Please, no panic. SuperLega: giù la testa. Maldini il capitano, schiena dritta con generali e colonnelli. Infortuni: il nemico è in casa

Please, no panic. SuperLega: giù la testa. Maldini il capitano, schiena dritta con generali e colonnelli. Infortuni: il nemico è in casaMilanNews.it
venerdì 23 aprile 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Quando il Milan perde (ma basta anche pareggi o non giochi bene) non scrivo e non commento sui social perché li trovo intasati di allenatori, direttori sportivi, manager, tattici, strateghi, professori del calcio che ne sanno davvero troppo più di Maldini, Pioli e naturalmente di un vecchio opinionista seduto come me. Quindi formazione sbagliata, cambi cervellotici, giocatori da buttare, oddio è una catastrofe. E' un gioco al massacro che non mi appartiene, non appartiene alla generazione che ha vissuto Buticchi, Colombo, lo scandalo scommesse, 2 retrocessioni, Giussy Farina e Yong Hong Li. Noi le abbiamo viste tutte, buttando via uno scudetto 4 giorni dopo una trionfale Coppa delle Coppe e vincendo la Coppa Italia (derby in finale con l'Inter, 2-0) un mese dopo esserci salvati dalla retrocessione... Quindi non so dirvi se ogni volta che il Milan non vince o gioca male sarebbe stato meglio giocare all'inizio con Tizio o Caio e sostituirli in corsa con Sempronio o il signor Brambilla. Non ho controprove e non ho vissuto giorno per giorno acciacchi, condizione, test, situazione mentale di ogni giocatore. Lascio questo esercizio a chi ne sa di più. Spero solo che il panico diffuso a macchia dopo il karakiri con il Sassuolo di Don De Zerbi non contagi Milanello: in trasferta abbiamo perso una (una!) partita in tutta la stagione, una partita non giocata e mai iniziata a La Spezia. Quindi sono ottimista e fiducioso prima di Roma, Torino 2 volte e Bergamo confidando che la rabbia per gli sprechi monumentali consumati a San Siro ci consenta di non buttarci dalla finestra contro Benevento e Torino. Ci vogliono le palle e questa squadra ha dimostrato tante volte di averle.

Credo che il disastroso girone di ritorno in casa sia stato condizionato prima dalle assenze degli attaccanti in partite da vincere o non perdere, poi da una situazione mentale condizionata dai risultati che non arrivavano. La questione infortuni è primaria in questa stagione perché il dazio pagato dai rossoneri è stato ed è troppo alto per imprecare soltanto contro la jella. C'è una falla nel circuito: va individuata e bisogna porvi rimedio energicamente perché il futuro è troppo importante. Le ricadute stanno diventando più ossessive degli infortuni stessi. Non è normale. 

La sconcertante vicenda della SuperLega è stata affrontata con un impeto e una retorica ancor più insopportabili della stessa questione. In un senso o nell'altro, cioè tra i favorevoli e i contrari. Ho più volte invitato tutti in questi giorni, sia scrivendo articoli che partecipando a programmi radio e tv, a seguire 3 linee guida. Bisognava prima capire il perché dei modi e dei toni con cui questo vero e proprio colpo di Stato è stato concepito e annunciato, poi in che cosa realmente consistesse, infine immaginare gli scenari. Invece hanno preso parola da una parte i pasdaran, dall'altra i Don De Zerbi e si è scivolati su un terreno molto caro al popolo (valori dello sport, diritto, rispetto per i tifosi) fasullo e sdrucciolevole, nascondendo il fatto che non è stata affatto una guerra tra ricchi e poveri, ma una rissa all'incrocio tra ricchi e ricchi. Quindi di politically correct non c'era proprio niente, ma niente di niente, in nessuna sfumatura e in nessuna delle contendenti. Infine, come diceva James Coburn in "Giù la testa", ogni rivoluzione anche breve cambia qualcosa. Ma, come gli rispondeva Rod Steiger nell'ennesimo capolavoro di Sergio Leone, "la rivoluzione viene spiegata da chi legge i libri e mangia molto a quelli che non sanno leggere e non hanno da mangiare: sono questi ultimi poi a combattere e, quando finisce la guerra, il potere è ancora di chi legge i libri e mangia molto". 

Paolo Maldini ha candidamente confessato di non essere stato coinvolto in nessun modo nella SuperLega, di non esserne stato proprio al corrente. Del resto, quando preparano i "golpe" i colonnelli mica lo dicono agli amici, alla moglie o ai figli. Ma ai capitani sì, va detto. Altrimenti questi si incazzano. Con tutto quello di poco buono che ne consegue. Spero che questo strappo non si rifletta sulla squadra e non pregiudichi il futuro di un lavoro iniziato e proseguito con sorprendente abilità e conquistata coesione: non vogliamo essere gli unici del carrozzone a restare con il cerino spento in mano.