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Compagnoni: "Questi li sbranano: il racconto della 'partita perfetta'. Ancelotti mi confessò…"

ESCLUSIVA MN - Compagnoni: "Questi li sbranano: il racconto della 'partita perfetta'. Ancelotti mi confessò…"MilanNews.it
© foto di Giacomo Morini
sabato 2 maggio 2020, 14:00ESCLUSIVE MN
di Thomas Rolfi

Ci son partite che restano impresse nella storia e nella memoria dei tifosi di una squadra per sempre. Partite che, anche a distanza di anni, rimangono negli occhi come se si fossero giocate solamente pochi giorni fa. Invece, come nel caso di Milan-Manchester United, valida per il ritorno della semifinale di Champions League, sono già trascorsi esattamente 13 anni. Era il 2 maggio 2007 e i ragazzi allenati da Carlo Ancelotti erano in procinto di scendere in campo vogliosi di ribaltare il 3-2 dell'andata maturato all'Old Trafford e si apprestavano a vivere una delle serate più magiche e speciali dell'intera storia milanista. Così come i momenti della gara, rimangono impresse nei ricordi anche le voci di chi quella sfida ha avuto il privilegio e il piacere di raccontarla attraverso un microfono: Maurizio Compagnoni. Con il telecronista di Sky Sport la redazione di MilanNews.it ha rivissuto i momenti della 'partita perfetta', come venne definita in seguito. 

Il gol di Rooney nel finale di partita dell'andata condannava il Milan a vincere a San Siro: a posteriori, può essere stato un vantaggio per i rossoneri scendere in campo avendo un solo risultato a disposizione?
3-2 è un risultato facilmente ribaltabile, dovendo giocare il ritorno in casa. E’ chiaro che quel gol all’ultimo rischiava di pesare moltissimo. Però posso raccontarti un’aneddoto: qualche mese fa parlavo con Carlo Ancelotti di quella doppia semifinale e mi disse che il gol di Rooney si rivelò la fortuna del Milan, perché con il 2-2 i rossoneri probabilmente avrebbero avuto un atteggiamento tattico e mentale diverso. Il punteggio nella gara dell’Old Trafford, invece, caricò ulteriormente i giocatori del Milan, che caricarono a testa bassa dal primo minuto. Venne fuori una partita fantastica”.

Partiamo dal pre partita: come descriverebbe il clima che si viveva a San Siro prima del fischio di inizio di De Bleeckere?
C’era un’atmosfera quasi epica, che incominciò già prima del fischio d’inizio. Ricordo che intorno alle 19.30, più o meno, io e Massimo Mauro – che commentava con me la partita - scendemmo in campo per vivere il clima pre partita e l’atmosfera magnifica di uno stadio che era già pieno a quell’ora. Ricordo che Massimo ad un certo punto mi propose di andare a mangiare qualcosa prima di andare alla postazione commento. E io gli risposi: ‘Aspettiamo  un attimo, voglio vedere l’entrata dei giocatori’. Eravamo proprio davanti all’ingresso del tunnel dove uscì Gattuso a palla di cannone davanti a tutti gli altri, accolto da un boato pazzesco del pubblico, e contemporaneamente partì il riscaldamento sulle note di ‘We Will Rock You’ dei Queen. Vidi le facce degli uomini di Ancelotti che sembravano veramente assatanati, mi girai verso Mauro e gli dissi: ‘Questi stasera li sbranano’. Poi ricordo che arrivò una pioggia fortissima, che temevo potesse disturbare lo spettacolo, ma che invece contribuì a dare quel tocco ancora più magico alla serata. E poi ho un’immagine che simboleggia alla perfezione questa serata”.

Dica pure.
C’è una foto di Kakà, nel momento del primo gol, che viene mostrata spessissimo, in cui lui è con le braccia al cielo quasi in contemplazione divina con la pioggia che cade sotto la luce dei riflettori: un'immagine davvero mistica”.

A proposito di Kakà, cosa ha rappresentato il brasiliano per il Milan in quell'edizione della Champions, in cui segnò 10 gol?
Soprattutto in quel periodo ha raggiunto vette di rendimento, anche se con caratteristiche diverse, che ho visto toccare solo da Maradona e Messi. Era un mix di eleganza, di potenza, di velocità, di abilità tecnica e capacità agonistiche. Tant’è che io, in occasione del primo gol al ritorno con il Manchester United lo definii un extraterrestre che veniva da Marte. Era un concentrato di qualità pazzesca, poi in quel momento stava bene fisicamente ed era in fiducia, sapeva che qualsiasi cosa avesse provato probabilmente gli sarebbe riuscita. In quel periodo è stato davvero un giocatore incredibile”.

