Alla ricerca della felicità. Kessie e Leao, testa libera! Theo deve restare in piedi. Ibra: una soluzione c'è

Alla ricerca della felicità. Kessie e Leao, testa libera! Theo deve restare in piedi. Ibra: una soluzione c'èMilanNews.it
venerdì 15 aprile 2022, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Non so se vi ricordate dell'esordio di Gabriele Muccino a Hollywood, nel 2006 con un magistrale Will Smith. Ispirato a una storia vera, il suo film "Alla ricerca della felicità" erano 2 ore di ansia, sconfitte, illusioni, qualche picco in alto poi un'altra umiliazione. Il durissimo cammino in salita di un uomo al quale non crede più nemmeno la moglie, che lo lascia e abbandona con lui anche il piccolo figlio. Ma il protagonista della vicenda, quel Chris Gardner che da poveraccio diventerà imprenditore milionario, non si arrende mai. Non si spezza mai. Ha fiducia in se stesso e nelle sue forze, nella sua fantasia, nella sua tenacia. Sente più travolgente di ogni sconfitta la necessità di non deludere il bambino. E' il riassunto estremo e trionfale dell'abnegazione.  

Facciamo che i tifosi del Milan siano il figlio di Chris Gardner e alcuni di loro la moglie. Facciamo che Stefano Pioli faccia vedere questo film alla squadra. Giochiamo a crederci davvero, fino allo stremo, come ha detto ieri in conferenza stampa. Come Will Smith (che impersona Gardner) nel film, i rossoneri hanno avuto una, due, tre, molte occasioni: ne hanno sfruttate molte per continuare a inseguire il proprio sogno, ne hanno sprecate troppe per avere certezze. E' tutto ancora lì, a portata di mano. Serve un'estrema e trionfale abnegazione quotidiana, dentro e fuori dal campo. Al di là dei limiti oggettivi e della condizione fisica e mentale di qualcuno. Forza ragazzi, la tavola resta apparecchiata.

Dentro e fuori dal campo, perché come ho scritto qualche tempo fa, in queste cruciali settimane di sprint è indispensabili curare ogni dettaglio di vita in gruppo e privata. Dal sonno agli orari fino alla dieta. Fosse per me, farei i ritiri pre-partita: la concentrazione cresce, le controindicazioni non esistono. Ma è importante soprattutto ritrovare la via del gol. Su questo tema si fanno mille discorsi, ma alla fine da scudetto sono la cerniera difensiva, il centrocampo e Giroud. Manca quasi completamente la linea della trequarti, così tra gli altri 7 e il centravanti si è creato come una specie di fossato. Pochi cross, pochi assist, pochi tiri. Il rendimento di Leao e Kessie pare appiattito, forse dalla questione Lilla, dai fischi, dal mercato insomma. Forse, non lo so. Occorre, come dice Tonali, essere più spensierati. Avere un'ossessione positiva ed energetica per lo scudetto, non un assillo. Non la paura. 

In settimana mi hanno scritto i gestori di "Qui Milan" che, presenti su Facebook e Instagram, sono stati duramente criticati e addirittura insultati per aver detto che Theo Hernandez dovrebbe cadere di meno. "Non sono leoni da tastiera, ma padri di famiglia perché la fascia di età di chi ci segue lascia pochi dubbi", scrive "Qui Milan". Non so se mi avessero sentito nel dopo-partita di Torino, perché il motivo del loro sfogo erano i toni e i modi di certi "tifosi" rossoneri che li hanno bersagliati malamente, ma su Theo più o meno mi ero espresso esattamente in quei termini. Il rigore su di lui per fallo di Singo c'era, era evidente e nettissimo, ma Doveri non lo ha fischiato perché l'azione era ideale per non fischiarlo: non c'erano altri milanisti nelle vicinanze in area, il Torino stava controllando benissimo la partita (se non proprio dominando) e dopo la sciagura di Torino-Inter non si poteva trafiggere nella schiena del Toro un'altra banderilla che lo avrebbe fatto sanguinare. Ci sta. Ci sta anche il fatto che Theo subisca una decina di falli a partita, per difetto. Ma è anche ver che ha una eccessiva attitudine a cadere urlante e questo stizzisce gli arbitri. Non dovrebbe essere così, ma è così. Ci vuole più malizia, più furbizia, più resistenza per essere più convincenti quando il fallo (9 volte su 10) è sacrosanto. E' solo un consiglio, non credo si possa essere offesi per esprimere un'idea di calcio.

Siamo all'ennesima tiritera sul rinnovo di Ibra. Io lo vorrei a Milanello nei panni del giocatore per un altro anno ancora, perché il calciatore ha più ascendente su un suo collega rispetto a un dirigente. Si veste, fa la doccia, vive con lui. Il confronto è più diretto, più efficace. Se un giocatore discute di calcio con un altro giocatore, non scavalca l'allenatore: se lo fa un dirigente, sì. D'altra parte però il suo rendimento in squadra è ai minimi termini. La mia idea è che dovrebbe accettare un'ultima stagione come quella di Donadoni quando tornò dall'esperienza ai New York Metrostar: in panchina. Pronto a entrare qualche volta per dare una mano in partita, ma sempre presente a Milanello dal martedì al sabato...