Biasin: "Milan, c'è solo una strada per uscire dalla mediocrità e ha un nome"

Il Milan è arrivato in quella fase che “sì, abbiamo perso, però va bene perché si è visto qualcosa”. È una fase inaccettabile. Sarebbe accettabile solo se chi sta a comando raccontasse la verità: “Abbiamo preso una cantonata: bisognava andare avanti con Gattuso e bisognava prendergli tre rinforzi d’esperienza. Non lo abbiamo fatto e ora cerchiamo di stare a galla in qualche modo”. Ovviamente non lo faranno mai, non lo faremmo neppure noi al loro posto. Però “la bella sconfitta no”, per cortesia. I tifosi non sono più neppure arrabbiati, sono rassegnati.
E la rassegnazione dovrebbe far più paura della rabbia. E invece no, chi sta al vertice lascia fare o, ancora peggio, non sa che fare. Buttiamo là un’idea, banale quanto volete ma non ce ne vengono in mente altre: prendetevi Ibra, anche a costo di coprirlo d’oro, anche a costo di andare contro il comandamento dei “giovani come unica ragione di vita”. Puntare sul “vecchio fenomeno” non è mai giusto se hai le idee chiare su quello che hai fatto e su quello che vuoi fare. In questo caso, invece, pare l’unica soluzione logica per far crescere davvero i giovani e dare un senso alla stagione.
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