Calcio e Finanza - Ecco perché sulla buonuscita Galliani dice una mezza verità

Calcio e Finanza - Ecco perché sulla buonuscita Galliani dice una mezza veritàMilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
venerdì 11 luglio 2014, 17:24Casa Milan
di Pietro Mazzara
fonte calcioefinanza.it

Il sito CalcioeFinanza.it ha pubblicato un articolo nel quale prova a fare chiarezza sulle parole di Adriano Galliani relative alla buonuscita che avrebbe chiesto per lasciare il Milan e che gli è stata contestata ieri dalla Curva Sud Milano nel suo comunicato. Ecco l'estratto che cerca di fare chiarezza sulla vicenda:

"Milan, ecco perché sulla buonuscita Galliani dice una mezza verit “In quanto amministratore delegato sono in carica fin quando gli azionisti mi nominano, e per mia fortuna mi hanno riconfermato 27 volte. E’ bizzarro che si parli di quei 60 milioni, poiché non sono un dipendente e non ho diritto alla buonuscita. Per il resto non ho commenti da fare”. Così il vicepresidente e amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, ha voluto replicare al duro comunicato della Curva Sud Milano in cui gli veniva rinfacciato di “ricattare” la società chiedendo una buonuscita di 60 milioni di euro per lasciare.

Il tema dell’eventuale “liquidazione” del principale dirigente rossonero torna a infiammare il dibattito tra i tifosi del Milan, ormai spaccati tra coloro che, anche per ragioni differenti, chiedono un rinnovamento totale al vertice del club, e coloro che difendono l’operato di Galliani, attribuendo alla proprietà e a un minore impegno economico di quest’ultima le ragioni delle difficoltà incontrate dal Diavolo nelle ultime stagioni.

Ma come stanno davvero le cose? Veramente Galliani non ha diritto a percepire alcuna indennità nel caso in cui dovesse lasciare il consiglio di amministrazione del Milan e di conseguenza le cariche di vicepresidente vicario e amministratore delegato? Apparentemente il dirigente monzese ha ragione. Galliani, diversamente dagli amministratori delegati di alcuni club italiani, non è un dipendente della società non ricoprendo anche la carica di direttore generale, come avviene ad esempio in casa Juventus dove sia Beppe Marotta sia Aldo Mazzia siedono sia nel consiglio di amministrazione, ricoprendo il ruolo di ad (seppur con deleghe differenti tra loro) sia quello di direttori generali.

Galliani ha dunque ragione quando dice che se Fininvest, cui fa capo il controllo del Milan, decidesse di non rinnovargli il mandato di amministratore (che tra l’altro dura un solo anno), la società rossonera non sarebbe tenuta a versargli alcuna indennità in qualità di dipendente. Ma questo non esclude il fatto che il Milan (o in caso di accordi particolari, direttamente l’azionista Fininvest) non sia tenuto a farlo in caso di cessazione di Galliani dal ruolo di amministratore esecutivo (quindi munito di deleghe operative) della società.

Si tratta di una prassi consolidata in molti importanti gruppi industriali italiani. Un caso che ha fatto clamore ha riguardato, ad esempio, l’ex presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè. Il 3 ottobre 2013 il top manager trentino, che non ricopriva incarichi da lavoro dipendente nel gruppo telefonico di cui era presidente del consiglio di amministrazione con particolari deleghe esecutive si è dimesso anticipatamente dalla carica, lasciando anche il cda di Telecom.

Prendendo alla lettera le dichiarazioni odierne di Galliani, dunque, Bernabè, non essendo dipendente, non avrebbe dovuto percepire da Telecom alcuna indennità legata alla cessazione del rapporto di amministratore esecutivo della società. Invece, come si legge nella relazione sulla remunerazione del gruppo telefonico (che è tenuto a pubblicarla in quanto, a differenza del Milan, quotato a Piazza Affari), Bernabè ha percepito un’indennità di fine carica di 5,63 milioni. Non saranno i 60 milioni che i tifosi del Diavolo indicano come possibile buonuscita per Galliani, ma sicuramente una cifra importante considerato che Bernabè era stato nominato presidente esecutivo di Telecom Italia solo nel marzo 2011 (dopo esserne stato amministratore delegato per i 3 anni precedenti)".