Il tetto del mondo, il Milan e la parabola discendente: quarant'anni di Ronaldino, dalle magie fino al carcere

Il tetto del mondo, il Milan e la parabola discendente: quarant'anni di Ronaldino, dalle magie fino al carcereMilanNews.it
© foto di Filippo Gabutti
sabato 21 marzo 2020, 20:00Primo Piano
di Matteo Calcagni

Ronaldo de Assis Moreira è stato, per tanti trentenni e neo quarantenni, quello che i vari Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar rappresentano ora per i ragazzi. A metà degli anni 2000 il brasiliano era tra i calciatori più forti del pianeta, forse il più forte in assoluto, tanto da essere sostanzialmente immarcabile: nel 2005 è stato premiato col Pallone d'Oro, l'anno successivo ha trionfato in Champions League dopo aver eliminato il Milan in semifinale. Ecco, il Milan: Ronaldinho è stato per anni un sogno per la tifoseria, un sogno esaudito nel 2008, in una fase di certo discendente della sua carriera, ma questo non frenò in alcun modo l'entusiasmo. I milanisti accolsero il Gaucho come una vera e propria star, una stella che fu in grado di regalare ancora gioia e spettacolo per due stagioni, con Ancelotti e Leonardo alla guida, poi il declino si avvertì in maniera sensibile e l'addio divenne inevitabile.

IL MILAN - In tre stagioni il brasiliano ha realizzato ventisei reti in rossonero, servendo anche ventotto assist. L'annata più prolifica, e quella in cui si è espresso al meglio, è stata il 2009/10 con Leonardo in panchina. Nel campionato precedente, quando al Milan c'era ancora Ancelotti, l'asso verdeoro trovò meno spazio e convinse solo a tratti. Il connazionale fu in grado di rilanciarlo, cambiando modulo e piazzandolo a sinistra nell'indimenticato 4-2-fantasia: Ronaldinho in quel campionato giocò 36 partite su 38, facendo la differenza anche in Champions League. Quel Milan lottò a lungo per lo scudetto, salvo arrendersi in primavere a seguito degli infortuni di Pato e Nesta. Con l'addio di Leonardo si ruppe qualcosa e il brasiliano non fu più lo stesso: nell'estate 2010, oltre ad Allegri, arrivarono nuovi giocatori come Ibrahimovic, Robinho e Boateng: la concorrenza aumentò, la sintonia con l'allenatore livornese non scattò e dopo le prime partite da titolare arrivò una lunga serie di panchine. A peggiorare la situazione a novembre ci fu un'uscita notturna non gradita da Allegri, il quale accusò pubblicamente il brasiliano con queste parole: "Non sono orari compatibili con quelli di un atleta". A gennaio il giocatore fu ceduto alla Fluminense dove restò fino al 2012, poi arrivarono le esperienze con l'Atletico Mineiro, il Querétaro e la Fluminense.

QUARANT'ANNI - Oggi, 21 marzo 2020, Ronaldinho ha compiuto quarant'anni. Questo importante traguardo arriva a meno di due anni dal ritiro agonistico, ma scatta in un momento molto triste, non solo per la pandemia Coronavirus. Il brasiliano non ha festeggiato con parenti e amici ma in carcere, in Paraguay, dove è detenuto per passaporto falso e riciclaggio. L'ex campione verdeoro si trova nella struttura di Asuncion dai primi del mese insieme al fratello, e agente, che anche in Italia abbiamo imparato a conoscere, Roberto de Assis. Ma i guai per Dinho non sono certamente iniziati quest'anno: ne 2015 fu multato dal tribunale di giustizia per la costruzione di una piattaforma da pesca abusiva a Porto Alegre, una somma non pagata che è poi cresciuta a livello esponenziale. Nel 2018 la stampa brasiliana ha sostenuto che il Gaucho avesse soltanto 6 euro sul suo conto in banca nonostante gli ingaggi faraonici e le sponsorizzazioni monstre (come quella con la Nike). Nel 2019, in presunta ristrettezza economica, il classe '80 ha regalato due tavoli da Teqball personalizzati all'amico Maradona, un episodio che ha generato dubbi diffusi dopo le notizie sul lastrico. Un anno dopo arriva la galera, con accuse pesantissime: un declino incredibile se pensiamo a cos'era Ronaldinho un decennio fa. Il sorriso però continua a non mancare, così come l'amore per il calcio, confermato dalla partecipazione e la vittoria al torneo futsal carcerario, dove ha offerto spettacolo come faceva in passato. Perché una stella, anche se offuscata, a tratti riesce comunque a risplendere.