Maldini-Massara, Elliott-RedBird: un passo indietro per farne tanti in avanti. Il mondo Milan non aspetta altro

Maldini-Massara, Elliott-RedBird: un passo indietro per farne tanti in avanti. Il mondo Milan non aspetta altroMilanNews.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
venerdì 17 giugno 2022, 14:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Maldini, Massara e i rinnovi: è questo il tormentone che accompagna il mondo Milan da qualche settimana. I due dirigenti rossoneri, freschi vincitori di uno Scudetto che certifica, senza più nessun dubbio, la bontà del loro lavoro (insieme a quello di Pioli, dei giocatori e della società), al 30 giugno vedranno scadere il loro contratto con il club di via Aldo Rossi.

È una situazione sinceramente strana da spiegare o provare a raccontare, anche perché arrivano rassicurazioni da tutti i fronti: le parti in causa, Maldini-Massara ed Elliott-RedBird, vogliono il bene del Milan ed è questa la base su cui partire e costruire un discorso. A 13 giorni però dalla fine ufficiale del mandato dell’area tecnica le firme però non sono ancora arrivate e questo è un dato di fatto.

In questa vicenda tre tappe “chiave” ad oggi sono tre:

L’intervista di Maldini alla Gazzetta, pochi giorni dopo l’incredibile festa rossonera per lo scudetto, in cui afferma senza peli sulla lingua: “Io e Massara siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato. Devo dire che per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l’amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi. Dico solo a parlare. Perché loro potrebbero anche dirci “il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare”. O può essere che io dica “la vostra strategia non mi piace”. Come ho detto a suo tempo a me piace essere una sorta di garanzia per il milanista. Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un’idea vincente. Non potrei mai farlo. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene".

Le prime dichiarazioni distensive di Scaroni a Sky qualche giorno dopo: “Oggi Paolo Maldini ha parlato con Gerry Cardinale. Si sono incontrati, gli ha parlato dei suoi progetti e mi sembra che abbia ottenuto un accordo generale. Mi aspetto che il Milan affronti questo mercato estivo con coraggio".

L’incontro con Cardinale, con il numero uno di RedBird che racconta, ormai una settimana fa, al Financial Times: “Per me era molto importante farlo [conquistare Maldini, ndr]. Alla fine abbiamo trascorso tre ore e mezza insieme... è stato fantastico".

Da allora però non si è più mosso nulla. Da Casa Milan assicurano che il duo, come sempre, è sempre molto attivo ed è concentrato sul proprio lavoro e sul mercato (le operazioni per Florenzi e Messias, anche se non ancora formalizzate, lo dimostrano): la situazione sembra paradossale e fuori dal comune anche per questo, mentre il mormorio del tifo rossonero si fa sempre più fitto.

Dopo un triennio del genere, in cui le divergenze (per usare un eufemismo) iniziali sono state accantonate per amore del progetto e del Milan, perdersi in un bicchiere d’acqua del genere lascia sicuramente un sorriso amaro stampato in faccia.

La “scusa” del closing di mezzo a rallentare qualsiasi tipo di operazione regge fino ad un certo punto, soprattutto dopo le dichiarazioni al miele di Gerry Cardinale. La verità è che nel mondo del calcio, quindi un sottobosco con le proprie tempistiche e le proprie regole non scritte, arrivare con i due dirigenti campioni d’Italia, uomini immagine da anni, con il contratto in scadenza al 17 di giugno è un autogol, mediatico ed organizzativo, evidente.

La gestione del Milan da parte di Elliott come “se fosse una semplice azienda”  ha dato dei risultati clamorosi sia a livello economico, riportando il club ad essere ormai autosostenibile ed instradandolo sul percorso giusto per provare a competere i con i top team europei nel corso dei prossimi anni, sia a livello sportivo, ma lì grazie soprattutto al lavoro dell’area tecnica.

È chiaro quindi per il fondo della famiglia Singer questa situazione non abbia nulla di strano, ma rientra tutto nei tempi e nelle situazioni del mondo degli affari. L’osservazione che si può fare in questo caso è che, al netto di come la strategia di Elliott di approcciarsi così al calcio abbia dato grandissimi risultati, c’è sempre margine per migliorare. E qui di margine ce n’è parecchio.

Di norma non ci sarebbe niente di male considerare due dirigenti come "semplici dipendenti", ma quando parli di un Maldini in funzione del Milan la situazione allora cambia e non si può che prenderne atto. Tutto questo preambolo per dire che da fuori sembra quasi assurdo non aver rinnovato Paolo Maldini (e ovviamente il suo ottimo collega Massara) già mesi fa. Ma non per qualche diritto divino o semplice riconoscenza, ma per la bontà del lavoro fatto: squadra riportata in Champions League e sempre in lotta per il primo posto in campionato, il tutto agendo sempre nei rigidi parametri finanziari imposti (e poi ovviamente accettati dal duo) dalla società. Dopo la vicenda Rangnick sembrava che tutti avessero fatto un passo indietro e che ci fosse stato uno “snellimento” nell’iter decisionale del club, ma questa situazione mette in mostra di nuovo alcune "storture" nel modus operandi del fondo Elliott.

A tredici giorni dal termine ufficiale della stagione l’auspicio è che si possa arrivare al più presto a queste tante agognate firme, per dare un segnale a tutto l'ambiente e poter proseguire con serenità in questo percorso che nel giro di pochissimo tempo ha portato il Milan da stagioni anonime al diciannovesimo Scudetto vinto con grandissimo merito. Tutto il mondo rossonero non aspetta altro.