Non sanno trattare, non sanno comprare, non sanno gestire: ma come hanno fatto a vincere lo scudetto?

Non sanno trattare, non sanno comprare, non sanno gestire: ma come hanno fatto a vincere lo scudetto?MilanNews.it
venerdì 22 luglio 2022, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Mattia è più sorpreso che preoccupato per quello che legge in giro, per quello che si sente sul conto del Milan. Poi si abbandona al sarcasmo e scrive: "Il Milan non sa comprare, non sa trattare, non sa gestire, Cardinale è un paravento che non sa niente di calcio, Elliott è un fallimento, il budget è ridotto, anzi bloccato e non comprerà nessuno". Aggiungendo in fondo al messaggio due emoticon di risate.

Da ridere c'è poco. La maggioranza silenziosa dei tifosi la pensa come Mattia: si coccola e festeggia ancora lo scudetto, si fida di quello che Maldini e Massara hanno fatto in questi anni, non discutono Pioli, sono pronti a sostenere una squadra dove comunque sono arrivati Origi, Adli e Pobega ed è tornato con rabbia Ante Rebic. Insieme con Kjaer. Quello scudetto non è stata un'impresa, non è stata una favola o una sorpresa: è stato il logico risultato di un percorso preciso, supportato da risultati e numeri che iniziano nel 2019 con l'arrivo di Stefano Pioli e proseguono nei 2 anni successivi attraverso conferme continue e la consacrazione di campioni e uomini veri. La minoranza chiassosa invece non ride proprio per niente: la pensa seriamente come Mattia in quel suo messaggio ironico: una squadra che ha vinto lo scudetto e deve tornare competitiva in Champions deve spendere e spandere per rinforzarsi. E alla svelta anche.

Non si tengono a mente, non si hanno presenti gli scenari e la tipologia del mercato del calcio ai giorni nostri. Si fa fatica a ricordare che il Milan ha strategia, filosofia e dettami molto chiari e non vuole sgarrare. C'è un budget (più popolare dei gossip estivi), c'è un tetto ingaggi, c'è una limitazione alle pretese dei procuratori. C'è, soprattutto, quella sana abitudine di pagare in contanti i cartellini dei giocatori. Nulla di etico, per carità, ma una imposizione statutaria di un Fondo che per definizione gestisce soldi di investitori, soldi altrui, e non può permettersi di dilazionare, di pagare con comode rate, di non dare anticipi come ha potuto fare la Juve con Chiesa, Locatelli, Vlahovic. Il Milan, pardon il Fondo Elliott e Cardinale, non producono debiti: producono ricavi. Ci sono di mezzo il mercato e uno stadio nuovo, dei conti e dei bilanci, che vanno di pari passo con le ambizioni di Paolo Maldini e - fino a prova contraria - dei tifosi. Allora domando: perché solo 22 giorni fa avete perso il sonno per la firma di Paolo sul rinnovo, e ora che ha nuovamente sposato la linea aziendale dubitate di lui? Non è forse vero che se Maldini ha rinnovato, significa che si adeguerà alla politica del suo club? Può anche darsi, come accade a ciascuno di noi, non essere sempre sintonizzati o allineati con i vertici della società in cui si lavora, ma i professionisti comunque li rispettano e di conseguenza si comportano. Altrimenti, la porta è quella...

Ho sempre pensato, sostenuto, detto e scritto che Maldini costituisce la garanzia della bontà del progetto, della solidità dei piani, della lungimiranza degli obiettivi. Perché contraddirsi per il fatto che Botman sceglie il Newcastle e l'affare De Ketelaere sembra più lungo dei suoi 192 centimetri? Perché non pensare che se esistono (anche) le necessità di un altro difensore e un altro centrocampista, non arriveranno a completare e migliorare la rosa? A gennaio sembrava che senza un centrale, sarebbe stata buttata via la stagione. Certo non è facile scoprire o inventare un Kalulu ogni anno, ma se ci pensate bene, è esattamente quello che sta accadendo con Maignan, Tomori, Hernandez, Tonali, Bennacer, Saelemakers, Leao, Diaz e (permettetemi) Krunic e lo stesso Messias. Integrati da bucanieri dello spessore di Ibra, Giroud, Florenzi e appunto Kjaer.

Non pare che altrove vadano tutte a 200 all'ora sul mercato, sebbene non è che la cosa mi interessi o mi disturbi più di tanto. A prescindere. La stagione che sta per iniziare sarà anomala, precoce e spezzata, fino ad essere allungata nel finale. Bisognerà distribuire le forze e avere risorse numeriche e di qualità, un obiettivo che a Casa Milan è stato chiaro sin dallo scorso 22 maggio. Il 13 agostosaremo pronti, anche se non ancora completi forse, ma ora che questo club è tornato ad essere grande, rispettato, imitato e indicato come modello, è più importante che conservi la sua identità piuttosto che perderla di fronte alle pretese di un Lilla o di un Bruges qualsiasi. Con tutto il rispetto.