Cambiano gli uomini, cambia il modo di attaccare ma i gol non mancano mai: ancora una volta le idee di Pioli funzionano

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lunedì 21 dicembre 2020, 18:30Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Che il Milan segni, e segni tanto, è impossibile da sindacare. Nelle ultime quindici gare di Serie A i rossoneri hanno messo a segno due o più gol a partita, battendo il record del Grande Torino (fermo a 13). Solo un anno fa uno dei maggiori problemi che teneva banco nelle giornate di lavoro a Milanello era la scarsa media realizzativa della squadra: oggi questo dato incredibile sembra una cosa talmente naturale da non fare neanche più notizia. Segnare con questa costanza vuol dire che la squadra lavora bene e segue con piacere l'allenatore, oltre al fatto che ogni elemento del gruppo è sempre pronto a dare un qualcosa in più per dare una mano al compagno, come spesso dichiarato dai vari protagonisti che scendono in campo con la maglia rossonera.

DIFFICOLTÀ - Partiamo dal presupposto che il lavoro svolto da società, allenatore e giocatori in questo 2020 ha dell'incredibile, un crescendo vistoso e straripante che ha sorpreso tifosi ed addetti ai lavori. Dopo un lasso di tempo così lungo anche il più coriaceo dei detrattori si sarà convinto della bontà delle idee e delle scelte di mister Stefano Pioli, arrivato tra scetticismo e proteste ed ora saldo timoniere di una barca che naviga a vele spiegate. Giorno dopo giorno il Mister ha smontato ogni critica e perplessità: l'ultima è stata l'Ibradipendenza. Inutile nascondere che il campione svedese abbia un ruolo importantissimo in questa rinascita rossonera, Zlatan è entrato nel gruppo con l'atteggiamento giusto, riuscendo a fare la differenza a Milanello ancor prima che sul prato verde di San Siro. Ibrahimovic ha letteralmente dominato la Serie A, in particolar modo in questo avvio di stagione con i suoi 10 gol in 6 partite di campionato, ma il suo fisico purtroppo gli ha ricordato a più riprese che a 39 anni è complicato poter lavorare e giocare con quell'intensità mostruosa che Zlatan ha fatto vedere in questi 12 mesi. La squadra, dopo lo stop di maggio, è rimasta ancora una volta orfana del suo campione più forte e rappresentativo, l'uomo immagine di questa grande cavalcata iniziata dalla ripresa del campionato nel post lockdown.

CONTINUITÀ OFFENSIVA - In un gruppo così giovane e che negli ultimi anni ha ottenuto risultati davvero poco esaltanti un'assenza del genere si sarebbe dovuta sentire, e invece è stato così solo in parte. Senza Zlatan il Milan ovviamente perde tantissimo, lo svedese è un campione unico, ma qui è entrato in gioco tutto il valore del lavoro che Pioli ha preparato ormai da mesi. I rossoneri hanno un'identità ben precisa e tanta consapevolezza dei propri mezzi, e dopo diverso tempo hanno un sistema di gioco moderno e riconoscibile. Come affermato in più occasioni dal tecnico emiliano uno dei suoi principi cardine è l'aggressione alta degli avversari per riconquistare il pallone in posizioni pericolose e partire subito in contropiede con giocate concrete ed efficaci. Con o senza Ibra il Milan ha segnato tanto e in modo diverso, ma è ovvio che in assenza dello svedese il modo di attaccare cambia. Nelle ultime giornate gli uomini offensivi sono sembrati in difficoltà, con Rebic che ancora mal digerisce il ruolo di unico terminale offensivo e Leao ancora non al meglio dal punto di vista fisico, i gol sono arrivati da centrocampisti e difensori. Ma giunti al complicato (soprattutto per gli indisponibili: Ibra, Rebic, Bennacer, Kjaer e Gabbia out) esame Sassuolo le idee di mister Pioli si sono rivelati ancora una volta vincenti.

IDEE VINCENTI - Lo stesso Pioli, intervistato da Sky Sport dopo la vittoria al Mapei Stadium, ha parlato delle sue scelte in avanti: "Oggi volevamo quasi giocare senza centravanti, con Diaz e Calha fra le linee senza dare riferimenti. Le squadre forti si sanno adattare alle caratteristiche di chi scende in campo senza perdere identità e caratteristiche". E infatti il Milan ha cambiato il modo di attaccare in modo palese rispetto a quando si può fare affidamento su Ibra: molti meno lanci lunghi dalla difesa e dai terzini ma tanti scambi palla a terra. Il gioco si è concentrato sulle fasce sfruttando la capacità degli esterni e di Leao nell'uno contro uno, con i giocatori centrali che si inserivano negli spazi creati dai compagni. La ricerca della profondità è stata evidente, così come la volontà di non buttare mai il pallone. Le giocate sono state semplici e precise, veloci e letali, in particolare nel primo tempo. Il Milan nella prima mezz'ora di gioco ha letteralmente schiacciato il Sassuolo, quasi una lezione di calcio di Pioli a De Zerbi, arrivando a segnare tre gol (uno annullato giustamente per il fuorigioco iniziale di Saelemaekers) riconducibili facilmente ai principi descritti poche righe fa. La squadra è stata bravissima a far fronte alle pesantissime assenze, ad adattarsi ad un avversario pericoloso e soprattutto ad adattarsi alle idee di mister Pioli, senza però perdere identità e caratteristiche peculiari. Il 2-1 con cui sono usciti i rossoneri dal Mapei Stadium è un risultato che nasce da lontano, da un anno fa, ma che continua a cementare diverse certezze: Pioli sta facendo un gran lavoro e la squadra offre disponibilità massima all'allenatore. Cambiano gli interpreti, cambia il modo di attaccare ma il Milan non smette di offrire un bel calcio e vincere con grande merito.