Tra potenziale inespresso e mercato fermo: il doppio bivio del Milan

Nel mondo rossonero ci sono due linee di pensiero, non per forza alternative, che permeano un po' il dialogo sui rossoneri di questi giorni. La prima, impossibile da contraddire, riguarda per l'ennesima volta il tempismo e la necessità di dare un'accelerata al mercato per evitare di ripetere gli errori delle passate stagioni, soprattutto dopo un ottavo posto, la non qualificazione in Champions League che ne è conseguita ed un ambiente che è generalmente depresso, sportivamente parlando.
Ne avevamo parlato anche nei giorni scorsi e, come detto, è un qualcosa di oggettivo. Certo, il mercato ha le sue regole e i suoi tempi, è facile parlare di milione in più e milione in meno come se fossero caffè al bar, ma è anche vero che ad oggi mancano, oltre a Modric e Gimenez che ritroveranno i compagni solo ad agosto, due terzini titolari, uno a destra e uno a sinistra, almeno un altro centrocampista e un altro attaccante da alternare a Santi. Senza contare il discorso esuberi, uscite e rispettivi rimpiazzi. Ci sono una marea di cose da fare e, dopo la nomina-lampo di Max Allegri, il macchinario organizzativo in vista della prossima stagione si è impantanato.
L'altra linea di pensiero riguarda l'effettivo valore della rosa. Nonostante l'ottavo posto, la Coppa Italia persa in finale ed una Champions League ben al di sotto della sufficienza c'è un qualcosa su cui concordano un po' tutti: il valore potenziale della rosa non è quello che si è visto nella scorsa stagione. Magari sarebbe sbagliato pensare allo scudetto, ma quella rossonera è una rosa che dovrebbe rimanere nella zona Champions League senza troppa fatica, come dimostrano anche i risultati degli ultimi anni. Le gestioni di Fonseca e Conceiçao dell'anno scorso sono state caratterizzate da continui scontri con calciatori singoli: una situazione, e le colpe non possono essere solo degli allenatori, che ha prodotto un'annata disgraziata e deludente. Ammutinamenti, liti in campo, espulsioni, errori troppo brutti per essere veri... L'ambiente rossonero è stato continuamente una polveriera pronta ad esplodere e gli effetti si sono visti ampiamente in campo.
La nomina di Allegri ha tranquillizzato un po' tutti, in attesa che il campo parli, sotto questo punto di vista: chi, come gestore, meglio del livornese? Allegri, andando oltre tattiche e idee calcistiche, è apprezzato in modo unanime per essere un accentratore, un fulcro positivo per gli spogliatoi nonché un professionista che pretende professionalità. Con un ritorno alla "normalità", con Tare a dare manforte al livornese, non è sbagliato aspettarsi che i giocatori possano tornare a rendere per quello che effettivamente possono dare.
Certo, lo dovranno fare con un Theo ed un Reijnders in meno. Se per il terzino si può discutere serenamente su come le ultime stagioni abbiano raccontato di un giocatore lontano parente di quello che ha fatto impazzire tutto il popolo rossonero, per il centrocampista olandese il discorso non prevede chissà quali punti di vista: è stato il miglior giocatore delle ultime stagioni e sarà un'assenza davvero difficile da digerire e rimpiazzare.
Quindi sì, pensare che questa rosa, messa in condizioni di serenità e normalità, possa competere per una classifica più nobile rispetto all'ottavo posto dello scorso anno, ha senso e non è un'opinione sconclusionata, ma è ancora più centrato il pensiero di chi sostiene che il mercato è più che mai fondamentale. Le lacune tecniche c'erano anche l'anno scorso, a prescindere da tutti i discorsi su ambiente e allenatori. Colmarle intervenendo in modo deciso sul mercato è fondamentale, soprattutto alla luce della grande campagna di rafforzamento che stanno mettendo in atto le rivali.

Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 8/08 del 22/04/2008
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale e responsabile: Antonio Vitiello
© 2025 milannews.it - Tutti i diritti riservati

Sito non ufficiale, non autorizzato o connesso ad A.C. Milan