ESCLUSIVA MN - Prati: "Marzo 1969, gelai Celtic Park e a Milano ci accolsero come eroi. San Siro, oggi pensaci tu"

ESCLUSIVA MN - Prati: "Marzo 1969, gelai Celtic Park e a Milano ci accolsero come eroi. San Siro, oggi pensaci tu"MilanNews.it
martedì 17 settembre 2013, 21:00ESCLUSIVE MN
di Gaetano Mocciaro

Torna la Champions League con una vecchia conoscenza del Milan: il Celtic Glasgow. Il club scozzese ha già sfidato diverse volte i rossoneri, come nel 1969 quando ai quarti di finale di Coppa dei Campioni era tra le favorite alla vittoria finale. Pierino Prati fu l'eroe della serata dl 12 marzo, quando una sua rete espugno Celtic Park e proiettò il Diavolo alle semifinale del torneo, poi vinto in finale contro l'Ajax. Ai microfoni di MilanNews.it l'ex attaccante sfoglia l'album dei ricordi raccontando quell'impresa, facendo un salto anche nel presente e commentando la situazione attuale.

Pierino Prati, nel 1969 Lei è stato l’eroe di Celtic Park. Che ricordi ha di quell’impresa?

“Ricordo che andavamo a giocarcela con quella che, insieme al Manchester United, era considerata la squadra migliore d’Europa. Milan-Celtic era un po’ come una finale. A San Siro finì 0-0 e ricordo la neve che rese la partita difficile. Con quel risultato andavamo a Glasgow con poche speranze, anche perché il Celtic era tantissimo tempo che non cadeva in casa. Loro poi erano spinti da un pubblico caldissimo, ma il nostro gruppo era compatto e sapeva cosa fare. Ce la siamo giocata alla grande, e una volta passati in vantaggio siamo stati bravi a issare un muro molto alto per non farli segnare”.

Ci racconta il gol segnato?

“Tutto nacque nel cerchio di centrocampo, vidi i due difensori cercare il fraseggio e uno di loro fece un passaggio sporco all’altro. Io sono andato deciso sapendo che quel pallone il difensore non l’avrebbe controllato nel migliore dei modi e come si è allungato gli ho preso palla e ho cominciato a correre. Dovevo spingere il più possibile, prima che gli avversari mi raggiungessero, mi ritrovai a tu per tu col portiere, studiai le sue mosse e lo superai con un tiro preciso”.

Quella fu la rete che valse l’accesso alle semifinali

“L’importanza che ebbe quel passaggio del turno fu tale che all’aeroporto venimmo accolti da una folla festante, come se avessimo vinto la coppa. Non ci aspettavamo un’accoglienza simile, ma sapevamo di aver battuto una delle squadre più forti in assoluto. La scena poi venne ripetuta quando vincemmo davvero la coppa”.

Quel Celtic è molto distante da quello attuale, così come il Milan

“Il momento è particolare perché la squadra dopo la prestazione di domenica credo abbia creato un po’ di preoccupazione tra i tifosi. Aveva fatto bene col Cagliari e col Psv ma è incappata in partite come Verona e Torino molto negative. Tantissimi infortuni importanti, ma il Milan è sempre il Milan e deve far valere la propria forza. E contro il Celtic anche il pubblico di San Siro dovrà dare una spinta alla squadra”.

Qual è il suo punto di vista su tutti questi infortuni a catena? Ai suoi tempi era così?

“Non saprei dire, certamente i giocatori al giorno d’oggi sono salvaguardati al massimo. C’è gente esperta che li segue, ma visti i risultati è normale la delusione. Difficile capire la causa di ciò. Ai miei tempi gli allenamenti non erano fatti con attrezzature specializzate come oggi. Mi aspetterei molti meno infortuni ora, ma non è così. E anche allora giocavamo tante partite, perché alla fine le rose dell’epoca erano di 18 giocatori massimo e in campo andavano gli stessi, al contrario di oggi dove c’è molto turnover. Evidentemente subentra la sfortuna, perché ci sono grandi squadre con pochissimi infortuni, mentre il Milan ha una squadra intera fuori”.