Al bilancio presta attenzione solo il Milan. Dopo aver bruciato le tappe, è il momento di investire

Al bilancio presta attenzione solo il Milan. Dopo aver bruciato le tappe, è il momento di investireMilanNews.it
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giovedì 18 maggio 2023, 16:00Primo Piano
di Michele Pavese

Abbiamo bruciato le tappe. Da ripetere come un mantra, nel caso non fosse sufficientemente chiaro dopo una stagione - quasi terminata - in cui il Milan è tornato a zoppicare in campionato ma ha ri-trovato una dimensione europea che però ancora non gli appartiene. Non può appartenere a questo Milan surclassato nel doppio confronto da un'Inter che è "solo" più matura, più pronta. L'Inter, figurarsi il Bayern Monaco, il Manchester City o il Real Madrid. Per i cugini è sembrato tutto sin troppo facile: annientare l'entusiasmo in appena undici minuti nella gara d'andata e gestire senza patemi il ritorno. Sedici lunghi anni per assistere a un confronto impari, a senso unico. Per vivere questa devastante delusione. Sarebbe stato meglio uscire nei quarti contro il Napoli?

È una provocazione a cui do una risposta secca e immediata: no. Perché sono batoste come queste che devono aiutare a trovare ancor di più un senso al lavoro svolto, al percorso meraviglioso cominciato ormai tre anni fa che ha portato di nuovo i tifosi ad innamorarsi del Milan e gli altri a temerlo, dopo due lustri bui e tempestosi. Non c'è vergogna, solo amarezza, unita alla consapevolezza che l'Inter ha una base più solida, più esperta, più "europea", e che mister Pioli qualche responsabilità ce l'ha nel non essere riuscito, in quattro diversi derby disputati in pochi mesi, a trovare le contromisure. E allora riecco l'"abbiamo bruciato le tappe", che deve risuonare nella testa di tutti. Si è fatto più di quanto si potesse immaginare, si è arrivati "oltre". Con merito, con un pizzico di fortuna, con la forza delle idee. Quelle idee che devono tornare a pervadere la mente del tecnico: troppo spesso, in questa stagione, il Milan si è affidato ai singoli e ha lasciato punti facili per strada a causa dell'assenza di gioco. Nelle difficoltà (tante), Pioli si è affidato all'usato sicuro, a chi conosce meglio, mentre i nuovi hanno faticato (eufemismo) ad emergere. Da De Ketelaere ad Adli, fino a Origi, Vranckx e Thiaw, la gestione delle risorse ha lasciato più di qualche interrogativo. Ci sarà da riflettere in particolare su questo (e sulle tempistiche del rinnovo), al di là della bontà degli investimenti operati la scorsa estate e del dato di fatto che la rosa non sia migliorata dopo le partenze di Kessié e Romagnoli, così come non si sono fatti passi avanti nel processo di crescita. "Rischiare con i giovani" non ha pagato, da campioni d'Italia in carica è stato quasi delittuoso. In questo contesto il "progetto" rischia di interrompersi bruscamente.

Il bilancio, dice Paolo Maldini, sarà comunque positivo se il Milan centrerà la qualificazione alla prossima Champions League. Certo non da 8 in pagella, ma come dargli torto, guardando esclusivamente i risultati: l'Inter, un anno fa, arrivò seconda in campionato e si fermò agli ottavi della massima competizione europea. Il Diavolo è andato oltre in campo continentale ma questo deve essere un punto di partenza: per rendere questa squadra ancora più competitiva in futuro, ci vorrà la reale volontà di spendere soprattutto per rinnovare quasi totalmente il reparto offensivo - dove c'è maggiore urgenza di intervenire - e il centrocampo, visto anche il lungo stop di Bennacer. Giroud, Messias, Saelemaekers e Brahim Diaz hanno segnato complessivamente 29 reti in tutte le competizioni, una in più di Victor Osimhen. Il problema esiste ed è tangibile, così come è evidente che il Milan non abbia riserve all'altezza né giocatori capaci di incidere a partita in corso. L'ossatura c'è, manca tutto il resto. Maldini lo ha fatto notare due volte nell'ultima settimana, adesso tocca alla proprietà fare la sua parte. Anche perché ai grandi risultati economici e ai conti, ormai, sembra prestare attenzione solo il Milan. Ci sarebbe da aprire un lungo capitolo sulla UEFA, sul fair-play finanziario e sulle regole che molti club (pensiamo a quelli indebitati fino al collo, che falsano i bilanci o controllati da emiri e sceicchi) non rispettano da tempo, mentre altri sono stati puniti per molto meno. Il Milan ha pagato, ha fatto sacrifici, ha intrapreso un percorso virtuoso e adesso ha l'obbligo di tornare a fare la voce grossa. Senza divisioni, rivoluzioni (ce ne sono già state abbastanza), puntando a un obiettivo comune. Ora o mai più, per non disperdere un patrimonio faticosamente accumulato.