batz de Castelmore d’Artagnan Thiaw. Lo chiama, lo incita, gli spiega. “Stai vicino a Porthos, Aramis e Athos e entrerai nella leggenda”. D’Artagnan annuisce. Ormai è uno di loro. I Moschettieri di Re Paolo I sembrano trasformati. Non perdono più un duello, escono dagli accadimenti più drammatici. Hanno ritrovato l’antica sicurezza, la solidità che li ha resi famosi in Italia e in Europa. La fragilità passata sembra un lontano incubo. “Tous pour un, un pour tous”. È il nuovo motto dei Moschettieri rossoneri. Porthos Maignan domina l’area. Athos Tomori morde l’erba, Aramis Kalulu fila via veloce. D’Artagnan Thiaw volteggia in aria. La pagina bianca è spesso segno di mancanza di ispirazione. Per il Milan, al contrario, è momento di alta letteratura difensiva .

L’intuizione, il coraggio, la lungimiranza di Stefano Pioli è stata dunque decisiva nel momento più delicato, quando tutto sembrava compromesso, quando ,per i più scettici e pessimisti, la bella storia del Milan pareva alla fine. La storia di questa stagione non è ancora stata scritta ma, se i rossoneri confermeranno il ritrovato spirito e il ritorno alla spensieratezza e alla leggerezza, alle indimenticabili  vittorie e alle  belle prestazioni, i meriti attuali del tecnico milanista quasi eguaglieranno quelli che hanno permesso di conquistare uno splendido Scudetto. È presto per gli epinici, per gli homenaje. Intanto però i tifosi del Milan sono tornati a emozionarsi per il gioco finalmente ancora ricco di bollicine, offerto dai loro idoli.

Altra notizia confortante. Il teatro delle future imprese dei ragazzi rossoneri potrebbe rimanere San Siro. Non intendendo lo Stadio, compagno della nostra vita, ma la zona, perché è ancora lì l’ampio spazio della Maura, il luogo indicato oggi dal Sindaco Beppe Sala come possibile scelta del club milanista per il prossimo tempio laico rossonero. Lontano solo un chilometro e cinquecento metri dalla fermata Lilla di San Siro, potrebbe essere la soluzione ideale, per non disperdere quel senso della tradizione e della storia nate dall’idea nel 1926 del Presidente Piero Pirelli, che ha regalato San Siro al Milan e a Milano. 

Sono giorni, intanto, di fermento e di attesa. Cinquemila tifosi sono pronti a avvolgere il “Franchi” di Firenze con i loro canti e la loro passione. Altri tremila saranno presenti nel bellissimo “Tottenham Hotspur Stadium” per respirare l’aria della grande impresa. Anche in Europa, il Milan punta alla normalità, cioè vuole tornare a regalare le grandi imprese ai suoi tifosi, al popolo di appassionati di calcio di tutto il mondo. Qualcuno pensava che il Milan fosse ormai solo un boccettino di profumo vuoto, che solo ricordasse l’antico incanto.  No, il profumo è ancora intenso, ancora stordente, ancora avvolgente. È un meraviglioso profumo di Milan!