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Incocciati: "Milan, attacco carente: punto su Piatek. Suso non dev'essere l'unica soluzione di gioco"

ESCLUSIVA MN - Incocciati: "Milan, attacco carente: punto su Piatek. Suso non dev'essere l'unica soluzione di gioco" MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
giovedì 24 ottobre 2019, 14:30Primo Piano
di Salvatore Trovato

In vista di Roma-Milan, la redazione di MilanNews.it ha intervistato in esclusiva l’ex rossonero Giuseppe Incocciati. Con lui abbiamo parlato della gara di domenica, della situazione dei rossoneri e della questione San Siro. Ecco le sue dichiarazioni.

È ancora presto per poter esprimere un giudizio definitivo, ma qualcosa di diverso, con Pioli in panchina, si è visto. È d’accordo?

"Di solito, sotto l’aspetto motivazionale, quando si cambia un allenatore ci sono sempre delle differenze. Però bisogna vedere se, alla lunga, l’impressione diventerà anche un dato di fatto. È prematuro pensare che Pioli abbia risolto con una sola settimana di lavoro tutti i problemi della squadra. Starei molto cauto, in considerazione anche del fatto che il Milan, da qui in avanti, andrà ad affrontare una serie di partite molto difficili. Aspettiamo e vediamo quello che succede".

Pioli ha questa etichetta di "normalizzatore". Mister, la semplicità può essere l’arma migliore in certi casi?

"Dipende cosa si intenda per semplicità. Non ritengo che ci sia un allenatore difficile e uno facile. Credo, invece, che sia doveroso non dimenticare che quando si gioca con una maglia così pesante bisogna assumersi delle responsabilità, a partire dai giocatori. Sono loro che vanno in campo e sono loro che fanno emergere le difficoltà. Il tecnico può dare delle letture, può lavorare in un modo anziché in un altro, ma poi in campo, negli uno contro uno, è il giocatore che deve avere la meglio".

Secondo Pioli, Leao non è pronto per fare l’esterno. Secondo lei, il ragazzo può coesistere con Piatek?

"Faccio una riflessione: il Milan, fino a questo momento, ha uno dei peggiori attacchi del campionato, quindi bisogna puntare su quei giocatori che hanno dimostrato di saper fare gol. In primis Piatek. Non starei lì a fare tante storie. Leao è giovane, è un ragazzo che si sta mettendo in mostra adesso e deve ancora dimostrare di essere un realizzatore. Piatek, invece, lo ha già fatto ed è strano che si sia fermato. Bisognerebbe capire le motivazioni e cercare di farlo tornare produttivo. Così si alzerebbe l’asticella e in automatico migliorerebbero non solo le prestazioni ma anche i risultati".

E poi c’è il "problema" Suso, che i tifosi hanno ormai scaricato. È un elemento indispensabile o può esserci un Milan senza lo spagnolo?

"Per come gioca il Milan, con il 4-3-3, credo sia indispensabile. A patto che non faccia l’errore di essere troppo catalizzatore del gioco. Ho l’impressione che Suso sia spesso l’unica soluzione di gioco. Gli avversari ti studiano, ti conoscono e ti raddoppiano, rendendo vane le tue caratteristiche migliori. Il Milan dovrebbe ramificare un po’ di più le opportunità offensive. Mi sembra una squadra che, tendenzialmente, si appoggia troppo a questo ragazzo, riempendolo di responsabilità, mentre in altri settori un po’ ci si nasconde. Il Milan deve essere una macchina che avanza con tutti gli effettivi".

Il quarto posto, quindi la Champions, è ancora possibile?

"Il quarto posto è distante 6 punti, quindi non è impossibile. Però se si analizza la forza della squadra che attualmente si trova al quarto posto, ovvero il Napoli, credo che, obiettivamente, abbia qualcosa in più del Milan. Quindi non è sufficiente pensare che la distanza sia di soli 6 punti. Più che sul quarto, io farei la corsa sul quinto posto, oggi ricoperto da Cagliari. La griglia Europa è importante per il Milan. È tutto da giocare, ma bisogna risolvere i problemi. Uno su tutti: il reparto offensivo, che oggi è un po’ carente".

Roma-Milan può essere definita la sfida tra le due squadre che hanno deluso di più in questo inizio di campionato?

"La Roma ha avuto delle turbolenze legate a vicende societarie e a un’ulteriore ristrutturazione della squadra. Però, nonostante tutto, è lì, e alterna prestazioni straordinarie ad altre meno brillanti. Diciamo che nella Roma la delusione c’è, ma è molto più pesante nel Milan, per quello che è successo, per il cambio dell’allenatore, addirittura dopo una vittoria: significa aver fallito delle scelte che inizialmente dovevano essere più stabili. La partita di domenica è aperta, i tre punti che distanziano le due squadre sono nulla. A patto che il Milan torni a giocare senza avere soltanto uno o due punti di riferimento nel gioco offensivo".

Questione stadio: abbattere San Siro o ristrutturarlo, lei da che parte sta?

"Io sono un po’ tradizionalista, sono appassionato della storia dell’uomo. Quando vedo che si buttano giù cose storiche, che riguardano la storia dell’uomo - in questo caso calcisticamente parlando ma non solo - un po’ mi addolora. Capisco che il modernismo va su altri fronti, ma io sono per il mantenimento delle strutture. Vogliamo parlare della bellezza di San Siro nonostante gli anni che ha? Se dovessi scegliere, io proporrei a Milan e Inter di ristrutturare il Meazza, mantenendo la sua storia. Ci sono miliardi di abusi da abbattere in questo Paese e non riguardano sicuramente San Siro".