Il problema non è il VAR, ma la mancanza di uniformità. Come Banti e Guida sono andati contro il Protocollo, spiegato nel dettaglio

Il problema non è il VAR, ma la mancanza di uniformità. Come Banti e Guida sono andati contro il Protocollo, spiegato nel dettaglioMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 14 marzo 2023, 12:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Andando oltre la grigia prestazione dei rossoneri in Milan-Salernitana, con questo articolo che non vuole giustificare/assolvere/sminuire l'ennesimo scivolone stagionale della squadra e di mister Pioli, è altresì giusto analizzare, per correttezza nei confronti dei tifosi rossoneri e dei quasi 72mila paganti presenti ieri sera a San Siro, l'ennesimo disastro arbitrale italiano, con decisioni tra arbitro di campo e VAR, in attesa che vengano resi pubblici questi benedetti dialoghi tra sala video e direttore di gara in tempo reale come avviene in tantissimi altri sport, che hanno creato ulteriore confusione su quello che è il protocollo VAR e sulle possibilità di intervento degli arbitri al monitor rispetto a quelle che sono le decisioni prese dal fischietto in campo.

Senza voler scadere nel vittimismo o nel fastidioso "noi contro tutti", è comunque lampante come negli ultimi anni il tifoso rossonero abbia letteralmente assistito a diversi casi "da giurisprudenza" ai danni della propria squadra. Dal famoso "Mi sembra strano eh" di Ibra che alle orecchie di Maresca diventa un "Sei un bastardo" con conseguente espulsione diretta. La casistica della condotta irriguardosa e/o ingiuriosa nei confronti del direttore di gara comporta una squalifica dai campi di almeno due giornate. Il responso del Giudice Sportivo ai tempi? Una sola giornata di squalifica a Ibra (?) per, udite udite, "critica irrispettosa”. Casistica che semplicemente non è mai esistita e che denota il forte imbarazzo del Giudice Mastrangelo nel dover risolvere il problema creato dal signor Maresca.

Finita qui? Neanche per sogno. Vogliamo citare il fuorigioco geografico di Giroud in Milan-Napoli, unico caso al mondo in cui viene punito un giocatore in offside per essersi completamente disinteressato del pallone, provando anzi a togliersi il più possibile di dosso dall'avversario allargando le gambe in modo che da terra potesse intervenire? Andiamo oltre? Senza voler scomodare il "Serra-gate", con giocatori e ambiente rossonero che hanno accettato l'errore macroscopico del fischietto (mandato poi al macello dall'AIA tra interviste e scuse di vertici arbitrali prima offerte e poi ritirate, a dimostrazione di come questa componente fondamentale del gioco del calcio mediaticamente sia ancora sotto lo zero) uno dei casi più incredibili degli ultimi anni riguarda quello del gol di mano di Udogie a San Siro. Il terzino sinistro bianconero mise la palla in porta di braccio, tant'è che neanche esultò dopo la rete. Era una situazione chiara, palese. Il VAR però non intervenne e alcuni giorni dopo il designatore Rocchi difese la scelta (!) spiegando che siccome non esisteva un'immagine chiara (!!) era giusto lasciare il gol (di mano!!!) senza intervenire (!!!!). Una follia, il cavillo per cercare di coprire un errore macroscopico, l'ennesima dimostrazione di come per AIA e affini ci sia una strada enorme da percorrere per capire come raccontarsi e spiegarsi al grande pubblico. Perché non basta piazzare in punti strategici vari "divulgatori" se poi la linea da imporre è sempre quella pro arbitro, magari anche a discapito della tecnologia. 

Finito il lungo preambolo, ma necessario, arriviamo a ieri: sono due gli episodi che hanno fatto storcere il naso (eufemismo) al popolo rossonero, e sono strettamente legati tra loro. Vediamoli nel dettaglio: al minuto 64 del match, parziale sull'1-1, Theo Hernandez riceve palla sulla trequarti, con il controllo dribbla il primo avversario e si infila in area di rigore a gran velocità. Coulibaly gli va addosso buttandolo a terra, in un contatto che vede il giocatore della Salernitana provare a raggiungere la palla con il piede destro, mancando però la sfera e trovando solo la gamba del terzino del Milan. La Penna, posizionato dietro i due calciatori, fa segno immediatamente che non si tratta di calcio di rigore nonostante le forti (e fondate) proteste dei rossoneri. Dal replay si vede come il numero 26 tocchi il ginocchio di Theo. In queste situazioni, ci spiegano da tempo, il VAR non interviene perché su contatti che non siano chiaro ed evidente errore rimane la decisione dell'arbitro di campo: dalla sala VAR non devono scomodarsi quindi per intensità del contatto e cose simili. Per alcuni poteva essere rigore, per altri no (come l'arbitro), lo si accetta e si continua perché è una situazione interpretativa.

