I dubbi sul futuro del Milan, tra scatole cinesi e società offshore: ma scenari simili si sono già visti...
Dubbi, perplessità, incertezze. Nonostante le due caparre da 100 milioni già intascate da Fininvest e versate da Sino-Europe Sports per l'acquisizione dell'A.C. Milan, i documenti pubblicati ieri dal sito calcioefinanza.it relativi al secondo versamento effettuato dalla cordata cinese hanno scatenato ulteriori voci e discussioni sulla provenienza del denaro finito nelle casse della holding detentrice del reparto azionario della famiglia Berlusconi. 102 milioni di euro finanziati dalla società offshore Willy Shine International Holdings Limited, con sede nelle Isole Vergini e dunque non in Cina, e girati alla Rossoneri Champion: uno scenario tuttavia verificatosi, nonostante le tante polemiche emerse, in più situazioni, compresa quella relativa all'allora Inter di Erick Thohir e non solo.
SCATOLE CINESI - Poco meno di un anno fa, infatti, si parlava allo stesso modo delle "scatole cinesi" relative al tycoon indonesiano nerazzurro localizzate nelle Cayman; oppure, tornando indietro nel tempo, di una piccola percentuale di Internazionale Holding (con Massimo Moratti a capo) detenuta da una società lussemburghese, Hellas Sport International, con holding residente sempre nelle Isole Vergini. Una situazione, insomma, non nuova a Milano, nè tantomeno in Premier League, dove Manchester United, Tottenham, Leicester e non solo possiedono veri e propri paradisi fiscali, sparsi tra Cayman, onnipresenti Isole Vergini e Bahamas. Società che, anche nel caso relativo al Milan, non sono soggette ai vincoli del governo di Pechino sull’esportazione di capitali.
FIDUCIA - Normale, dopo lunghi mesi di trattativa e continui rinvii, nutrire un pizzico di diffidenza nei confronti dell'operazione che dovrebbe portare il Milan in mani cinesi entro il prossimo 3 marzo. I capitali utilizzati per pagare la caparra, sempre secondo quanto riportato da calcioefinanza.it, sarebbero integralmente firmati Sino-Europe Sports, aspetto che può tranquillizzare sulla solidità della cordata compreso il velo caduto su Huarong, importante colosso da 11,3 milioni di euro membro di SES. La voglia di Berlusconi di concedere continui rinvii per consentire ai cinesi di attendere tutte le autorizzazioni necessarie per l'arrivo dei capitali in Europa, inoltre, lascia intendere come il presidente rosssonero sia certo nei confronti della serietà e affidabilità della cordata, con 200 milioni di euro già versati nelle casse di Fininvest che, in caso di inattesa, mancata conclusione della trattativa, non rimarrebbero che nelle tasche della holding della famiglia Berlusconi, nonchè sostanzialmente persi dal gruppo cinese. Motivi in più per attendere con fiducia, senza eccessiva paura, un matrimonio che s'ha da fare.
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