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Serafini: "Nonostante le difficoltà il Milan è ancora lì. Se andassi a pranzo col papà di Leao..."

ESCLUSIVA MN - Serafini: "Nonostante le difficoltà il Milan è ancora lì. Se andassi a pranzo col papà di Leao..."MilanNews.it
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domenica 27 novembre 2022, 17:00ESCLUSIVE MN
di Manuel Del Vecchio

Per commentare la prima parte di stagione del Milan, dei rossoneri impiegati al Mondiale, di alcuni singoli e temi d’attualità come quello dei rinnovi la redazione di MilanNews.it ha contattato in esclusiva Luca Serafini, noto giornalista da sempre molto vicino al mondo rossonero. Queste le sue dichiarazioni:

Stai guardando i Mondiali? Che ne pensi delle prestazioni offerte dai rossoneri finora? “Sì, certo. Giroud fisicamente e mentalmente sta vivendo una seconda giovinezza. Theo inizialmente non figurava nella formazione titolare, ma se andiamo a vedere gli esclusi di lusso della Francia troviamo un’altra formazione che può lottare per il titolo, loro sono in un momento di opulenza assoluta per qualità e quantità. Adesso però, a causa dell’infortunio del fratello, è diventato titolare. Per Leao è un discorso un po’ diverso, ha questo commissario tecnico che non impazzisce per lui, però pronti-via e dopo che è entrato ha segnato con il primo pallone toccato. Sappiamo bene qual è il suo valore assoluto. Sono molto contento per tutti e tre, non avevo dubbi che sarebbero stati protagonisti del Mondiale”.

Theo che con la Francia gioca in modo più “semplice” rispetto ai tanti compiti, anche di costruzione e smarcamento, che gli chiede Pioli al Milan: “Non è che ci siano due versioni di Theo, lui è cresciuto tantissimo, e si vede, nella fase difensiva: adesso è veramente un terzino completo. Non so quali incarichi e mansioni gli dia Deschamps, però non è che c’è una versione o un’altra. Lui magari essendo diventato titolare da poco magari adesso timidamente sta alle consegne ma piano piano con personalità crescerà ancora e diventerà il Theo Hernandez che conosciamo nel Milan anche nella Francia. Un giocatore quello è, ad esempio non è che Cafu potesse giocare in un modo nel Brasile e in un modo nel Milan”.

Invece che ne pensi di questa prima parte di stagione del Milan? Non credi ci sia un po’ troppo disfattismo nei confronti di Pioli e giocatori? “Parto dal fatto che volenti o nolenti il campionato è arrivato alla sosta con il Milan secondo in classifica al netto di tutte le critiche che si possono fare alla squadra e alle difficoltà che ha incontrato. Praticamente per un mese e rotti è stata privata di tutta la fascia destra, in alcuni momenti di tutti e 5 i giocatori. C’è stato un momento in cui non c’erano Florenzi, Calabria, Dest, Messias e Saelemaekers. Non è che ci si attacca ad un’assenza, è mancata proprio tutta la fascia destra. Questo ha determinato un continuo rimescolamento della difesa. Non hai il portiere titolare che è il più forte della Serie A, e secondo me al mondo, e sei comunque secondo in classifica”.

