SPECIALE MN - Dentro il caveau di un collezionista di maglie: "Quella di Van Basten la più preziosa"

SPECIALE MN - Dentro il caveau di un collezionista di maglie: "Quella di Van Basten la più preziosa"
domenica 5 aprile 2020, 17:00Primo Piano
di Pietro Mazzara

Il mondo del collezionismo delle maglie è sempre attuale e si rinnova costantemente. E in questo momento molto complicato, uno di loro, ci ha aperto le porte della sua collezione e della sua storia. Abbiamo fatto più di quattro chiacchiere con Mariano Manago, che ci racconta come è diventato collezionista e quali sono alcuni dei suoi pezzi pregiati.

Come e quando sei diventato collezionista di maglie indossate dai calciatori del Milan?
“Sono sempre stato attratto dalle casacche del Milan, fin da piccolo, ma nasce tutto per caso, nei primi anni 2000 vincendo un torneo di calcetto. Il premio era una vacanza dove per motivi lavorativi non potevo usufruirne, ho investito l’introito della vincita nella mia prima maglia, che ancora possiedo, era la maglia di Alessandro Nesta della Supercoppa del 2003 contro il Porto presa da un ragazzo vicino all’ambiente Milan”.

Quando è difficile il primo periodo di collezionismo per allacciare i giusti rapporti?
“Essendo un hobby e non essendoci scadenze ho avuto fin da subito un impatto curioso più che difficile. Per via di una deformazione professionale, avendo io una mia agenzia immobiliare e facendo questo lavoro da moltissimi anni, ho attuato quasi spontaneamente delle “tecniche di acquisizione” che sono molto redditizie. Questo ha fatto sì che si è creato molte volte nell’ambiente collezionistico dello stupore nell’arrivare a certe maglie”. 

Quante maglie hai?
“Circa 150, per motivi di spazio e di criterio selettivo collezionistico, non ho mai voluto puntare alla enorme quantità ma alla qualità. Priorità a finali, annate storiche e giocatori leggendari. La collezione parte dalla fine degli anni ’60 ai giorni nostri, tutte suddivise per anni, per colori (casa o trasferta), per competizioni e per trofei vinti. In alcuni casi ho anche collezionato la carriera del singolo giocatore come van Basten e Maldini. Ho cercato, dove possibile, evitare le amichevoli, le terze maglie che ho sempre ritenuto più una trovata commerciale che una cosa inerente alla storia del club  (tranne quelle molto particolari legate a trofei o altre particolari partite), e quelle da portiere (con eccezione di 3 maglie dei portieri più importanti).  L’80% delle maglie le ho fatte autografare io dal rispettivo giocatore”.

Qual è quella più difficile che hai ottenuto?
“Tutte richiedono sacrifici, a volte economici e a volte anche logistici. Non ce n’è una in particolare onestamente, non sono uno molto insistente, la maggior parte delle maglie in collezione non arriva da collezionisti, ma da gente comune, ex giocatori, persone vicine al mondo del calcio e dalle persone più imprevedibili come può essere il tuo vicino di casa. Molti hanno veri e propri cimeli nelle cantine e non lo sanno o ne se rendono conto. Ecco, forse la cosa più difficile è fare svuotare le cantine ad alcune persone…”.

Quella più preziosa?
“Probabilmente è la maglia bianca da trasferta indossata da Gianni Rivera nella stagione 1978/79. La definisco una maglia da museo perché è molto particolare. Ha un numero in panno gigante, grosse bande rossonera sulle maniche, marchiata Adidas ma prodotta dal famoso maglificio dell’epoca Gianni Vittore”.

Quella alla quale sei più legato?
“Una sola è difficile, ne cito 4 e faccio un piccolo podio se posso: La prima è la maglia indossata da Marco van Basten in Milan-Goteborg 4-0, dove lui fece 4 gol, probabilmente la sua partita più importante nella sua storia al Milan. L’ho avuta dalla figlia di una conosciuta segretaria del Milan che ha lavorato per tanti anni nella vecchia sede di Via Turati. Ho anche avuto la fortuna di farmela autografare da van Basten in persona e lui, in quell’occasione, era molto stupito della cosa. La seconda è la maglia di Gattuso della finale di Champions League di Manchester del 2003 con ancora il colletto strappato per via di una trattenuta in campo. La terza è la maglia indossata da Franco Baresi nella partita di andata della Supercoppa Europea del 1994 e la quarta è la maglia indossata da Maldini nella sua ultima semifinale di Champions League in carriera nel 2007, ovvero in Manchester United-Milan finita 3-2”. 

