Investcorp-Milan, il punto della situazione: tutti i dettagli ed i passaggi della trattativa con Elliott

Investcorp-Milan, il punto della situazione: tutti i dettagli ed i passaggi della trattativa con Elliott
© foto di Investcorp
giovedì 28 aprile 2022, 20:00Primo Piano
di Nicholas Reitano

Esattamente quattordici giorni fa, la redazione di Reuters, come un fulmine a ciel sereno, lanciò la notizia della trattativa in corso per la cessione delle quote di maggioranza del Milan tra Elliott, attuale proprietario del club di via Aldo Rossi, ed Investcorp, fondo sovrano del Bahrein (con un AUM da più di 30 milioni) gestito da Muhammad Al-Ardhi, per cifre attorno al miliardo di euro. Un annuncio che ha fatto il giro del mondo sin dalle prime ore del comunicato dei colleghi britannici e che non ha mai trovato delle smentite da ambo le parti, bensì solo dei "no comment": risposte, ovviamente, di circostanza nel rispetto dei patti di segretezza e della policy di privacy tra le parti. Una mancata sconfessione, quindi, che ha permesso a molti addetti ai lavori di investigare ulteriormente sui dettagli di questo affare da nove zeri. Ed in questi giorni di indagine sono emerse molte novità…

La prima è quella legata alla presenza di Mubadala nella trattativa, holding degli Emirati Arabi Uniti che si è rivelata essere una forte sostenitrice della società di Manama. Il colosso di Abu Dhabi è controllato direttamente dal governo locale (bisogna ricordare che nello Stato emiratino vige la monarchia assoluta). Sotto la figura del Presidente, Khalifa bin Zayid Al-Nahyan, bisogna analizzare un membro della famiglia reale che ha particolare rilevanza in questa trattativa: il figlio Muhammad, chairman del fondo sovrano, e figura che si sta occupando in prima persona della buona riuscita della trattativa con i colleghi bahreiniti. Mubadala, ricordiamo, investe localmente in molti progetti ed in settori diversi (undici per la precisione) come, ad esempio, la tecnologia e l'industria (circa il 60% delle entrate), l’energia (circa il 15%), le infrastrutture e l'aeronautica (anch'essi circa il 15%) e le telecomunicazioni (e possiede oltre 200 miliardi di dollari di asset in gestione in più di 50 paesi). Dunque, ricapitolando, una possibile cooperazione in partenariato con Investgroup - già avvenuta nel 2017, quando Mubadala acquisì una quota di partecipazione del 20% in Investcorp - potrebbe portare il Milan all’interno della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti, che vede, in gestione separata, il dominio nel calcio moderno con il fratello del Presidente, lo sceicco Mansour, proprietario del Manchester City (e del "City Football Group", holding company creata nel 2013) con Khaldun Khalifa Al-Mubarak.

La seconda, invece, è quella relativa alla lunghezza ed alle modalità del progetto del nuovo fondo, con il nuovo stadio come obiettivo cardinale. Stando a quanto ci risulta, di fatto, la holding del Bahrein punterebbe a trattenere le quote di maggioranza nel Milan su medio-lungo periodo, in modo da garantire una sana valorizzazione al club ed una conseguente internazionalizzazione del brand. Il modello di sostenibilità creato da Elliott con il Milan è stato fonte d’ispirazione e di futura strategia per Investcorp. Un prosieguo di economia verde che garantirebbe una crescita tangibile e pulita di una squadra che sta risalendo la china dopo una brusca scomparsa dai radar europei. Per questo, la costruzione del nuovo impianto (che potrà essere realizzato in collaborazione con l’Inter o in solitaria qualora i nerazzurri non dovessero dare garanzie) sarà il fiore all’occhiello della società del Golfo. Così come il potenziamento delle strutture sotto proprietà del club - vedi Milanello, il centro sportivo Vismara (sede del settore giovanile rossonero), Milan Lab, il convitto e le scuole calcio nel mondo. Assets fondamentali che porterebbero, in ogni caso, ed a stretto giro, ad una sicura plusvalenza - al netto, ovviamente, dei risultati sportivi che i rossoneri otterranno nei prossimi anni.

L’ultima, e più recente, è quella relativa ai dettagli contrattuali dell’affare ed alle date di scadenza. Come ci è stato confermato da più fonti nelle scorse ore, le cifre per la cessione del Milan si aggirano intorno agli 1.1 miliardi di euro (l’importo potrebbe essere maggiore - ma attendiamo conferme - a causa dei debiti che i rossoneri hanno presentato nel bilancio dello scorso anno, i quali ammontano a circa 101.6 milioni di euro, che però saranno dimezzati il prossimo 30 giugno). La due diligence, ossia la verifica dei conti, è agli atti conclusivi, con il signing (un accordo scritto tra le due parti che serve a formalizzare le cifre e le clausole pattuite) che potrebbe avvenire già nella giornata di domani (anche se fonti commentano con un "difficile") o, in alternativa più plausibile, nei primi giorni della prossima settimana, quando gli uffici di Londra di Elliott ed Investcorp riapriranno i battenti dopo il weekend. Il closing, ultimo passaggio, potrebbe arrivare tra la fine del campionato e quella dell’anno sportivo 2021/22, momento in cui bisognerà pensare anche ai rinnovi del direttore sportivo, Frederic Massara, e di quello tecnico, Paolo Maldini. Entrambi, insieme a Moncada, vanno verso la conferma. Punto di domanda, infine, sul futuro di Ivan Gazidis, uomo di fiducia di Elliott ed attuale CEO rossonero, che chiarirà la sua posizione solamente a passaggio di testimoni completato. 

Il Milan, dunque, si prepara a migliorare il suo arabo. Nonostante il Diavolo sia comunque una delle squadre più seguite nella zona del Golfo (la compagine di Mister Pioli quest’anno ha potuto contare su un seguito di quasi 600mila persone - nella regione MENA - durante le partite, per un complessivo di più di 20 milioni da inizio stagione), la nuova dirigenza potrà affinare il vocabolario economico del club e dare nuova linfa alla valorizzazione del brand rossonero nel mondo mediorientale (in particolare negli Emirati Arabi Uniti, dove un abitante su quattro è tifoso o simpatizzante del Milan: circa 2.5 milioni di abitanti su 9.89 totali, ndr). Dopo l’italiano, il cinese e l’inglese, ora - per la prima volta nella storia della Serie A e del club meneghino - ci sarà la lingua coranica a dar testo alle future, ci si augura, imprese del terzo club più titolato al mondo.