Giampaolo, il deficit d'esperienza e il vero gap tra Milan e Inter

Giampaolo, il deficit d'esperienza e il vero gap tra Milan e InterMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
domenica 22 settembre 2019, 21:00Primo Piano
di Luca Vendrame

Il Milan ha perso il derby e lo ha fatto male, giocando un calcio lento e in evidente fase embrionale. Se Conte pare debba lavorare solo sul gioco della sua Inter, Marco Giampaolo sembra stia ancora lavorando sui principi di gioco. Un gradino più indietro concettualmente parlando, ma distanti anni luce nell’applicazione dei precetti dei propri allenatori. E in campo si è visto.

LA DENUNCIA – “La differenza tra Milan e Inter è il vissuto, è l'esperienza. Noi abbiamo 22enni, loro hanno 30enni. La squadra ha fatto una partita migliore delle altre. Ce la siamo giocata, con le difficoltà che abbiamo” diceva Marco Giampaolo ieri sera, nel post partita. La pubblica ammissione di un deficit d’esperienza palesa una carenza non di poco conto nella tenuta mentale e nervoso della squadra. Un gap che non si può colmare con il lavoro, con le idee o con la mentalità. Dichiarazioni di questo tipo denotano un’incompiutezza in sede di mercato da parte della dirigenza.

IPSE DIXIT – Che però l’esperienza fosse una lacuna della squadra era cosa già nota: “La strategia aziendale è quella. Ma questo è il Milan. Vanno bene i giovani, ma ci devono essere giocatori con esperienza e forza. Qualcuno lo abbiamo in squadra, qualche giovane che è diventato leader. È un bel mix. Abbiamo tanti giovani, forse sarebbe stato un bene avere qualche esperto in più. Siamo convinti che si migliorerà tanto. Anche il nostro gioco migliorerà e il Milan tornerà dove deve stare, ma siamo dentro un processo a gradi” diceva Zvonimir Boban non più lontano di 20 giorni fa, alla chiusura del calciomercato. Solo 3 settimane fa, nel mezzo delle quali vi è stata anche la pausa delle nazionali: la logica suggerisce che la dirigenza fosse al corrente che per il progetto intrapreso sia richiesto del tempo. Però lo stesso dirigente croato aveva concluso la sua intervista a Sky dicendo: “I milanisti aspettano da tanto. Né io né Paolo vogliamo aspettare tanto per far sì che succedano delle grandi cose. Non possiamo accettare di navigare a metà classifica.  Dobbiamo avere le ambizioni giuste. Non si arriva in un giorno ai livelli dove si era una volta.” E quindi?

LA SCELTA PIU’ SAGGIA – Se la logica suggerisce che la dirigenza fosse al corrente che per il progetto intrapreso fosse richiesto del tempo, la stessa logica ci dice anche che se è in parte fisiologico il periodo di difficoltà dovuto al cambio di filosofia di gioco, parte di queste difficoltà sono responsabilità della dirigenza stessa, che proprio per questo non può imputare più colpe al proprio mister di quante non ne debba imputare a sé stessa. Il risultatismo è un modus pensandi classico italiano, ma se si è scelta la linea di pensiero di Marco Giampaolo è per arrivare al risultato attraverso un percorso che richiede un profondo cambiamento. Da anni il Milan fino a mister Gattuso ha giocato di rimessa, e spesso gli ex allenatori rossoneri sono stati criticati per questo; gli stessi uomini della stagione passata (salvo qualche nuovo acquisto) si stanno adattando ad avere in mano il pallino del gioco e l’inerzia della partita, con difese di fronte a loro schierate e spazi chiusi. Non continuare a lavorare sull’eredità degli allenatori precedenti ma iniziare da zero non è di certo un aiuto a mister Giampaolo, ma la fretta è da sempre cattiva consigliera e se si è scelto questo tipo di percorso, la scelta più logica e saggia è quella di crederci fino in fondo.