Milan, che disastro: l’attacco è il più debole delle top 5

Milan, che disastro: l’attacco è il più debole delle top 5MilanNews.it
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lunedì 20 marzo 2023, 14:00Primo Piano
di Redazione MilanNews

Il Milan sta passando un periodaccio, è acclarato. Il rendimento rossonero in Serie A in questo 2023 è duro e scarno, molto dispendioso e poco gratificante. Lo confermano i numeri impietosi che sono sotto gli occhi di tutti: 12 partite, di cui 4 vittorie, 3 pareggi e 5 (!) sconfitte; e 15 gol segnati, a fronte di 21 (!!) reti subite. Dei problemi difensivi del Milan si è detto e ridetto tanto, ma è giusto soffermarsi anche sulla sterilità del proprio reparto avanzato.

STERILITÀ

Posto che dietro ci sia ancora qualcosa da dover sistemare, tra equilibri e interpretazioni della fase difensiva, dei momenti e delle situazioni, davanti i numeri sono preoccupanti. Nel 2023, infatti, in Serie A i gol che sono arrivati dal reparto offensivo sono 5: 3 di Giroud, 1 di Origi e 1 di Ibrahimovic, su rigore. Volendo includere anche Rafael Leao tra gli attaccanti, si arriva a quota 7. Troppo poco per una squadra che ambisce a qualificarsi almeno alla Champions League, se non proprio difendere il tricolore cucito sul petto. Qualcosa che ormai suona verosimilmente impossibile, ma che a inizio gennaio non era così fuori dal mondo e anzi, vi era la convinzione che con un calo del Napoli (mai arrivato, a dire il vero) il Milan sarebbe tornato in corsa. La realtà dei fatti però ci ha presentato un Napoli in versione “Terminator” e un Milan in versione “terminato”. Fine dei giochi, per lo meno in ottica scudetto.

DR. JEKYLL E MR. CHAMPIONS LEAGUE

Eppure il Milan scarso non è. Non può esserlo una squadra che si qualifica ai quarti di finale di Champions League, per quanto pessimo possa essere il proprio rendimento in un determinato periodo. Il fatto che viene evidenziato da ciò che si vede in campo, però, ci dice che la squadra di Pioli abbia due volti. Quello del campionato, nel quale il contraccolpo psicologico della crisi del mese di gennaio ha visibilmente fatto perdere mordente e cattiveria al gruppo. E poi c’è quello della Champions League, che rivela una squadra unita, compatta e coesa; consapevole delle proprie qualità e dei propri limiti; operaia nell’esaltare i propri pregi e nascondere i propri difetti. La differenza, quindi, non può che stare tutta nella testa, è tutta mentale. Mister Pioli ha la responsabilità di dover rigenerare gli stimoli ad una squadra che di stimoli dovrebbe averne già di per sé, tra il rendere onore al tricolore cucito sul petto ed una qualificazione alla prossima Champions League tutt’altro che scontata. Anche se, tutto sommato, tutto torna: lo ha detto anche Zlatan che questa squadra sia troppo giovane e inesperta per giocare con lo scudetto sul petto, per tutta una questione di pressioni, aspettative e - fondamentalmente - di mentalità. Probabilmente è lì dove la dirigenza potrà (e forse dovrà) intervenire in sede di mercato, per dare alla giovane rosa rossonera quella dose di esperienza che fa fare la differenza nella gestione emotiva dei periodi più difficili, ma intanto di qui a fine stagione c’è bisogno che l’attacco del Milan si sblocchi definitivamente e magari con un Ibrahimovic in più, tra campo, allenamenti e spogliatoio, la musica cambierà di nuovo e il Milan tornerà a fare il Milan.

di Luca Vendrame