A proposito di Romagnoli

A proposito di Romagnoli
domenica 8 novembre 2020, 14:29Le Interviste
di Fabrizio Tomasello
fonte di Fabrizio Tomasello

In questi ultimi giorni nel sottobosco social della tifoseria milanista è partita la caccia all’epiteto più fantasioso nei confronti di Alessio Romagnoli, reo di aver commesso due gravi leggerezze - con conseguenti calci di rigore assegnati agli avversari - e per questo meritevole di ogni più sconveniente raffica di accuse. Mi guarderò bene dall’indossare la toga dell’avvocato di ufficio di Alessio perchè il capitano non ha bisogno dei miei accorati appelli ed è perfettamente in grado di rispondere prima sul campo e poi anche a parole agli attacchi che gli rivolgono. E mi guarderò bene anche dal fare leva sui facili sentimentalismi nel ricordare ai più smemorati che Romagnoli ha rinnovato la promessa di matrimonio al Milan proprio nel momento più delicato della recente storia rossonera, quello in cui il glorioso Diavolo era in balia della tempesta più minacciosa tra ombre cinese e fondi americani. Proverò invece ad analizzare in maniera quanto più lucida possibile la situazione del nostro capitano partendo da un assunto inconfutabile: Romagnoli viene da 3 mesi e mezzo di infortunio, molto più serio del previsto per sua stessa ammissione, e senza aver fatto la preparazione standard è stato buttato in campo e costretto a giocare ogni tre giorni per mancanza di alternative. Per la cronaca, guardate come Pioli sta gestendo il rientro a pieno regime di Rebic (15 minuti qui, 20 minuti là etc. etc.) che pure è stato assente solo un mese. Già questo dovrebbe bastare ad avere nei confronti di Alessio quella cautela nei giudizi che invece nessuno si sta preoccupando di avere, nè tra i tifosi, nè tra giornalisti, opinionisti e addetti ai lavori. Tutti improvvisamente dimentichi del fatto che Romagnoli, definito dai più teneri “un caso”, è anche colui che si è caricato sulle spalle l’intera difesa del Milan negli ultimi anni, giocando a livelli di eccellenza per lunghissimi periodi, ad esempio l’intera stagione 2018-19, per intenderci quella con Rino Gattuso alla guida, conclusa ad un soffio dalla zona Champions League.

Nessuna velleità autocelebrativa, per carità, ma mi sono preso la briga di andare a ripescare uno stralcio di un editoriale su MilanNews del 23 febbraio 2019 (non decenni fa) in cui ne parlavo in questi termini: “Ormai quasi non ci si fa più caso ma il rendimento del capitano rossonero è impressionante. Non perde mai un duello, mai. Governa la sua area di rigore senza mai andare in sofferenza, accanto a lui crescono tutti i difensori rossoneri (quest’anno sia Musacchio che Zapata hanno toccato le vette più alte del loro personale rendimento da parecchio tempo a questa parte) e avvolge tutta la squadra nel mantello dell’invulnerabilità, come solo i fuoriclasse riescono a fare”. Per concludere un messaggio rivolto ai tanti opinionisti seriali da tastiera, che adesso pare abbiano spostato il mirino delle loro armi squassanti da Calabria a Romagnoli: prima di scaricare bordate di veleno contro Romagnoli, provate a guardare anche quello che succede sugli altri campi. Dove ad esempio De Vrij, uno dei difensori più celebrati ed ammirati al mondo, ne combina più di Bertoldo prima contro il Parma (Gervinho ancora ride) e poi contro il Real Madrid; oppure Upamecano (altro fenomenale difensore, almeno a quanto si legge in giro), capace di inventarsi un autentico suicidio sportivo nel match di Champions League con il Paris Saint Germain. Ma nessuno si sogna di impalarli sulla pubblica piazza. Teniamocelo caro il nostro capitano e aspettiamo con calma che torni al pieno della forma, per quello che ha fatto e soprattutto per quello che potrà ancora fare per questa maglia. I talenti rossoneri vanno difesi, non attaccati con ferocia e spietatezza come è accaduto negli ultimi giorni con Alessio Romagnoli.