Pioli, tra i tanti meriti anche il convincimento di Zlatan: lo svedese racconta, il tecnico conferma

Le parole pronunciate da Zlatan Ibrahimovic risuonano ancora, come macigni, a testimonianza di una personalità che va oltre il mero concetto calcistico. Un campione a 360° lo svedese, come confermato nella bella intervista di Massimo Ambrosini a Sky Sport. Un passaggio fondamentale quanto accaduto dopo la conferma di Stefano Pioli. Il tecnico emiliano cercò di convincere l'attuale numero 11 a rinnovare, raccogliendo inizialmente i dubbi di Zlatan. Pioli però non si è arreso, ribadendo i concetti anche il giorno successivo, ma con più forza ed efficacia, facendo sì che nelle settimane successive il classe '81 firmasse un nuovo contratto.
LA CONFERMA DI PIOLI - L'allenatore rossonero, intervenuto in conferenza stampa, ha parlato proprio di quell'episodio, di fatto decisivo per la stagione sportiva in corso: "Con ogni giocatore cerco di essere diretto, quando parli col cuore vieni più facilmente ascoltato. Gli dissi che per quello che avevamo iniziato e dimostrato non sarebbe stato giusto interrompere, oltre a tutto il contributo che aveva datto. Gli dissi di pensarci bene e che io, Maldini, Massara e Gazidis avrebbero fatto di tutto per convincerlo. Siamo contenti sia qua". Ora raccontiamo di un Ibra capocannoniere, decisivo anche fuori dal campo, motivatore dalla panchina nonostante l'infortunio. Lo diamo quasi per scontato, ma tutto questo deriva dall'opera di convincimento partita da Pioli e proseguita con l'importante lavoro della dirigenza.
LA PIETRA MILIARE - Dopo quel Sassuolo-Milan, coinciso col prolungamento di Pioli, non furono pochi i soggetti che storsero il naso, non tanto per la conferma del tecnico, ma per la brusca virata societaria, inizialmente indirizzata su Rangnick e sul suo progetto pluriennale. Alcuni hanno tirato fuori l'esempio di Montella, mantenuto al suo posto con qualche riserva nel 2017 e poi esonerato a stagione in corso, ma anche quello di Gattuso, tecnico "ereditato" dalla gestione americana, senza che ci fosse un'unità d'intenti totale. Non sembrava esserci neanche con Pioli, così come fra Maldini e Gazidis. Ora però è cambiato tutto: le filosofie sono e restano diverse, ma la strada è unica, condivisa. Tutto è nato da quel 21 luglio, anche la conferma di Ibra, questo Ibra.

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