Gli effetti collaterali della rosa corta e l'arte nell'arrangiarsi

Gli effetti collaterali della rosa corta e l'arte nell'arrangiarsiMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 18 febbraio 2020, 20:00Primo Piano
di Matteo Calcagni

Al termine del mercato di gennaio sono stati elogiati i benefici della rosa corta, benefici soprattutto economici, volti a ridurre il più possibile il monte ingaggi ed ampliare il ventaglio di possibilità in vista dell'estate. Una scelta oculata e anche tecnica, in modo da offrire l'input definitivo nella valorizzazione dell'attuale parco giocatori. La rosa ristretta può però portare anche ad effetti collaterali com'è accaduto di recente: contro il Torino, considerando il forfait di Musacchio, in panchina erano a disposizione i portieri di riserva, Gabbia, Laxalt, Bonaventura, Saelemaekers, Leao e i Primavera. Lo stretto indispensabile dunque.

STRAORDINARI - Hakan Calhanoglu, stando alle parole di Pioli, dovrebbe riuscire a recuperare già per la sfida di sabato con la Fiorentina, il che aumenterebbe certamente la libertà di scelta al tecnico emiliano. Discorso simile per Musacchio, la cui contrattura al polpaccio non pare grave ma dovrà essere valutata giorno per giorno: se l'argentino non dovesse farcela il Milan avrà a disposizione i soli Romagnoli e Gabbia come centrali. Stesso numero dei mediani arruolabili: Kessie e Bennacer. Qui forse la dirigenza avrebbe dovuto pensare ad un rinforzo, consapevole dei problemi di Biglia, a cui si è aggiunta la frattura di Krunic.

DISEGNO GIUSTO - Nonostante la rosa ridotta il Milan si è avvicinato prepotentemente alla Roma (e anche l'Atalanta sarebbe stata raggiungibile con qualche punticino in più). I giocatori sono stati responsabilizzati e hanno posto il piede sull'acceleratore: pensiamo soprattutto a Rebic che da riserva delle riserve si è tramutato in finalizzatore implacabile, ma anche lo stesso Castillejo, esterno che ha vissuto nell'ombra di un apatico Suso per poi rivelarsi un motorino certamente più utile alla causa attuale. Un disegno che dovrà insegnare alla dirigenza in vista del prossimo mercato: non serviranno tanti giocatori ma solo pochi rinforzi validi e nei ruoli giusti. Rebic non sarebbe mai esploso in un gruppo da 28/30 giocatori e forse sarebbe già rientrato all'Eintracht... Gabbia, invece, non avrebbe mai esordito, senza poter dimostrare di non aver nulla da invidiare a tanti colleghi. Non sempre dal cilindro escono casi come quello del croato, ma per costruire una dinastia vincente non bisogna accumulare ossessivamente ma trarre il massimo da ciò di cui si dispone.