Perché il Milan non è da scudetto. Perché difendo il soldato Gimenez. No allo stadio è tradire Milano

Primo perché. Perché non partecipo alle celebrazioni del nuovo Milan dopo i successi convincenti su Udinese e Lecce (Coppa Italia). Non lo faccio per andare controcorrente che pure, in questi tempi segnati da ipocrisia e settarismo, avrebbe un senso ma lo faccio perché ho maturato in estate giudizi e convinzioni sul conto del mercato del Milan e non posso cambiare idea dopo appena 4 turni di campionato e due passaggi in Coppa Italia contro Bari e Lecce. Il mio punto di vista resta fermo a quello espresso prima della partenza: se il Milan dovesse classificarsi tra le prime quattro avrà fatto un risultato eccellente.
E non mi si dica che avere solo il campionato è un vantaggio speciale perché altrimenti dovrebbero spiegarmi come mai è successo soltanto 4-5- volte nella storia recente del calcio italiano e non è mai successo a Roma, Lazio, Fiorentina, allo stesso Milan (eccetto Capello del ’91 e Zaccheroni del ’99) o alla Juve (tranne Conte) o all’Inter. La risposta è semplice: perché il vantaggio rende solo se i competitor sono impegnati sul fronte delle coppe fino in fondo alla stagione. Quindi non solo non partecipo al finto trionfalismo di chi solo qualche settimana prima parlava di “disastro”, prendeva in giro questo e quello del nuovo mercato ma diffido anche Allegri dal considerare sinceri gli apprezzamenti di qualche suo antico “oppositore” che oggi gli attribuisce addirittura la patente di “evoluto”. Caro Max, occhio.
Secondo perché. Perché non partecipo al crucifige di Santiago Gimenez che si è appena liberato (gol al Lecce) di un macigno sulle spalle. Il ragazzo non è un grande incassatore, anzi dal punto di vista del carattere è apparso molto fragile quando si è depresso per il rigore sbagliato a Napoli del possibile 2 a 2. È finito sotto un treno quando ha saputo e capito che volevano sbolognarlo alla Roma alla fine del calcio-mercato. Si spiegano così certi clamorosi errori sotto porta. Quando un calciatore ha paura di sbagliare, è facile che sbagli. Cosa mi convince di Gimenez? Le sue qualità calcistiche, la solidarietà dei suoi colleghi in particolare di Modric, il fatto che si ritrovi puntuale in zona gol e i suoi sodali hanno imparato a servirlo. Sbaglierò di sicuro ma ho la sensazione che diventerà il simbolo del riscatto collettivo anche perché è l’unico centravanti a disposizione di Allegri.
Terzo perché. Perché Milano, la città europea che guida la locomotiva economica del Belpaese, capitale del turismo, non deve avere uno stadio moderno capace, tra l’altro, di accogliere sia Inter che Milan oltre che eventi internazionali? La risposta è una sola: perché vorrebbe dire tradire Milano e la sua grande storia. E significa infine gli investimenti dei fondi americani che governano Inter e Milan si sono rivelati un regalo alla tifoseria.

Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 8/08 del 22/04/2008
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale e responsabile: Antonio Vitiello
© 2025 milannews.it - Tutti i diritti riservati

Sito non ufficiale, non autorizzato o connesso ad A.C. Milan