Marchetti, Serra e non solo: tutti gli errori arbitrali che, regolamento alla mano, hanno condizionato il campionato del Milan

È sottile, sottilissimo il filo della percezione tra scusa e alibi: vi è chi, a priori, rifiuta il concetto della giustificazione per il mancato raggiungimento di un risultato e vi è invece chi lo valuta come unico percorso per spiegare le cause di un evento negativo. La scienza esatta, in questo senso, non esiste ma filosoficamente si potrebbe dire che il concetto di ‘giusto mezzo’ dovrebbe essere l’atteggiamento guida di ogni tifoso o addetto ai lavori. Alcuni eventi, tuttavia, sono impossibili da affrontare con questa filosofia e parimenti sono da valutare in relazione ai danni e alle perdite che causano: gli errori arbitrali occorsi al Milan in questo campionato, oggettivamente, sono incontestabili ed è altrettanto incontestabile che questi abbiano portato la squadra di Pioli a reclamare punti preziosissimi che nessuno gli restituirà.
Al di là del fatto che spesso gli errori arbitrali siano coincisi con bruttissime prestazioni da parte del Milan, da regolamento non esiste una regola che giustifichi che giocare male debba portare a una sconfitta meritata e decisa da sviste arbitrali del direttore di gara. Giocare male e vincere è un abitudine compassata nella storia del calcio, sia passata che recente, e questa routine non meritocratica non deve essere spezzata da eventi terzi e evitabili. Questa introduzione, chiaramente, vuol far passare il messaggio che parlare e soffermarsi su episodi arbitrali non è di certo un esercizio piacevole: il rischio che la discussione scada nel complottismo spicciolo, infatti, è considerevole, ma dall’altra parte è sicuramente importante analizzare, regolamento alla mano e con oggettività, episodi che nel bene o nel male possono decidere una partita, com’è successo nella serata di ieri a San Siro o nella gara con lo Spezia.
Il fischio dell’arbitro Serra che ha negato il gol di Messias nei minuti di recupero è tranquillamente considerabile come l’episodio arbitrale sfortunato che più ha impattato su un match del Milan ma anche la svista sul gol di mano di Udogie è un errore da matita rossa e ingiustificabile. Questi due errori marchiani, nel corso di questa stagione, si aggiungono ad altre decisioni controverse e inspiegabili che, in un modo o nell’altro, hanno danneggiato un Milan in lotta meritatamente per la vittoria del campionato. Ripercorriamo queste tappe.
ATALANTA – Al Gewiss Stadium il Milan gioca una delle migliori partite stagionali, e infatti si ritrova, a pochi minuti dalla fine, in vantaggio con un netto 3-0. Nel finale l’Atalanta riapre il match su rigore (giusto assegnare il penalty sul tocco di mano di Messias) e addirittura trova il 3-2 qualche minuto dopo, “rischiando” così di riacciuffare una sfida che sembrava ormai chiusa. Grandi proteste tra i giocatori del Milan sulla rete di Pasalic per il precedente, ed evidente, fallo di Duvan Zapata su Messias nei pressi dell’area di rigore rossonera. Errore marchiano del direttore di gara che non registra l’irregolarità dell’atalantino ed errore anche del VAR che non interviene nonostante il chiaro ed evidente errore di Di Bello. Il Milan vince comunque 3-2, ma il rischio di ribaltare la partita c’è stato. Il giorno successivo Gianluca Rocchi, attuale designatore arbitrale in Serie A, intervistato dal Corriere dello Sport ha commentato così l’episodio: “Da annullare il 2-3 dell’Atalanta contro il Milan. Il fallo su Messias? Ci sono casi oggettivi in cui il VAR deve intervenire”.