Che ne pensi dell’inserimento e nell’utilizzo dei nuovi acquisti? “Tutti parlano dei nuovi acquisti, ma il nuovo acquisto che mi ha sorpreso negativamente è Origi. Non pretendevo che Adli, De Ketelaere, Thiaw e Vranckx cambiassero le sorti della squadra con la bacchetta magica. Stanno proseguendo nel loro processo di inserimento, e secondo me bene: di Vranckx mi parlano molto bene, e Thiaw ha già segnato due gol da quando è al Milan: nel senso che i due interventi a Verona sono come due gol. Gli altri li aspettiamo. Quello che mi ha deluso è Origi, perché lo conosco. A me piace la Premier, so com’è stato congedato dai tifosi e dal Liverpool, applaudito come un campione, e non riesco a capire quale sia il suo blocco. L’Origi che conosco io da solo batteva la Cremonese, e invece non è stato così. Il Napoli ad esempio in alcune partite ha avuto le stesse difficoltà del Milan: con lo Spezia ha vinto a due minuti dalla fine, con il Bologna è stata aperta fino alla fine, con il Lecce ha pareggiato, però cos’ha il Napoli? Una volta gliela risolve Politano, una volta Raspadori, una volta Simeone… Non quelli “classici”. Ha giocatori che risolvono le partite che ha anche il Milan, ma il Milan mi sembra che ogni tanto si appisoli su Leao. “Vabbè tanto la diamo a lui e fa lui”. Anche Rebic non mi è piaciuto in questa prima parte della stagione, aveva fatto un grande pre campionato, è stato decisivo in alcune situazione, come a Verona, con la Fiorentina, ad Empoli, però da lui mi aspetto più continuità. Per tornare al discorso di prima sei comunque secondo in classifica nonostante le difficoltà perché sei andato con la presunzione senza fondo a Cremona e hai buttato via due punti e anche perché la trasferta di Kalulu con il Napoli ha impedito un pareggio che era stra meritato. Questi episodi hanno fatto sì che il volo del Napoli sia ancora più eclatante, ma il Milan avrebbe potuto essere più vicino. Al netto di tutti questi problemi e difficoltà sei comunque secondo. Alla distanza hai necessità di recuperare la fascia destra, per riassettare la difesa con Calabria, Kalulu, Tomori e Theo, questa è la difesa del Milan, e con Maignan in porta. Allora poi ne riparliamo”.

Chi è invece che ti ha convinto di più? “Sono innamorato di Kalulu per la sua sobrietà, per la sua facilità di gioco, per il suo atteggiamento esperto e smaliziato che ha in campo. Una solida incoscienza, ma in realtà è molto responsabile. La sua è una grande conferma, che avevamo già avuto nello scorso campionato. Poi Brahim Diaz mi sembra che stia finalmente maturando, lui era fra quelli che secondo me nei due anni precedenti nel Milan era tra quelli cresciuti di meno. Ha i suoi colpi ma continua ad avere i suoi difetti. Prima invece parlavamo di Theo, e Theo è uno che piano piano ha iniziato ad esaltare le sue doti e a limare i suoi difetti. Come Leao, che è meno indolente. È più presente nella partita e nelle situazioni, non si può pretendere che per 90 minuti parta a duecento all’ora ogni volta che ha la palla, neanche Mbappé fa così. Naturalmente c’è anche Giroud, che è immarcescibile e bionico. In questo momento la sua seconda giovinezza è aiutata da una condizione fisica e mentale eccezionale. Io ritengo sempre che gente come lui e Ibra più rimane a Milanello, più è a contatto con gli altri e più gli altri imparano. Non importa se hanno 36 o 40 anni, quando hai due esempi così in casa sono esempi strepitosi per tutti gli altri”.

A proposito di Ibra, come immagini che sarà il suo ritorno nel 2023? “So che Ibra è uno che nella sua vita eviterà sempre di fare cattiva figura, quindi quando decise di tornare al Milan avevo sposato questa tesi: lui viene perché è convinto dal progetto ed è convinto di poter fare e dare qualcosa. I fatti gli hanno dato ragione. Non andrà in campo se non sarà al massimo della condizione. È evidente che un atleta della sua età, fermo da tanti mesi, possa avere bisogno di tempo. Guarda Chiesa che è più giovane di lui. Ma comunque certo che negli ultimi 20-25 minuti nelle partite di Champions o in alcune di campionato potrà essere utile. Il campionato finisce ai primi di giugno, c’è tempo affinché arrivi ad una condizione fisica quasi perfetta. Siccome gli impegni sono tanti certamente darà una mano”.

