PODCAST MN - A Bergamo sarà gloria o fallimento: la Champions è vitale, altrimenti si rischia di rimanere impantanati
Inutile girarci attorno, dando le colpe al Cagliari che non si è scansato. Ieri è stato il Milan a fallire il match point per la Champions League, con una prestazione complessiva ingiustificabile. Sapendo i risultati delle dirette concorrenti, i rossoneri avrebbero dovuto giocare con la bava alla bocca, sentire l’odore del sangue e azzannare la preda. Invece c’è stato l’ennesimo braccino corto in una partita casalinga con lo 0-0, tenuto in piedi da due super parate di Donnarumma, che rimanda ogni discorso alla sfida di domenica contro l’Atalanta. Una partita che non ammette passi falsi, che non ammette altri risultati se non la vittoria. Anche perché dalla qualificazione in Champions League passa tutto quello che potrà essere il Milan nei prossimi 1-2 anni. Andarci vuol dire avere un certo tipo di programmazione, non andarci vuol dire crollare poiché mai è successo che chi era stato campione d’inverno sia poi uscito dalle prime quattro posizioni. Se non dovesse arrivare la qualificazione, si imporrebbero riflessioni profonde sul 2021 della squadra, sul mercato di gennaio, sulle risorse messe a disposizione dalla proprietà e sul loro utilizzo, sulle scelte tecniche dell’allenatore e sul reale valore della rosa, che non può permettersi un crollo mentale come quello di ieri.
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