Hai mai ricevuto offerte choc per una tua maglia?
“Sempre quella di van Basten contro il Goteborg. Ho ricevuto un’offerta molto alta, al limite della decenza, ammetto di aver vacillato, ma dopo essermi confrontato con un mio carissimo amico, Daniele, con il quale condivido molte avventure legate alle maglie, ho declinato l’offerta pensando che i soldi vanno e vengono mentre la storia rimane. A casa mia”.

Come si stabilisce se una maglia è autentica o meno?
“Come tutte le cose di valore economico e storico la base è stare molto attento ai falsi. La cosa migliore, dove è possibile, è avere la maglia in mano per capire ogni minimo dettaglio, dal tessuto alle cuciture, ai loghi soprattutto per quelle molto vecchie proprio per evitare fregature. La provenienza, esempio di un ex giocatore, di un arbitro, di un dirigente ecc è sicuramente sinonimo di autenticità ma non è una legge matematica. Per le maglie recenti è molto semplice, quelle indossate dai giocatori sono diverse soprattutto nel materiale da quelle che vendono nei negozi e sono anche semplici da reperire. Quelle dei primi anni 2000, ad esempio, avevano anche dei codici interni identificativi che tornavano molto utili. Per le piu’ vecchie ci sono a volte delle regole non scritte anno per anno, ci si basa su conoscenze fatte negli anni, su delle fotografie dell’epoca, su libri specifici, su delle minuziose ricerche e poi ci si confronta con altri collezionisti, storici in genere, ex calciatori a cui chiedi delle informazioni preziose o perfino reperire utili informazioni dalle aziende dell’epoca che le fabbricavano".

Hai avuto modo di allacciare rapporti anche con i giocatori?
“Se posso fare un podio tra  i piu’ disponibili sono senza dubbio Filippo Galli, Paolo Maldini e Daniele Massaro. Filippo è una persona veramente speciale, mi è capitato di andarlo a trovare anche in situazioni piu’ private e mi ha sempre ricevuto con una disponibilità fuori dal comune.Paolo Maldini è invece, una persona che mette molta soggezione, nonostante sia una leggenda vivente è una persona, che se rispettata, è molto disponibile e scherzosa, con noi (cito sempre il mio amico fraterno Daniele con cui faccio questi incontri) dopo moltissime volte a cui abbiamo sottoposto le sue maglie da autografare abbiamo avuto la fortuna di istaurare un rapporto molto particolare dove capitava ogni volta che ci rivedevamo, ed è capitato spesso, ci chiamava “eccoli i ragazzi! quelli delle tasse da pagare… (riferito alle maglie)”. Massaro invece è la classica persona alla mano, molto umile, scherzoso e molto appassionato di maglie, lui come molti altri, nonostante abbiano scritto pagine indelebili di calcio non sono per nulla spocchiosi o antipatici, una volta mi diede una mano a farmi incontrare Kakà, gesto non da tutti”.

La circostanza più strana nella quale sei venuto in possesso di una maglia?
“Ci sono circostanze buffe, strane e soprattutto inaspettate. Una volta mi è capitata una cosa molto curiosa. Una signora non proprio giovanissima, amica di vecchia data di Marco Simone era in possesso di una maglia di van Basten usata in Cagliari-Milan del 1992.La noto subito che era autentica, era pronta a buttarla per via di un imminente trasloco, mi feci avanti e lei per darmela ha voluto farmi andare a casa sua a ritirala. Ero molto perplesso sulla situazione.  Ho pensato ad uno scherzo, ad una situazione imbarazzante, ad una situazione pericolosa,  ma mi son preso di coraggio e alla fine mi ha dato la maglia ancora tutta sporca di terra e con aloni di sudore nel mezzo di un enorme trasloco. Se permetti, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente di vero cuore mia moglie che mi ha sempre assecondato e portato molta pazienza in quella che è una passione che ho coltivato per anni fatta di molti sacrifici e a volte di tempo sottratto a lei e mia piccola figlia Irene”.