Colacione racconta Duarte: "Con Giampaolo può crescere ancora tanto"

Leo Duarte, quinto acquisto stagionale del Milan, ha appena finito le visite mediche ed è pronto ad apporre il proprio prezioso autografo sul contratto che lo legherà al club di via Aldo Rossi per i prossimi cinque anni. Il brasiliano è da tutti indicato come il prossimo partner di capitan Romagnoli al centro della difesa rossonera, titolare indiscusso almeno fino al ritorno a pieno regime di Caldara. L’idea di pensionare Musacchio, che comunque l’anno scorso ha offerto un rendimento più che accettabile, appare francamente prematura, intanto però proviamo a scoprire chi è questo Leo Duarte, quinto acquisto stagionale del Milan, roccioso centrale classe 1996, acquistato dal Flamengo per 10 milioni di euro più 1 di bonus.
Ne abbiamo lette tante su di lui nei giorni scorsi, valutazioni contraddittorie che hanno contribuito a sollevare un polverone misterioso attorno al nuovo difensore a disposizione di Giampaolo. Paradigmatica un’analisi di un prestigioso quotidiano sportivo di qualche giorno fa che nello stesso articolo definiva Duarte «duro ma attento», salvo aggiungere poche righe dopo che «troppo spesso si distrae e commette errori gravi». Ne abbiamo parlato con un grande esperto di calcio brasiliano, nonchè attentissimo e appassionato osservatore di tutte le vicende legate al club rubronegro del Flamengo, Andrea Colacione.
«Léo Duarte è cresciuto nel floridissimo vivaio del Flamengo con cui ha esordito nel 2016. È un difensore dotato di grande senso della posizione ed ottimo anticipo. Se la cava abbastanza bene anche quando esce palla al piede e non è male di testa quando va a staccare sui corner a favore, mentre nella fase difensiva eccelle molto più palla a terra. Ha una discreta esplosività ed è piuttosto costante nel rendimento. Lo scorso anno ha fatto benissimo, mentre quest’anno, così come è accaduto a Paquetà, è un po' calato nel rendimento, che comunque è rimasto accettabile, da quando sono iniziate a circolare le voci dell'interesse del Milan».
Un giocatore che ha anche alzato dei trofei con la maglia del Flamengo e che quindi ha una certa confidenza con il successo: «Si, ha vinto due titoli carioca ed una Taça Rio. Posso aggiungere che uno dei plus di Leo Duarte riguarda la sua vita extra calcio, un ragazzo tranquillo e molto ben voluto dai compagni».
Si leggono paragoni azzardati con un grande difensore brasiliano che ha fatto la recente storia rossonera, Thiago Silva. È lecito aspettarsi un rendimento simile da Leo Duarte? «È inutile fare voli pindarici e aspettarsi chissà quale crack, il ragazzo non è un fenomeno ma di sicuro è un buon difensore. La mia sensazione è che potrebbe avere bisogno di un po' di tempo per adattarsi al calcio italiano, ma con la guida tecnica di Giampaolo, ottimo allenatore che cura ogni particolare, sono convinto possa migliorare ulteriormente e soddisfare le aspettative dei tifosi rossoneri».
Un’ultima curiosità per chiudere, nella tua analisi non hai fatto alcun riferimento ad una cosa che si legge da più parti, la tendenza di Duarte ad avere pericolosi cali di concentrazione che lo portano a commettere errori marchiani. È vero? «Non spesso, ma ogni tanto gli capita. Secondo me però dipende in parte dai ritmi troppo cadenzati del calcio brasiliano, quindi in Italia potrebbe essere soggetto a minori amnesie. Piuttosto, se proprio devo trovargli un difetto, la mia idea è che vada un po' in sofferenza sulle palle scoperte».
Marco Giampaolo è avvisato, su Duarte è lecito aspettarsi cose importanti ma ci sarà tanto da lavorare. Per il momento forse è il caso di puntare ancora sull’usato sicuro di Mateo Musacchio.
intervista di Fabrizio Tomasello

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