Pagni: "Milan, anche per i dirigenti passa la linea giovane e inesperta: dopo Giampaolo e Boban ecco Massara"

Il Bollettino non ha difficoltà ad ammetterlo: l’aggettivo “inesperta” è una provocazione, ma intellettuale. A un anno dal suo ingresso come azionista di controllo del Milan, il fondo Elliott ha preso per la prima volta pieno possesso del club solo da questo mese. Lo ribadiamo: un anno fa era entrato in corsa, con due uomini – Leonardo e Paolo Maldini – scelti soprattutto da Paolo Scaroni quando si trattava di non lasciare il Milan in una sorta di terra di nessuno e senza dirigenti dopo il fallimento ciense. Dopo un anno e dopo l’arrivo di Ivan Gazidis, solo da quest’anno si può parlare del Milan di Elliott.
E i risultati non si sono fatti attendere: divorzio consensuale da Rino Gattuso e separazione un po’ più traumatica da Leonardo. Unico confermato, Paolo Maldini, cui sono state affidate le chiavi per costruire il nuovo gruppo dirigenziale. Fermo restando che le chiavi della cassaforte e della parte commerciale sono rimaste a Gazidis. Liberatosi dalla presenza ingombrante di Leonardo, Maldini ha cominciato a dire la sua e a incidere come non aveva mai fatti finora.
Maldini è allineato con l’intezione di Elliott di ricostruire la società dalle fondamenta. Così come per la squadra si punta a giovani under 23 di qualità e di prospettiva, così per i dirigenti si sono cercati profili per certi versi inesperti. Prendiamo Boban: non aveva mai fatto il dirigente di un club. E’ stato il braccio destro di Gianni Infantino, fondamentale il suo apporto sia nell’assegnazione – per una volta senza scandali nell’assegnazione del mondiale a Usa-Messico-Canada e per l’introduzione della Var. Ma non era mai stato al veretice di una società professionistica. Per lui sarà la prima volta e la chiamata di Maldini è stata una garanzia per la bontà del progetto.
Ma si può parlare di inesperienza anche per Marco Giampaolo, il quale allena in Serie A da 13 anni, alla guida di Cagliari, Siena, Catania, Empoli e Sampdoria? Senza offesa, ma per l’allenatore-filosofo di Giulianova si tratta della prima volta su una squadra di prestigio, in una piazza difficile ed esigente. Per carità, ha fatto la sua gavetta e si è fatto le ossa in una città esigente come Genova, ma nulla di paragonabile con San Siro, dove dopo due partite senza vittorie (due pareggi, non due sconfitte), già la panchina traballa e la piazza non gradisce. In qualche modo, anche per Giampaolo si tratta di un salto di qualità che deve dimostrare di valere.
Ma lo stesso vale per Frederic Massara, il dirigente scelto per il ruolo di direttore sportivo. Maldini e Gazidis cercavano un ds che sapesse individuare giocatori di qualità laddove nessuno era stato capace di guardare. Per comprare a poco e, nel caso, vendere a molto di più. Ma, soprattutto, capaci di costruire una rosa capace di migliorarsi anno dopo anno. Per Massara, cresciuto alla corte di una vecchia volpe come Walter Sabatini, a partire da Palermo, per poi approdare alla Roma e successivamente all’Inter, sarebbe la prima volta da protagonista e da ds senza più nessun nume tutelare. Il suo biglietto da visita? Assieme a Sabatini a Palermo ha scoperto Abel Hernandez, Josip Ilicic e Javier Pastore, mentre alla Roma sotto la sua gestione sono stati acquistati Pjanic, Lamela, Marquinhos, Benatia, Strootman, Nainggolan e Manolas. C’è stato anch qualche flop, ma è inevitabile quando si cercano calciatori ancora sconosciuti.
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