F. Galli ricorda: "Anche ai tempi di Berlusconi non eravamo degli scolaretti ubbidienti: c’era più di qualche tipetto che definirei bizzarro"

Nel corso del suo editoriale per MilanNews.it, l'ex calciatore rossonero Filippo Galli si è così espresso sulla costruzione della squadra del Milan: "In passato ci sono stati momenti difficili, divisivi, anche quando squadra, società e tifosi si sentivano un tutt’uno. Ne ho vissuti anch’io, da calciatore di un Milan a lungo molto forte. Tutto ciò che di negativo ci accadeva intorno ci aiutava a compattarci, a metterci, se possibile, qualcosa in più. Non so se si chiamasse senso di appartenenza, attaccamento alla maglia (c’erano più giocatori cresciuti in casa): sta di fatto che le avversità ci regalavano nuove energie, nuove sfide, nuovi obiettivi da raggiungere. E non parlo solo della golden era berlusconiana, in cui “gli arabi eravamo noi”, come ama dire Adriano Galliani, ma anche negli anni precedenti, quando il valore qualitativo della rosa non era così elevato. Riuscivamo a trovare motivazioni, a dare ognuno il meglio di sé, per sé e per la squadra, in campo, negli allenamenti e nelle partite, e fuori dal campo. Sì, anche fuori dal campo. E no, non eravamo degli scolaretti ubbidienti: c’era più di qualche tipetto che definirei bizzarro (e per fortuna non c’erano i social ad amplificare tutto), ma nel flusso positivo del gruppo tutto si sistemava, tutto scorreva nella giusta direzione e se la squadra poteva dare cento, dava cento più uno.
Non è e non era necessario essere amici: ciò che contava era essere professionali, era sentirsi la maglia addosso con le responsabilità che ne derivano, era fare in modo che l’obiettivo personale non andasse contro quello della squadra e viceversa, era avere in testa quanto la collaborazione, l’abnegazione potessero innalzare il proprio standard e le qualità dell’altro in un circolo virtuoso, giorno dopo giorno.
È la sola strada che conosco per esprimere tutto il potenziale a disposizione. Non è filosofia (che per altro non dovremmo disdegnare), ma è ciò a cui i giocatori dovrebbero attenersi; è ciò che possono fare di concreto per non arrivare già alla prima sosta di campionato e rimpiangere ciò che non è stato".

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