Se un modulo vale l’altro… Godetevi Thiaw invece di fare polemiche. Il mondo da Tata a Maignan. Firenze e Londra svolte continue. Addio San Siro: di che vi stupite?

Se un modulo vale l’altro… Godetevi Thiaw invece di fare polemiche. Il mondo da Tata a Maignan. Firenze e Londra svolte continue. Addio San Siro: di che vi stupite? MilanNews.it
venerdì 3 marzo 2023, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Moltissimi temi tengono banco alla vigilia di una settimana chiave per i rossoneri: la svolta tattica, la fioritura di Thiaw, il ritorno di Maignan, la trasferta di Firenze senza Leao, Tottenham dietro l’angolo. E la questione stadio, naturalmente. 

Il crollo di gennaio ha avuto certamente una matrice mentale dopo il 2-2 con la Roma e il tonfo in Coppa Italia, ma non vi è dubbio che la condizione fisica generale fosse precaria. Dal lavoro di Dubai ai Mondiali, dalle convalescenze agli infortunati e lungodegenti, la rosa si è scarnificata riducendosi all’osso. Per di più chi è rientrato era fuori forma e qualcun altro si è fermato nel frattempo. Finalmente, Pioli ha ridisegnato la squadra prima con un 3-5-2 dominato dalla paura (derby di campionato), poi con un 3-4-3 o se preferite 3-4-1-2 che ha restituito compattezza, punti di riferimento e coraggio. 

L’interpretazione delle partite con Tottenham e Atalanta è stata impeccabile: non prendere più gol è il frutto di una copertura più efficace che - dopo la brutta ripresa di Monza - contro i bergamaschi ha saputo esprimere anche un convincente lavoro offensivo. Là davanti però mancano ancora cinismo e cattiveria. Se sarà questo il modulo definitivo non so dire, ma non credo. Credo invece da sempre che un modulo vale l’altro, pur di esaltare le caratteristiche dei giocatori e che questi siano in forma e condizione ottimali. 

In questo scenario risaltano la continuità di Thiaw e il ritorno di Maignan. Non riprenderò la stucchevole, sterile polemica di qualche tastierista sul “ritardo” nell’impiego di Malick: penso che buttarlo in mischia in un momento di precarietà sia stato un atto di calcolato coraggio. Punto. Prima del crollo di gennaio, le gerarchie in quel ruolo (dove giocavano solo in 2) erano chiare: Kalulu-Tomori, poi Kjaer. Quarto e quinto Gabbia e Thiaw. Bravo quest’ultimo a mettersi in evidenza, scalando posizioni che con il modulo a 3 lo ha promosso. Sono curioso di vedere, quando e se Pioli decidesse di tornare con una difesa a 4, di leggere qualche tifoso sull’esclusione inevitabile di uno tra Kalulu, Tomori e appunto Thiaw…

Più concreta e aggregante la discussione sul rientro di Maignan. Aver costretto la squadra di Gasperini a zero tiri è il segnale più chiaro di come la squadra giochi e si copra meglio, ma il portiere ha ridato equilibrio nella direzione, tranquillità nella gestione dei rilanci, sicurezza al reparto. Tatarusanu è stato fin troppo colpevolizzato in un periodo dove - a mio avviso - ha fatto meno errori di quanti gli venissero imputati, ma insomma Maignan è per molti aspetti il miglior portiere della serie A. Basti questo. 

La Fiorentina ha dato qualche segno di risveglio, in una stagione asfittica, nelle ultime uscite in Europa e a Verona. Resta un’incompiuta nella struttura (difesa e attacco non all’altezza, troppo discontinui i centrocampisti), ma come sempre serviranno massimo rispetto e grande attenzione. Anche senza Leao, augurandomi che la foto di Rebic riposta nel mio cassetto, torni sul mio comodino: sono deluso dal contributo che in questi ultimi tempi non ha saputo offrire. “Bisogna prenderlo così” è un modo di liquidare la questione che per chi crede, come me, nel suo talento, non può accettare: Ante deve scuotersi. 

Dietro l’angolo c’è il Tottenham. Lo scorso weekend li ho visti battere il Chelsea senza affanni, ma anche senza impressionare in nessun modo. Poi in settimana hanno perso in FA Cup contro una squadra di categoria inferiore, 1-0 dallo Sheffield. Ripeto quello che penso dal giorno del sorteggio: se la squadra di Conte è quella di quest’anno e il Milan quelli degli ultimi 3, passano i rossoneri. 

Il sindaco Sala si sorprende che i club milanesi non vogliano più stare a San Siro: cosa aspettava per capirlo? Non esiste al mondo una realtà professionistica di squadra (inclusi quindi football americano, baseball, basket, hockey eccetera) che abbia un impianto di multiproprietà, quanto meno tra società diverse della stessa disciplina. E il nostro caro, amatissimo stadio è destinato nel tempo, volenti o nolenti, ad essere abbattuto. Forse non da questa generazione, ma il destino è segnato checché ne dicano Sgarbi e qualche apparitore di fantomatici comitati. Che Cardinale e il Milan volessero fare da soli, lo dicevo da un po': il campanilismo non c'entra niente, è una questione - ovvia - di interessi e opportunità. Argomenti che i politici dovrebbero conoscere molto, molto bene...