Il 2-0 di Seedorf dopo mezz'ora di gioco fu il gol che indirizzò la partita: che ricordi ha di quel momento?
Sì, ricordo che avevo visto Heinze – che è stato un ottimo difensore in carriera – proprio impaurito in quella partita e ad un certo punto lui si allargò sulla bandierina e io dissi che sarebbe stato meglio pressarlo perché lo vedevo molto in difficoltà. Così avvenne, Heinze perse palla sulla pressione di Pirlo e da lì nacque l’azione del 2-0 di Seedorf che chiuse la gara. Devo dire che son stato profetico e fortunato”.

Gattuso, in quella partita, annullò completamente Cristiano Ronaldo.
Gattuso era ovunque quella sera: non solo raddoppiava, triplicava su Ronaldo. Gli è stato addosso tutta la partita e lo ha fatto con un’efficacia incredibile”.

Nel secondo tempo Gilardino segnò in campo aperto il terzo gol: come fu vissuta dallo stadio quella cavalcata trionfale?
Ci fu un lancio di Ambro in profondità, con Gilardino che correva verso la porta in campo aperto. In quei momenti allo stadio si vive l’azione letteralmente: ricordo distintamente San Siro che si alzava in piedi, con un crescendo rossiniano, quasi volendosi alzare in punta di piedi e alzarsi da terra. In quel momento capimmo tutti che l’impresa era stata completata”.

Quanto incise nella testa dei giocatori del Milan essere a conoscenza del fatto che in finale c'era il Liverpool ad attenderli, con cui avevano perso un'incredibile finale ad Istanbul nel 2005?
Ha inciso molto, tant’è che io finii il commento dicendo: "Due anni dopo Istanbul il Milan può cogliere una straordinaria vendetta: ad Atene sarà Milan-Liverpool’. Credo che i giocatori rossoneri avessero una voglia feroce di vendicarsi dei Reds e di quella beffa all'Ataturk che, secondo me, non è tanto per i tre gol in 6 minuti – che rappresentano comunque un fatto insolito – ma per la doppia occasione capitata a Shevchenko negli ultimi minuti dei suppelementari, in cui intervenne qualcosa di soprannaturale che ha deciso che quella palla non dovesse entrare. E’ letteralmente inspiegabile come il pallone non sia finito in rete”.

Parliamo dell'attualità. Nella prossima stagione il Milan sembra intenzionato a compiere l'ennesima rivoluzione a 360 gradi: come descriverebbe la situazione in casa rossonera?
Il fatto che ci sia un’altra rivoluzione non lo trovo necessariamente negativo. Il problema è che le rivoluzioni che sono state fatte nel recente passato sono state sbagliate. Un’ennesima rivoluzione ci può stare, ma dev’essere fatta con criterio, con le idee giuste, perché il Milan sconta una serie di errori che trovano l’inizio molto prima di due anni fa. Errori determinati anche dalla fretta. Essendo il Milan un club che per 20 anni ha dominato e vinto tutto, capisco che possa venire la fretta da parte delle proprietà che si sono succedute di riportare il Milan al più presto ai livelli a cui era abituato. Però la fretta nel calcio, spesso, ti frega, perché ti porta a commettere degli errori. Senza entrare nello specifico, al Milan ne sono stati fatti troppi”.

E Ibrahimovic, farà ancora parte del Milan del futuro?
Ibra ha dato un discreto apporto a livello tecnico, ma soprattutto ha cambiato la mentalità della squadra. Con lo svedese si è vista una squadra diversa, anche sul piano della personalità. Niente di clamoroso, ma il Milan da gennaio in poi è stata squadra. Se Ibrahimovic resterà o meno dipenderà dal progetto di Gazidis. La butto lì, giusto per far capire cosa intendo,. Se il Milan prendesse, per fare un esempio totalmente a caso, un giocatore fortissimo e pronto come Gabriel Jesus, è chiaro che non puoi tenere anche Ibra, perché sarebbe troppo ingombrante. Se prendi invece un attaccante di prospettiva di 20 anni, ancora non prontissimo per fare il titolare per tutta la stagione, ci può stare che tieni Ibra per fargli da chioccia con lo svedese che giocherebbe quasi tutte le partite. Dipende dall’idea che ha Gazidis e che avrà il direttore sportivo che arriverà”.