Gli infortuni in Nazionale sono colpa dei club. Allegri, adesso fantasia e coraggio. Quanto costa e quanto pesa la maglia. Con la Fiorentina cori, bandiere e striscioni. Autogol di Teocoli

Gli infortuni in Nazionale sono colpa dei club. Allegri, adesso fantasia e coraggio. Quanto costa e quanto pesa la maglia. Con la Fiorentina cori, bandiere e striscioni. Autogol di TeocoliMilanNews.it
Oggi alle 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Qualche sera fa mi sono trovato a discutere con Claudio Brachino, negli studi di Sportitalia, dopo che lui aveva lanciato un monito: "Bisogna porre un freno, bisogna mettere dei limiti al calcio", parlando di amministrazione, delle troppe partite, di Milan-Como a Perth. Sono sbottato: "Quali freni? Quali limiti? Gli argini sono stati mandati in frantumi da anni, ormai è tardi". Ha replicato: "Allora il calcio è destinato a finire". Ho sorriso: "Questo lo sento dire da quando sono ragazzino". 

Nel 1975 Beppe Savoldi passò dal Bologna al Napoli per 2 miliardi tra contanti e giocatori a conguaglio. Poi i 2 stranieri, poi 3, poi le frontiere aperte, poi gli spendaccioni Berlusconi e Moratti, poi i russi, gli arabi, i magnati, ora i Fondi stranieri, i diritti tv inglesi, il fairplay che una barzelletta al quadrato in campo e nei bilanci: da 50 anni il calcio deve finire, da 50 anni va a catafascio, da 50 anni non cambia nulla e il carrozzone va avanti. Nessuno interviene, nessuno fa niente, si chiude un occhio o entrambi per salvare società (brand) che dovrebbero essere radiati per i loro indebitamenti assurdi. 

La gestione dei giocatori da parte dei CT e delle Federazioni, quando sono di scena le Nazionali, è cosa autonoma e soggettiva. Solo qualche mese fa Pulisic e l'allenatore Pochettino erano andati in rotta di collisione, proprio per la condizione del rossonero (per inciso il miglior calciatore statunitense di sempre) e il suo utilizzo, adesso lo stop arriva a causa di una partita assolutamente platonica, inutile degli USA contro l'Australia. Adesso tornano acciaccati anche Leao, Saelemaekers e Rabiot

A parte la percentuale di sfiga, i piagnistei e le imprecazioni non hanno cittadinanza: fino a quando i dirigenti dei club, le Leghe, i tesserati - quindi allenatori e giocatori stessi - e i loro sindacati, non costringeranno tutti a sedersi a un tavolo sul quale picchiare i pugni, per ridimensionare calendari, impegni, gestione finanziaria e regolamento, tutto andrà avanti così. Coppe, coppette, campionati, Conference, tournée, amichevoli, traslochi in corsa: certo che i giocatori si fanno male, certo che ne risentono. Stare zitti tra un evento e l'altro, accettare tutto senza battere ciglio, rende tutti colpevoli dello scempio: oggi gli infortuni, da domani ancora il VAR, le regole, le simulazioni, i debiti, le plusvalenze... Prendete, incartate e portate a casa.

Fatto sta che adesso Allegri deve puntare sul coraggio e sulla fantasia. Fino ad oggi la rinascita del Milan è passata per la sua esperienza, il suo pragmatismo, la sua concretezza: una formazione titolare, un modulo, un'idea di squadra precisa, amalgamata, equilibrata. Temprata. Adesso bisogna rimescolare le carte dal centrocampo all'attacco. Non sappiamo a che punto sia Akethame, Allegri lo sa. Non sappiamo come stiano Leao e Nkunku, Allegri lo sa. Non sappiamo se sia meglio Ricci o Loftus-Cheek, Allegri lo sa. Anche alla Fiorentina mancherà l'asso di briscola, Moise Kean: pochi hanno avuto sconti. 

I media hanno dato ampio risalto ai conti, agli sponsor, al valore della maglia del Milan. La gestione virtuosa (in un mondo normale sarebbe appunto una gestione normale) è un pregio in questo far-west, ma la maglia oltre a un valore ha anche un peso. Le tracce di milanismo perduto che si riaffacciano in questi mesi, diventano impronte sul cammino della storia con il ritorno della Curva Sud a San Siro, arricchita da bandiere e striscioni oltre che dai canti e dai cori. Per sapere dove andare, bisogna sapere da dove si arriva: questo è il valore, questo è il peso di una maglia. 

Teo Teocoli ha detto in una recente intervista che lo scudetto del 2022 "fu rubacchiato, incise l'autogol di Radu in Bologna-Inter". Non è una novità: da 3 o 4 anni i trofei nazionali e internazionali non sono vinti da altre squadre, ma persi dai nerazzurri. Che lo dica un milanista (Teo non è l'unico, ma sono rimasti in pochi grazie al cielo) fa più specie, perché i milanisti sono abituati a soffrire e poi a godere e quando godono, riscattano le sofferenze appunto. Quindi sanno perfettamente quali sono i loro meriti e quali i demeriti degli altri: lo scudetto del 2022 fu una delle vittorie più belle, magiche e inattese che io ricordi. Consacrato da 2 secondi posti, da una sfilza di record e da una semifinale di Champions. Quindi, bentornato a San Siro, Stefano Pioli: ci hai regalato i momenti più belli degli ultimi 14 anni, anche se qualche milanista non se n'è accorto e quindi non se l'è goduta.