Rinnovi, prolungamenti e valutazioni: il punto di metà ottobre. La verità non detta (dagli altri) sul Milan

Rinnovi, prolungamenti e valutazioni: il punto di metà ottobre. La verità non detta (dagli altri) sul MilanMilanNews.it
lunedì 16 ottobre 2023, 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara

Il capitolo prolungamenti di contratto a Casa Milan è uno dei dossier sui quali la dirigenza rossonera sta lavorando e continuerà a farlo nel corso delle prossime settimane e mesi. La società, dopo aver blindato Leao a inizio giugno, adesso vuole mettere al sicuro la posizione di altri gioielli della casa e in questo senso, il fascicolo più importante e corposo è certamente quello relativo a Mike Maignan. Il portiere francese è considerato un elemento fondamentale (per certi versi unico) da parte del club e dello staff tecnico, sia per ragioni di campo sia per il suo carisma dentro lo spogliatoio, dove Maignan si è preso una delle sedie sul ponte di comando. Attualmente il suo contratto con il Milan scade il 30 giugno 2026 e l’accordo siglato nel 2021 prevede uno stipendio da 2.8 milioni di euro all’anno. Un ingaggio che, oggi, evidentemente non rispecchia il reale valore del calciatore. Il Milan questo lo sa bene così come lo ha compreso Maignan, la cui richiesta di base è molto elevata e si aggira sugli 8 milioni all’anno. Una somma molto importante, che andrebbe a superare quello che è l’ingaggio più alto della rosa attuale, ovvero quello di Rafael Leao che tra parte fissa e bonus facilmente raggiungibili arriva a 7 milioni. La centralità di Maignan è indiscutibile, ma è anche vero che al Milan sono molto attenti alla voce relativa al costo del personale e la richiesta del portiere è decisamente alta, ma ci sono margini di trattativa. Le discussioni tra club ed entourage del francese non sono ancora entrate nella fase calda. C’è un dialogo continuo e costruttivo, con le parti che hanno manifestato vicendevolmente di voler continuare insieme. È una questione di soldi e di arrivare a un punto d’incontro che soddisfi tutti. Il Milan, nel corso dell’estate, ha dato dei segnali importanti a Maignan, accontentandolo su alcune richieste specifiche come – ad esempio – la stabilizzazione dell’area dei preparatori dei portieri viste le partenze di Nelson Dida e Flavio Roma negli ultimi due anni.

È in fase di stallo il rinnovo di Rade Krunic. Il bosniaco, che in estate aveva ricevuto un’offerta da 3/3.5 milioni all’anno dal Fenerbahçe, vorrebbe rinnovare con uno stipendio in linea con quella che era stata la proposta turca. Il Milan è disposto ad arrivare a cifre sopra i 2 milioni (più bonus). La distanza c’è e saranno necessari nuovi incontri per capire se potranno arrivare a un punto che faccia felici tutti. Se così non dovesse essere, non è da escludere che in estate le strade del Milan e Krunic si possano dividere. Al momento non ci sono segnali di trattative aperte con Theo Hernandez: il suo contratto scade nel 2026, prende già 4 milioni ed è stato rinnovato a fine 2021. È probabile che la sua situazione venga calendarizzata più avanti dalla dirigenza milanista. Sono strettamente legati alla stessa motivazione i destini di Olivier Giroud e Simon Kjaer. Con entrambi i veterani, il Milan si siederà al tavolo verso il finale di stagione per capire che apporto avranno dato e come reggeranno a livello fisico con il francese candidato a un ruolo alla Ibrahimovic. Il West Ham ha messo gli occhi su Malick Thiaw, ma anche il centrale tedesco sarà presto oggetto di una contrattazione per adeguare il suo stipendio (oggi meno di un milione) e per blindarlo ulteriormente considerando il suo status ormai da titolare. A marzo, poi, il Milan entrerà nel vivo delle discussioni con l’entourage di Francesco Camarda, bomber classe 2008 della Primavera, sul quale ci sono già le attenzioni di tanti club europei.

L’ultima parte di questo editoriale del lunedì è relativa a ciò che gli altri non dicono del Milan e che, invece, andrebbe detto. Parliamoci francamente: il modello Milan, dal 2018 ad oggi, è uno schiaffo morale ed economico al sistema calcio italiano. Che un club ridotto a pezzi dalla scellerata gestione cinese si sia potuto risanare diventando sempre più competitivo sul campo fino ad arrivare, nei bilanci, a un attivo, è un qualcosa che dà fastidio. Che il Milan abbia avuto la forza reale di avanzare in maniera decisiva e concreta sulla costruzione di uno stadio di proprietà, con situazioni effettive e non con progetti campati per aria, dà fastidio. Che il club abbia avviato, a torto o a ragione, anche un ricambio generazionale tra i dirigenti iniziato con Maldini e Massara e proseguito con il board attuale, è un segnale d’innovazione, che dà fastidio. Il Milan è stato preso per i fondelli per il Moneyball, la sostenibilità e altro, quando in realtà Elliott prima e RedBird poi hanno guardato alla luna mentre gli altri guardavano il dito. Il vantaggio strutturale che il Milan si sta prendendo, galoppando verso obiettivi sempre più ambiziosi sia in campo sia sui conti, presenterà il conto quando gli altri meno se lo aspettano. Ma è difficile da ammettere…