Allegri come Conte: analogie a un anno di distanza. A Milanello è tornato un senato forte. Tifo e San Siro: il lavoro continua

Allegri come Conte: analogie a un anno di distanza. A Milanello è tornato un senato forte. Tifo e San Siro: il lavoro continuaMilanNews.it
Oggi alle 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara

Che il Milan possa lottare per lo scudetto, personalmente, penso sia ancora prematuro per dirlo ma che a distanza di un anno vi siano stati diversi elementi simili che hanno caratterizzato l’inizio della stagione, quello è oggettivo. Un anno fa, dopo la prima giornata, Antonio Conte detonò in conferenza stampa post Verona-Napoli 3-0 contro il mercato a rilento degli azzurri e De Laurentiis si trovò costretto ad aprire il forziere, facendo arrivare McTominay e Lukaku. Un anno dopo, Massimiliano Allegri ha scelto le stanze di Casa Milan per portare le sue rimostranze sull’incompletezza della rosa e sul cambio di modulo. Risultato? Ultimi giorni di mercato frenetici e mercato in entrata e uscita molto attivo fino alla conclusione che ha visto nell’arrivo di Adrien Rabiot un tassello fondamentale. Gli allenatori vincenti sono fatti così e hanno personalità, non hanno paura di dire la loro e farsi valere, sono fatti così. Perché nello sport ci sono due strade: competere per vincere o competere con l’idea di poter vincere. C’è tutta la differenza del mondo e Max lo sa bene. Oggi il Milan che viene da tre vittorie consecutive è una squadra che sta crescendo, sia nella proposta di gioco sia sotto il piano fisico. È una squadra umile, che sa bene che non bastano questi nove punti per poter abbassare i livelli di concentrazione. E qui il lavoro di Allegri e del suo staff è pressoché maniacale, perché è in queste settimane che si sta costruendo la mentalità vincente, la mentalità di una squadra che sa di essere all’inizio di un percorso ma che deve avere una rotta ben precisa. Da qui nasce anche quello che ci ha raccontato Antonello Gioia da Udine sabato sera, con Allegri indemoniato in tribuna stampa perché non voleva cali di tensione dopo lo 0-3 e, soprattutto, non voleva prendere gol. Missione compiuta, ma siamo ancora all’inizio.

Il concetto di mentalità vincente è fondamentale, ridondante e quotidiano. Allegri e il suo staff sanno bene come si vince, ma non si vince se in squadra non hai nessuno che abbia mai assaporato quel dolce sapore della vittoria. In questo contesto sono fondamentali le figure di Luka Modric e Adrien Rabiot, che unitamente a Christian Pulisic sono quelli che hanno il palmares più importante di tutti dentro lo spogliatoio milanista. Ma se l’americano è ormai una certezza a livello di rendimento e di esempio, gli altri due si sono presi le sedie centrali del tavolo del senato di Milanello. Ma non con gli slogan, bensì con l’esempio, il lavoro giornaliero e il supporto costante ai compagni, sia per farli migliorare sia per incoraggiarli, come stanno facendo (tutti) con Santiago Gimenez. Ecco, viene da pensare che la formula per arrivare in alto è sempre la stessa: giovani affamati, giocatori in via di maturazione che vogliono vincere e quei “vecchi” che hanno una bacheca e una credibilità tale che si fanno capire con un solo sguardo, senza la necessità di alzare la voce. Come accadde nelle fondamenta del ciclo Pioli con gli arrivi di Simon Kjaer e Zlatan Ibrahimovic. E poi, non vai mai dimenticato, la figura del direttore sportivo che sa leggere le questioni di campo e sa essere quel giusto filtro tra le eseigenze di Milanello e la stanza dei bottoni di Casa Milan.

A Udine sembrava di essere a San Siro, quello vero. Non ce ne vogliano i tifosi friulani, ma la tifoseria milanista li ha relegati ad un ruolo di comparse dentro la gara e non solo. Siamo ad un momento cruciale, quello in cui si arriverà ad una decisione definitiva sulla questione tifo organizzato anche in casa. Il Milan si è mosso con le autorità competenti anche nel corso della passata settimana, la sensazione è che ci sia un’aria più positiva. Vanno sistemate alcune cose anche per quanto concerne quei quasi 50 ragazzi della Sud colpiti dalla black-list, ma anche lì i dialoghi sono aperti. Perché la volontà del club, dai vertici dirigenziali (che hanno preso in mano la questione in prima persona) alla squadra, tutti rivogliono quell’inferno d’amore rossonero che è San Siro quando gioca il Milan. E noi con loro.