La lezione amarissima di gennaio e le grandi risposte di febbraio. Ibra, che flash su CDK. Stadio: c'è chi può e chi non può farselo
Le critiche feroci, anche mie, dello scorso mese di gennaio verso Stefano Pioli, la squadra, la dirigenza e il mercato non si cancellano perché erano i risultati a dirci che le cose andavano male. Ma ieri sera, un po’ come era accaduto con il Tottenham, si è rivisto il Milan dello scorso anno. Feroce mentalmente e fisicamente, preciso nelle scelte tecniche e anche nei gol sbagliati (tante le occasioni lasciate giù prima del 2-0 di Messias). L’Atalanta è stata annichilita con Mike Maignan che non poteva desiderare un ritorno migliore tra i pali. Tra l’altro il francese è tornato, come faceva prima, a guidare la disposizione dei compagni nelle barriere in occasione dei calci di punizione offensivi oltre a essere stato presente e sicuro nelle rare occasioni in cui ha dovuto infangare la divisa. Il suo rientro è un fattore, c’è poco da fare, ma se Kalulu, Thiaw e Tomori non gli hanno quasi mai passato il pallone, vuol dire che tutta la squadra è tornata a giocare guardando avanti. E a correre, forte, in avanti. Quattro partite vinte di fila con zero gol subiti e una prova crescente nei singoli e nel collettivo è un segnale. Il Napoli è andato, ha sei partite di vantaggio e andrà a vincere uno scudetto iper meritato, ma ora il Milan ha dato un segnale forte alle pretendenti per un posto Champions, ovvero che non si scherza più.
L’analisi fatta da Ibrahimovic sul momento di Charles De Ketelaere è la più lucida possibile. Lo svedese, a Sky nel post partita, ha dichiarato: “L'ho visto bene, rivedo un po' me stesso in lui. All'Ajax questo momento mi è durato un anno. E' tutto nuovo per lui, è in un paese nuovo e ci sono cose che lo influenzano in campo. Quando si sbloccherà partirà. Lui sta bene e si deve solo sbloccare. Deve fare ciò che gli chiede il mister”. Parole importanti e che ben fotografano il momento di CDK che, come vi ho raccontato la scorsa settimana, ha attraversato un momento complicato a novembre e, in generale, ha sentito la pressione dell’essere arrivato quasi come il salvatore della patria. Se Ibra ha dato questo ritratto di Charles, a maggior ragione è giusto aspettarlo e sperare che prima o poi arrivi l’episodio che gli sblocchi la mente, le gambe e il talento.
Lo stadio da soli è un’opzione sempre più calda. Difficile credere che l’Inter possa costruirsene uno suo visti i pesanti debiti che Zhang ha con i finanziatori ai quali ha chiesto prestiti che non ha ancora saldato. Il Milan, invece, ha una proprietà pronta a fare il passo, che certificherebbe il fallimento assoluto del Comune di Milano sul tema, che si andrebbe ad aggiungere a quanto accaduto a Roma con il progetto stadio dei giallorossi. Vedremo come si evolveranno le prossime settimane, ma il sentore che il Milan avrà una casa tutta sua è sempre più forte e galoppante. Bisognerà ragionare bene su due cose: capienza (più verso i 70 mila che sui 60) e i prezzi di biglietti e abbonamenti, non facendo diventare lo stadio un luogo per pochi clienti. Perché i tifosi devono essere tali e vanno trattati in primis come custodi della fede verso il Milan. Dopo anche come clienti, ma se vengono trattati bene, sono loro i primi a spendere di più in prodotti ufficiali.
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