Il dramma degli infortuni. Lo snodo del mercato

Non ho mai detto, pensato o sostenuto come tesi di fondo che gli infortuni sono "colpa della sfortuna" o che "ce li hanno tutti". Ho spesso invece detto, pensato e sostenuto, anche in tempi estivi non sospetti, che gli infortuni rischiavano di essere il nostro principale e più forte avversario, che fanno parte di un calcio folle in campo ogni tre giorni su tutti i fronti (come ben sanno Dybala, Chiesa, Gosens, Zaniolo, Koulibaly e altri che milanisti non sono) e che in ogni caso, anche in emergenza, non vanno drammatizzati perchè la squadra ha sempre dimostrato di avere un identità e un gruppo (che si vede rispettando e dando importanza ai presenti in campo senza evocare ossessivamente gli assenti) anche al tempo dei cerotti. Ho chiesto, al riguardo, in settimana, durante la live sul canale ufficiale Twitch rossonero, ad una impeccabile giornalista di Napoli, Il Mattino e Canale 8, Claudia Mercurio, come avesse reagito l'ambiente partenopeo all'ecatombe che ha colpito la squadra di Spalletti negli ultimi tempi. La sua risposta è stata: "Con maturità, incitando ancora di più la squadra perchè superasse le difficoltà". A Milano invece il tema è stato agitato e usato in maniera diversa: accuse, zizzanie varie e smanie social di epurazioni e di cacciate, drammatizzando anche le date e cianciando di infortuni senza sosta da due anni, quando la spirale è iniziata a fine novembre 2020, un anno fa. Tutto questo proprio mentre la squadra si compattava ulteriormente, facendo gruppo per creare come sempre l'ambiente giusto anche a cena prima delle partite delicatissime contro Napoli ed Empoli. Una squadra messa sotto accusa anche perchè "non corre". Tralasciando sia che non bisogna correre a vanvera ma correre bene e dimenticando soprattutto la ricerca dell'Osservatorio del CIES che elegge il Milan a prima squadra italiana e ottava in Europa per la "Highest sprinting distance", 1.9 km a partita la distanza coperta dalla squadra con scatti di qualità da 25 km all'ora da parte dei giocatori. Quelli che si fanno per andare a recuperare palla alti come il Milan fa spesso e bene. Dato sottaciuto, perchè per essere più alti, più belli e più forti bisogna invece essere ipercritici, contrariamente ad altri ambienti dove la loro squadra la proteggono, la tutelano e la coprono di più. Un clima, il nostro, di cui si fanno beffe, al di fuori dell'ambiente rossonero, quelli che un anno fa contavano in maniera subdola i rigori del Milan, mentre adesso magicamente quelli da record degli altri sono il sintomo di una "chiara predominanza offensiva". Senza vergogna. Ma insomma, il problema è il Milan che si prepara male, che corre poco, che si infortuna e che arriverà sesto anche quest'anno. Producendo un'immagine che potrebbe far pensare, ad uno sportivo italiano di ritorno da due anni all'estero, che il Milan sia ancora e sempre in preda ad una crisi senza fine. Bisognerà che qualcuno si prenda la briga di spiegargli che invece il Milan ha da due anni netti una media superiore ai 2 punti a partita, che è arrivato secondo a 79 punti l'anno scorso, che è secondo a un punto dalla vetta quest'anno e che se non fosse stato per l'arbitraggio occhiuto e tendenzioso di Cakir avrebbe anche passato il turno in un girone di Champions League mai storicamente così duro e difficile per una squadra italiana.
Altro drammone tutto rossonero, il mercato. Siamo già in un clima che pur di prendere un qualcuno, un nome, uno, andrebbero bene anche i Kabak, i Todibo e i Simakan, quelli per i quali ci è stracciati le vesti per il mancato arrivo negli anni scorsi. Forse si potrebbe impiegare il tempo in maniera più produttiva e fidarsi di chi ha portato Kjaer nel gennaio 2020 e Tomori nel gennaio 2021. E visto che Botman e Bremer sono purtroppo incedibili a gennaio e che se ci saranno altre restrizioni Covid si rischiano altre, forti, perdite economiche e che si sta navigando a vista, sarebbe il caso di mettersi comodi e pensare che se ci sarà una occasione vera, di spessore e di sostanza, il Milan la sfrutterà. Ma senza prendere tanto per prendere. Così come a centrocampo, dove è palpabile la prospettiva di dover affrontare i mesi di gennaio e febbraio con tante gare dure in campionato e in coppa Italia senza Kessie e Bennacer. Ma vale lo stesso principio relativo alla difesa e ai difensori.

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