Si arriva quindi all'episodio che cambia tutto: al minuto 70 De Ketelaere, al limite, imbuca per Bennacer dentro l'area. L'algerino è rapido a mettersi davanti a Bradaric, che gli mette una mano sul braccio e lo tocca (su questo torniamo a brevissimo) sulla gamba. L'arbitro anche qui non ha dubbi: così come qualche minuto prima si era affrettato a gesticolare chiaramente per dire che non ci fosse nulla ora invece indica senza nessun tipo di dubbio il dischetto del rigore. Anche qui, situazione di contatti e di intensità: come prima l'episodio è interpretativo, per qualcuno ci può stare e per qualcuno no. Esattamente come per il fallo/non fallo su Theo non abbiamo davanti una situazione oggettiva da analizzare, e quindi la decisione sta tutta all'arbitro di campo, senza che il VAR intervenga. O meglio, questo è quello che dice il protocollo, che ora andiamo a vedere nel dettaglio prima di arrivare alla conclusione. È necessario per avere a disposizione tutti gli strumenti necessari per analizzare al meglio le due situazioni ed arrivare al dunque. 

Il protocollo VAR, redatto dall'IFAB, si basa su 11 principi. Andiamo a vedere nel dettaglio quelli che riguardano le due situazioni di ieri.

1- Un VAR è un ufficiale di gara, con accesso indipendente ai filmati della gara, che può assistere l'arbitro solo in caso di "CHIARO ED EVIDENTE ERRORE" [...].

3- La decisione iniziale assunta dall'arbitro non sarà modificata a meno che la revisione video non mostri PALESEMENTE che la decisione era un "CHIARO ED EVIDENTE ERRORE".

Per far sì che ci sia questa condizione, parlando di rigori assegnati/non assegnati, è necessario che ci sia stato o un contatto non visto dall'arbitro (non è questo il caso), o che l'arbitro fischi un rigore per un contatto che non c'è. Ma anche questo non è il caso, visto che il contatto tra Bradaric e Bennacer C'È. Come per l'intervento su Theo, si può parlare di discrezionalità, letture dell'episodio, INTERPRETAZIONE. È quindi necessario che, come impone il protocollo, venga lasciata la decisione di campo dell'arbitro in quanto nessuna delle due situazioni analizzate rappresenta un CHIARO ED EVIDENTE ERRORE.

E invece cos'è successo ieri? Che La Penna, dopo aver assegnato il penalty ai rossoneri, è stato richiamato all'On Field Review dalla sala VAR, per andare a giudicare un contatto che c'è stato, dovendo prendere la decisione su quella che è stata l'intensità dello stesso. Al termine dell'OFR l'arbitro toglie il rigore, senza però ammonire Bennacer per simulazione. Se il calcio di rigore lo togli per un qualcosa di oggettivo, come può allora non essere simulazione (ma ci può essere simulazione se c'è un contatto? Al massimo si può accentuare, ma non è materia per il VAR)? E quindi si rimane nel solito limbo, nel caos, nel dover sperare di essere fortunati nel trovare direttori di gara abili nell'utilizzare un qualcosa che può inevitabilmente indirizzare le partite. Ieri sera invece chi era in sala VAR è andato in modo palese e cristallino, o chiaro ed evidente se preferite, contro il protocollo.

 A questo punto è palpabile che siamo di fronte ad un cortocircuito, l'ennesimo. Ancora una volta non c'è uniformità di utilizzo di uno strumento meraviglioso, che in pochi anni ha dimostrato di essere assolutamente necessario per il corretto e sano svolgimento di una partita di calcio ad alti livelli. In un mondo normale oggi ci si aspetterebbe una dichiarazione dei vertici arbitrali italiani per provare a spiegare (scusate, giustificare) l'ennesimo disastro interpretativo andato in scena davanti a milioni e milioni di tifosi. Ma noi siamo il paese più bello del mondo (così dicono), non il più normale.