Seedorf-Milan, a fine campionato il destino è segnato. Ecco gli errori che sono costati carissimi all'olandese. Domenica il derby: tutti uniti per un solo risultato

Inutile mettere la testa sotto la sabbia e pensare che qualcosa possa cambiare. Il destino di Clarence Seedorf è segnato. A fine campionato, l’allenatore olandese lascerà il Milan. Al momento non ci sono indicazioni diverse e il silenzio della proprietà sull’argomento è sinonimo di una linea ben precisa che è condivisa da tutti. I rapporti tra Seedorf e Berlusconi sono ai minimi storici. I due non si sentono da dopo Lazio-Milan e le occasioni per poterlo confermare, da parte del patron milanista, non sono mancate. Ma questa conferma non è mai arrivata. Nel rispetto dei ruoli, Barbara Berlusconi non si è espressa tenendo fede alla ripartizione delle competenze e alla linea dettata dal papà sull’argomento. Adriano Galliani, allo stesso tempo, non parla condividendo, a sua volta, la linea della proprietà ma la strada per il dopo Seedorf è segnata. Gli errori dell’olandese sono stati tanti così come è anche giusto riconoscere i suoi meriti. Ma come spesso accade, sono le cose negative che contano di più. E Clarence ne ha fatti di passi falsi. L’ultimo, almeno a livello formale, è l’intervista rilasciata ieri ai colleghi di Sky della quale il club non era a conoscenza.
Le sue parole, ferme e convinte, come conviene al personaggio, sono sembrate l’estremo tentativo, a scoppio nettamente ritardato, di raccogliere il latte versato. Ma è stato troppo tardi. La frattura più ampia però è quella che Seedorf ha scavato con gran parte dello spogliatoio. Dalla famosa frase, poi parzialmente smentita, sull’inadeguatezza di tre quarti della rosa passando per i rapporti iniziali con la stampa, filtrati dal suo staff personale che si stava sostituendo all’ufficio stampa. Infine le fratture tecniche. Seedorf ha le sue idee, ci mancherebbe altro, ma non accettare alcune considerazioni arrivate direttamente dai giocatori è sinonimo di integralismo filosofico. De Sciglio visto solo come terzino destro, Abate mandato sistematicamente in panchina, Bonera costretto, a 32 anni, a fare il terzino, Poli messo in panchina dando spazio a Honda e l’impossibilità, a suo dire, dello schierare dal primo minuto Balotelli e Pazzini quando entrambi i bomber hanno più volte detto di voler giocare insieme. E poi c’è la scomparsa di Saponara, arrivato a Milanello come grande talento e, una volta a posto fisicamente, messo ai margini delle scelte.
Del dopo Seedorf avremo modo e tempo di parlare, ma con oggi inizia la settimana delle settimane, ovvero la settimana del derby. La stracittadina è, da sempre, la partita che tutti, a Milano, vogliono vincere. Il Milan non vince questa partita, in campionato, dal 2 aprile 2011 quando un Pato in versione cecchino e un Cassano ancora non nella versione da ingrato, regalarono un successo rimasto scolpito nella memoria. Da li in poi però, lo score parla di quattro vittorie neroazzurre e di un pareggio. Troppo poco per il Milan che domenica, giocando in rossonero per volontà dei tifosi e di Barbara Berlusconi, dovrà provare a riportare sulla sua sponda la stracittadina. Per farlo ci sarà bisogno di un pubblico caldo che colori, come ha invitato a fare la Curva Sud, San Siro di rossonero e che spinga i ragazzi in campo verso la vittoria. Sperando che sia la partita di Mario Balotelli, di Giampaolo Pazzini e di tutti quelli che hanno il Milan nel cuore e sulla pelle.

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