Elliott e Pioli, i conti tornano. Gennaio caldo con o senza coppa d'Africa. Il VAR è un problema solo italiano

Elliott e Pioli, i conti tornano. Gennaio caldo con o senza coppa d'Africa. Il VAR è un problema solo italianoMilanNews.it
venerdì 29 ottobre 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

In uno dei molti ispiratissimi posto sulla pagina Facebook, il gruppo "I casciavit" ha ripreso e ampliato una statistica elaborata in precedenza da MilanTv e MilanNews sui punti conquistati dai rossoneri sotto la gestione di Stefano Pioli, aggiungendoci una dettagliata analisi anche sui conti della proprietà rossonera.

Cominciamo dal tecnico, capace di incassare 137 punti in 60 partite di campionato con una media di 2,28 a gara. Il risultato più eclatante riguarda le vittorie in trasferta, sempre relativamente alla serie A: 24 in 30 partite. In totale Pioli ha vinto 42 partite su 60. Numeri che evidenziano alla grande come stadi vuoti, rigorini e autogol abbiano inciso assai poco sulla lievitazione della squadra, cui ha riempito i serbatoi di energia, entusiasmo, autostima, prodotti figli dell'organizzazione e delle regole di gruppo imposte allo spogliatoio. Pioli, per di più è stato il collante - nemmeno troppo occasionale - nella prosecuzione del progetto con Maldini e Ibrahimovic: in caso di arrivo di Rangnick, infatti, il tecnico se ne sarebbe andato e con lui anche Paolo e Zlatan. Intorno a loro è stata costruita questa macchina che fila via anche senza qualche bullone, con le gomme un po' sgonfie, in riserva di benzina. La spinta la danno le alternative e i tifosi. Per alternative intendo i cambi, gli uomini che dovevano essere sostituti e sono invece affidabili titolari a cominciare da Tatarusanu. 

Non è stato facile. Non è facile. La condizione attuale di Hernandez reduce dal Covid, Ibra e Giroud, Bakayoko in piedi per miracolo, le assenze ripetute e prolungate di Messias, Rebic, Florenzi e Maignan sommate a quelle già scontate, non permettono di avere la consueta brillantezza e fluidità come prima della sosta. Nella fatica, però, il Milan si esalta e in campionato non perde un colpo. Se pensiamo a dov'erano e da dove venivano questa squadra e questa società il giorno dell'arrivo di Stefano Pioli, possiamo serenamente parlare di miracolo. Adesso risulta che il Fondo Elliott sia pronto a dare un aiutino da casa in gennaio, per supportare un sogno nel quale cominciano finalmente a credere tutti. A parte i soliti nomi (Adli già preso e Faivre nel mirino), sarà disponibile un budget per migliorare ulteriormente la rosa, a prescindere dalla Coppa d'Africa. La competizione programmata dal 9 gennaio al 6 febbraio prossimi era stata data a rischio Covid, ma dopo l'ultima riunione CAF che ha preso atto della situazione sotto controllo in Camerun (il Paese che ospiterà l'edizione 2022), sono stati esclusi rinvii o cancellazioni.

Pioli cambia metodo e modulo nei 90', plasma la squadra a seconda dell'andamento della partita, tiene coinvolti anche i meno utilizzati e non ha paura di scaraventare in mischia Kalulu fuori ruolo o Castillejo dalla soffitta. Krunic sta ripagando la fiducia acquisita dall'allenatore, Leao e Tonali sono i veri grandi innesti di questa stagione. E' da Saelemakers che si attendono ora progressi significativi, perché il ragazzo appare impantanato a livelli di rendimento standard un po' al di sotto delle sue possibilità. E occupa il ruolo meno coperto dalla rosa in attesa di Florenzi.

Per quanto riguarda la gestione Elliott, nonostante la pandemia il valore di produzione al Milan è cresciuto del 36% (68 milioni in più) mentre i costi sono stati abbattuti per 31 milioni che sommati fanno un miglioramento a bilancio di circa 100 milioni. 

Gli ultimi turni di serie A sono stati roventi per le polemiche riguardanti arbitri, VAR  e protocolli di consultazione. Seguo molto la Premier e ogni settimana i highlights della Bundesliga e della Liga: posso testimoniare con assoluta certezza che questa situazione è un'esclusiva italiana. Non ci sono termini di paragone rispetto all'uso del VAR che viene fatto in quei campionati e in quello nostrano: all'estero si parte anzitutto da un assunto di rispetto e cultura che non prevede eterne teorie di complotti e favoritismi, e questo è già un vantaggio, ma comunque quando viene applicato il regolamento non c'è nessuno che osi contestare le decisioni. Perlomeno non con i toni e i modi italiani. Non ricordo 3 espulsioni contemporanee di allenatori in Inghilterra, Spagna e Germania. Non vedo quasi mai assembramenti di giocatori inferociti intorno all'arbitro, né vedo gli arbitri stessi affrontare a muso duro i calciatori o sbattergli in faccia i cartellini con la prosopopea con cui questo avviene da noi. 

La metodologia di consultazione del VAR è chiara e coerente ovunque. Soltanto in Italia uno strumento che aiuta ad abbattere gli errori, diventa invece un alibi, un tema d'accusa, un oggetto di polemiche, discussioni e diatribe. Gasperini dice che gli arbitri dovrebbero parlare per spiegare certe decisioni: è vero, ma si potrà incominciare a farlo solo quando - su questo tema - gli allenatori inizieranno a tacere. In campo e in conferenza stampa.