L'anticipo di Galli - Il Milan di Allegri: disponibilità, clima, compattezza

Esistono, nel dibattito sportivo, gli allenatori cosiddetti “giochisti”, alfieri di un calcio propositivo, che parte dal presupposto di voler fare la partita. Sono quegli allenatori che, secondo i critici, a volte si schiantano pur di tener fede alle loro idee e che secondo me, invece, persistono nelle loro idee perché hanno una fiducia sconfinata nei propri giocatori e aspirano a far sì che esprimano il meglio di sé. Sono, per capirci, allenatori come Guardiola, De Zerbi, Fabregas. Sul fronte opposto ci sarebbero i “risultatisti”, quelli che pensano solo alla classifica, a cui non importa il processo attraverso il quale giungono alla vittoria e neppure che la vittoria arrivi con merito. Si tratta di una dicotomia un po’ artificiale, che non è mai del tutto vera e che pertanto non mi piace: non ci sono buoni e cattivi, bravi e non bravi. Tuttavia è noto che le mie simpatie vanno in generale a chi punta a proporre gioco.
Ho sempre detto, infatti, che l’allenatore ideale per il nuovo corso del Milan sarebbe stato Roberto De Zerbi, contro il parere di gran parte degli appassionati e tifosi rossoneri. Fatta questa premessa, veniamo al Milan attuale, fortemente identificato con la figura di Massimiliano Allegri. Che cosa ne penso? Penso che, persa l’opportunità di ingaggiare De Zerbi, Max sia l’allenatore più funzionale al momento storico del Club.
Vediamo insieme che cosa l’allenatore livornese è riuscito a portare al suo Milan nel breve periodo della sua gestione. Al primo posto metterei la disponibilità da parte di tutti i giocatori ad applicarsi in fase di non possesso, che haconsentito alla squadra di raggiungere una solidità che non vedevamo da tempo. Alla disponibilità dei singoli si aggiunge la richiesta da parte di Max di difendere con un baricentro più basso rispetto al recente passato, proprio per ovviare alla disabitudine alla proattività, cioè a quella lettura anticipata del pericolo: una lacuna che esponeva la squadra, in caso di perdita della palla, a dover contrastare le ripartenze avversarie senza una struttura difensiva adeguata. Prova ne sia che nella partita casalinga con il Bologna, pur avendo ceduto il controllo delle operazioni agli avversari per tutta la seconda metà del primo tempo, la squadra non ha praticamente corso alcun serio pericolo. Gli unici goal subiti, aIl’esordio di San Siro contro la Cremonese, sono dovuti a errori individuali di cui abbiamo già parlato nel precedente editoriale.
Detto della fase difensiva, anche la manovra offensiva risulta più fluida. La squadra sa essere più verticale, non solo grazie all’immensa qualità di Modric (e di Ricci, per il poco ma buono che abbiamo potuto vedere), ma anche alla lettura corretta, da parte dei centrocampisti, degli spazi liberi in cui proporsi per ricevere, sviluppare la manovra o andare alla conclusione. In questo si sono dimostrati eccellenti Loftus-Cheek e Rabiot che, appena arrivato, ha offerto una buona prestazione anche grazie alla chiarezza delle richieste di Allegri.
Quanto al “Bebote” Gimenez, nonostante non sia in un momento positivo dobbiamo sottolineare come i suoi movimenti a smarcarsi siano sempre efficaci mentre sulla finalizzazione c’è ancora da lavorare. Più che l’aspetto tecnico sarà importante l’aspetto emotivo e io sono fiducioso perché, altra nota positiva, si percepisce come il clima di lavoro sia sereno e solidale con chi si trova in difficoltà, cosa che ai più può risultare scontatama che non è assolutamente banale. Merito del senso di responsabilità da parte dei ragazzi verso la causa comune ma anche del tecnico e dello staff.
In attesa del pieno recupero di Leao, le note positive arrivano da Pulisic che, se ancora ce ne fosse bisogno, ha dimostrato il suo attaccamento ai nostri colori, con prestazioni e goal anche subentrando nel corso del secondo tempo. Bene anche l’impatto di Nkunku cui è stato negato un rigore clamoroso.
Infine evidenzierei la pericolosità sui calci piazzati a nostro favore. Anche qui vanno sottolineate le qualità balistiche di Modric e i centimetri dei saltatori (cui si è aggiunto Rabiot con i suoi 190 centimetri), ma a ciò va aggiunta la meticolosità del lavoro svolto in settimana a Milanello, un’attenzione ai particolari che comincia a incidere positivamente.
Nonostante l’avvio con la sconfitta casalinga contro la Cremonese, le note positive sono dunque tante: e il tempo dovrebbe essere, come cantano i Rolling Stones “on our side”, perché il pieno recupero fisico dei tre giocatori più offensivi (Leao, Pulisic e Nkunku) dovrebbe regalarci ulteriori soddisfazioni. Il merito va certamente ad Allegri e a tutto il gruppo di lavoro che dimostra di portare avanti con efficacia (insieme al DS Tare) il ruolo di architetto del nuovo progetto tecnico rossonero che gli è stato assegnato.
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