HELLAS VERONA – Al minuto 24 di Milan-Hellas Verona, con gli ospiti già in vantaggio per 1-0, il direttore di gara assegna un penalty per gli scaligeri, poi trasformato da Barak. Risultato di 2-0 dopo poco più di 20 minuti di gioco, partita completamente in salita per i rossoneri. Anche qui, l’errore della squadra arbitrale è evidente e ingiustificabile, ma è figlio di una situazione poco chiara. La massima punizione era stata fischiata dal signor Prontera in seguito ad un intervento di Romagnoli su Kalinic al limite dell’area piccola: nel momento della decisione le immagini passate in TV, e di conseguenza si presume anche in sala VAR, non riprendevano l’azione da una posizione ottimale. Nei primi minuti del secondo tempo però “salta fuori” un nuovo replay, in cui è chiaro come il fallo sia netto, ma al contrario! È l’attaccante croato a commettere una chiara irregolarità nei confronti del capitano rossonero: non era calcio di rigore, ma bensì fallo in attacco. La squadra allenata da mister Pioli però riesce lo stesso a ribaltare la partita con un 3-2 che regala i tre punti. Quello di Prontera però è stato un fischio che ha rischiato sul serio di condizionare in modo irrimediabile la partita.
ROMA – Partita d’andata all’Olimpico, l’arbitro Maresca, non nuovo a prestazioni insufficienti, con una sola scelta condiziona sia il match contro i giallorossi che il derby della giornata successiva. A metà della ripresa Theo Hernandezviene espulso per doppia ammonizione (giuste), ma la seconda non sarebbe mai dovuta esserci: l’azione che porta al provvedimento disciplinare per il francese nasce da un chiaro fallo a centrocampo su Krunic, proprio sotto gli occhi del fischietto campano che tra lo stupore di tutti i giocatori non ferma il gioco. Milan quindi in 10 per una buona mezz’ora, con il rischio che la partita, fino a quel momento mai stata in discussione con il dominio incontrastato dei rossoneri, venisse riaperta. Da segnalare nel finale un intervento folle di Veretout su Tonali: il centrocampista giallorosso tira un vero e proprio calcio “punitivo”, da dietro e con una vigoria sproporzionata, al numero 8 rossonero. Maresca non lo espelle ma lo ammonisce soltanto.
NAPOLI – Il gol del vantaggio partenopeo nasce da una svista dell’assistente, che assegna una rimessa laterale agli ospiti invece che ai rossoneri. Ma il fattaccio vero e proprio arriva nel finale, quando l’arbitro Massa annulla il gol del pareggio di Franck Kessie per una posizione di “fuorigioco” di Olivier Giroud. Oltre al danno, anche la beffa. Dopo le naturali polemiche arrivate in seguito alla decisione infelice, l’AIA ha “fatto filtrare” un’interpretazione sulla regola del fuorigioco attivo/passivo, spiegando che “quando c'è un contatto fisico tra un giocatore in posizione geografica di fuorigioco e un difensore, l'attaccante è considerato in posizione irregolare, a prescindere dalla chiara intenzione di interferire con l'avversario. Il contatto, con l'aggiunta del movimento delle gambe di Giroud, tra il francese e Juan Jesus bastano per considerare corretto l'annullamento del gol dei rossoneri”. Ma tra quello che ha comunicato l'AIA e il regolamento c'è una grande incoerenza. Secondo il regolamento, un calciatore in posizione di fuorigioco nel momento in cui il pallone viene giocato o toccato da un suo compagno deve essere punito solamente se viene coinvolto nel gioco attivo. Da regolamento, quindi, la posizione di fuorigioco di un attaccante è da considerarsi attiva se interviene:
- Interferendo con il gioco, giocando o toccando il pallone passato o toccato da un compagno oppure
- Interferendo con un avversario: Impedendogli di giocare o di essere in grado di giocare il pallone, ostruendo chiaramente la linea di visione, o contendendogli il pallone, o tentando chiaramente di giocare il pallone che è vicino quando quest’azione impatta sull’avversario, o facendo un'evidente azione che chiaramente impatta sulla capacità dell’avversario di giocare il pallone.
In quel caso specifico Giroud lascia intervenire Juan Jesus senza cercare di ostacolarlo in nessun modo. Ricapitolando, giusta la chiamata del VAR per un’On Field Review, senza senso la decisione di Massa di annullare la rete e folle il tentativo di mettere una pezza dell’AIA con una “nota” che va in contrasto con il regolamento scritto. Insomma, un bel pasticcio che ha penalizzato il Milan in uno scontro diretto.
