Tonali come van Bommel a Catania. La fiducia non va messa in discussione per un'ingenuità

L'unica nota stonata della serata di Benevento, importante prova di forza dei rossoneri, è stata l'ingenuità di Sandro Tonali, punito (troppo) severamente per un intervento che non avrebbe dovuto commettere. Quel fallo, chiaramente duro, avrebbe dovuto essere sanzionato con una semplice ammonizione: il rossonero ha colpito Ionita con l'interno piede, non a martello. Il Milan è riuscito a resistere in dieci per un'ora di gioco, uscendo dal Vigorito con un'ulteriore iniezione di fiducia. Fiducia che, in ogni caso, dovrà continuare a ricevere anche lo stesso Tonali, attaccato a dismisura per un errore grave ma non gravissimo.
IL PRECEDENTE DI VAN BOMMEL - Torniamo al 29 gennaio 2011. Mark van Bommel, da poco arrivato in rossonero, fu espulso a Catania per una doppia ammonizione. L'intervento che fece scattare il rosso all'olandese non era da giallo, eppure l'ex orange commise un fallo precedente "perdonato" dal direttore di gara. All'epoca nessuno si scagliò sull'esperto centrocampista, la cui espulsione lasciò il Milan in dieci per tutto il secondo tempo. Se un giocatore navigato come van Bommel cadde nel tranello, in un calcio senza VAR, perché mettere in croce Tonali che è un classe 2000?
PAZIENZA - Il giovane lodigiano, dopo un inizio di stagione balbettante, ha iniziato a carburare ed inserirsi negli ingranaggi rossoneri, non facendo rimpiangere Bennacer nelle ultime settimane. A Benevento è purtroppo caduto in fallo, ma metterlo in discussione è francamente eccessivo. Il costo del cartellino viene utilizzato come mannaia ad ogni passaggio a vuoto, ma non accadeva lo stesso con lo stipendio di Donnarumma? Tonali è un ragazzo di talento, diventato un quasi titolare del Milan a vent'anni. Bennacer, che ha tre anni in più di Sandro, dodici mesi fa doveva ancora imporsi ai livelli attuali. Lo stesso Kessie, criticato aspramente per anni, ora è probabilmente il miglior centrocampista della Serie A. Pazienza e gesso quindi, perché la schizofrenia non porta da nessuna parte.

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