Per gennaio ti aspetti qualcosa dal mercato? “No. Non mi aspetto molto perché a gennaio notoriamente è così. Mi ricordo l’anno scorso, che se non fosse arrivato il difensore saremmo sprofondati in Serie B, poi invece abbiamo visto com’è andata. La rosa è numerosa e giovane, mi continuano a parlare tutti di questi nuovi acquisti, ma i nuovi acquisti sono quattro ragazzi di 19-20-21 anni. Non è che possono cambiare subito le sorti della squadra, devono pian piano entrare e diventare affidabili, dare continuità, capire cosa fare. Arriveremo ad avere un aiuto anche da loro, ma non si può pretendere che questo avvenga subito”.

Che ne pensi del Tottenham di Antonio Conte, prossimo avversario del Milan agli ottavi di Champions League? “Tutti hanno manifestato euforia come se avessimo pescato chissà che squadra debole, il Tottenham è una grande squadra, con grandi giocatori e un grande allenatore. È una squadra che non brilla per continuità, soffre un po’ le squadre che giocano come il Milan, in Premier hanno preso delle belle imbarcate però non avevano a disposizione giocatori che invece credo che a febbraio avranno. Saranno due sfide appassionanti, si giocherà in uno stadio meraviglioso a Londra, in un ambiente stupendo e contro una grande squadra. È una sfida inedita, Milan e Tottenham non si sono mai incontrate molto nelle coppe europee. È sicuramente una sfida equilibrata sulla carta, non come se avessimo incontrato il Real Madrid o il Bayern o il City, squadre favorite per la vittoria finale. Saranno due partite molto complicate e difficili. Credo che sia un vantaggio non avere il gol che vale doppio in trasferta perché te la giochi di più, proprio sulla distanza di due partite”.

Facciamo finta che domani dovessi andare a pranzo con Antonio Leao, il papà di Rafael. Cosa gli chiederesti? “Cosa prende di primo (ride, ndr). Quando parliamo di rinnovi nelle variabili in cui ti imbatti quando c’è una trattativa così importante, vedi ad esempio Donnarumma, non devi avere a che fare solo con il suo ragazzo, ma con il suo procuratore innanzitutto e con la sua famiglia. In questo senso hai degli scogli in più, perché magari la famiglia ha delle aspettative diverse economicamente, fanno valutazioni diverse. Il papà di Leao non va tutti i giorni a Milanello, sente i racconti del figlio. Quindi non sa quanto lui sia felice, contento, soddisfatto, appagato, se non attraverso i suoi racconti. Come padre ha i suoi modi di vedere e di gestire le cose, che molto spesso è molto diverso dal modo di vedere e di gestire di un figlio. Se andassi a pranzo col papà di Leao non so cosa gli chiederei, lo pregherei di accettare il Milan e gli farei capire quanto è amato il figlio. Io credo che Leao dice al papà le stesse cose che gli direi io, e il papà gli risponde come risponderebbe a me, cioè valutando nell’insieme tutte le opportunità economiche. La cosa più incredibile che è successa in questi tre anni è che il Milan è tornato ad essere un grande club, con grande credibilità e competitività, in Italia ed in Europa. Ha vinto uno scudetto, ha fatto un secondo posto, ora è ancora ai vertici e ora ha ricominciato a frequentare abitualmente la Champions, cosa che aveva smesso di fare. I tifosi perché sono spesso così esigenti e critici all’esasperazione? Perché quando sei stato nel baratro se sbagli due partite di fila ti sembra sempre che ci puoi cascare da un momento all’altro, sprofondare di nuovo nell’inferno in cui siamo stati per sette anni. Io questa percezione e questa paura non ce l’ho, perché mi fido di Maldini e Massara, mi fido di Pioli e mi fido della squadra. Ma capisco che il tifoso possa avere un po’ di paura quando non vinci a Cremona, perdi a Torino, fai fatica ad Empoli, fai fatica a Verona, fai fatica con lo Spezia e con la Fiorentina. Pensi “Oddio, cosa succede?”. Però tutti fanno fatica e nel frattempo sei comunque secondo, gli altri no”.