SPEZIA - Nei minuti di recupero della sfida tra rossoneri e spezzini, risultato sull'1-1, Rebic riceve palla sulla trequarti in posizione più o meno centrale. Il croato si gira e prova a dirigersi verso la porta avversaria, ma viene atterrato fallosamente da un difensore dello Spezia; la palla prosegue la sua corsa e arriva a Messias in area di rigore, che si era già coordinato per il tiro di prima. Il brasiliano segna con un'ottima conclusione a giro che aveva lasciato di sasso Provedel, ma pochi secondi prima si è consumato il fattaccio: nel momento in cui il numero 30 rossonero era già partito con la gamba per concludere a rete l'arbitro fischia fallo su Rebic, rendendo così non valido il 2-1 dell'ex Crotone. Avete letto bene: l'arbitro, posizionato ottimamente e con un'ottima visuale sull'azione, ha fischiato fallo senza lasciare il vantaggio ai rossoneri e senza attendere la conclusione di una potenziale azione da gol. Dopo il fischio galeotto il direttore di gara si è subito accorto dell'incredibile sciocchezza commessa e si è scusato con i calciatori in campo, ma la sua è stata una decisione che ha deciso una partita.
UDINESE - Al minuto 66 di Milan-Udinese, dopo diversi minuti in cui i rossoneri esitavano a cercare il raddoppio, arriva il pareggio degli ospiti con Udogie che segna con un braccio dopo un batti e ribatti confuso in area rossonera. Lo stesso giocatore friulano, nell’esultanza, appare incredulo e la sua reazione ("Ho visto il guardalinee che era indeciso, però mi è andata bene”) è il contorno alle diverse proteste dei giocatori del Milan per l’irregolarità, che incontestabilmente c'è: Udogie, a contrasto in area piccola con Romagnoli, spinge con la mano sinistra il pallone nella porta avversaria difesa da Maignan. Incomprensibile, in questo senso, il successivo check del VAR che non ha portato all'annullamento del gol: dalle immagini l'irregolarità dell'attaccante è evidente ma il VAR Guida non nota l’errore grossolano e convalida il goal, poi assegnato dall’arbitro Marchetti. La svista, inevitabilmente, causa le ire dell’ambiente rossonero che alla fine del match reagisce a parole tramite l’intervento del Direttore Paolo Maldini ai microfoni di MilanTv: “Sia oggi che a Salerno siamo andati in vantaggio, che è la cosa più difficile, ma poi ci siamo fatti rimontare. Il VAR dovrebbe togliere i dubbi, usato così fa male perchè non è la prima volta. E' un episodio evidente, chi decide deve capire di calcio. E dico un'altra cosa: il Milan è in testa e non può avere sempre un arbitro esordiente a San Siro. Non è facile arbitrare a San Siro. Purtroppo l'arbitro ha fatto degli errori, si è giocato pochissimo". Parole chiare che trasportano il rimbombo della famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’elegante e ammirevole pazienza rossonera.
Tracciando un primo bilancio, basato su due fattori quali errori accertati e risultati al triplice fischio finale (non la prestazione in sé o altre eventuali occasioni occorse durante i singoli match), quindi i rossoneri possono reclamare circa 6 punti: 1 punto perso con il Napoli per il pareggio annullato a Kessie, 3 con lo Spezia per la rete annullata a Messias (che avrebbe quasi sicuramente chiuso i giochi) e 2 con l’Udinese per il gol di mano convalidato a Udogie. Come scritto in apertura, l’intento di questo pezzo non è quello di voler denunciare chissà quale complotto ai danni della squadra allenata da mister Pioli, ma semplicemente di sottolineare, regolamento alla mano, fatti oggettivi che hanno penalizzato (o hanno rischiato di farlo) i rossoneri durante questa stagione. D’altronde negli anni passati quello di evidenziare e tener conto di ogni rigore assegnato ai rossoneri (decisione giusta o sbagliata che fosse evidentemente non interessava) è stato un esercizio che ha tenuto impegnato gran parte dell’Italia calcistica, quindi ci viene da pensare che una puntualizzazione come questa (ma che a differenza delle altre è spiegata ed argomentata nel dettaglio) non è di certo da considerarsi fuori luogo. Vincere o pareggiare giocando male non è illegale ma perdere punti (o rischiare di farlo) per errori acclarati è ingiusto e compromette la regolarità di risultati che possono significare tanto sotto più punti di vista.

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