Il ragazzo e la Champions League. La furbizia e Max Allegri.

Il ragazzo e la Champions League. La furbizia e Max Allegri.
sabato 8 ottobre 2022, 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Per chi se lo fosse scordato, Charles De Ketelaere è un ragazzo di 21 anni. Per chi non volesse perdere tempo a cercare su Google, non c'è una sola dichiarazione del Milan o dell'ambiente riconducibile al club in cui viene presentato o definito come il nuovo Kakà o facendo uso di altre iperboli, diverse o similari. Per chi avesse ancora dei dubbi, il Milan ha fatto un investimento negli anni su CDK avendo il sistema nervoso giusto, come già accaduto per altri giocatori della rosa campione d'Italia, per assecondarne la crescita e l'evoluzione, tenendo bassi i riflettori e infondendo fiducia al giocatore con una pazienza che è ormai connaturata all'ambiente di Milanello. Per questo, il Milan non chiederà mai ad un ragazzo che deve crescere di fargli la differenza, dopo poche presenze in Champions League (vi ha esordito a 18 anni, le prime uscite sono state di ambientamento puro al Bruges), in una partita dal monte-ingaggi straordinariamente diverso come quella di Londra fra Chelsea e Milan. Ci fosse stato Ibra, gli si poteva chiedere questo. Lo si può chiedere a Mike, a Simon, che non c'erano, magari a Oli, che le ha giocate tutte fin qui, ma non ad un ragazzo. E il fatto che tutta la squadra abbia fatto fatica, non è un alibi per Charles. Gli alibi non sono del Milan. Gli alibi non abitano qui. Nè in fatto di arbitri o di calendari, nè in termini di infortuni o episodi e tanto meno sul tema del rendimento dei giocatori. Insomma, non si può un mese gonfiare un giocatore evocando Kakà, operazione totalmente esterna al Milan, e il mese dopo trasformarlo in un mistero. Perchè poi i tifosi se ne accorgono. Che allora vale tutto e che quindi non bisogna dare importanza.

A Londra il primo quarto d'ora era stato così promettente da far supporre che non sarebbe mai stata una partita simile a quella di Porto, e non c'èra nemmeno stata la mareggiata iniziale avversaria come ad Anfield. Invece, improvvisamente, un errore individuale dopo l'altro, ne è nata una partita strana, con il Chelsea che ha iniziato sulle sue e poi ci ha guardati in faccia, ci ha letti, ci ha capiti ed è venuto a colpirci come e quando voleva. Giusto essere critici e autocritici. Ma senza fare drammi. Perchè non bisogna  dimenticare che, come disse Paolo Maldini il giorno del sorteggio, il gap è rimasto. Soprattutto con le inglesi. Al netto di tutto questo, c'è la Juventus. Aveva poca voglia di gigioneggiare Stefano Pioli nella conferenza pre-partita di ieri, mandando un messaggio con lo sguardo fisso verso le telecamere a Massimiliano Allegri. Che invece, fra una battuta e l'altra, spesso rifila battutine prima delle partite. "Sarà più importante per noi che per loro", disse Max a gennaio. E finì 0-0, con la Juventus che era venuta a San Siro fiduciosa di battere il Milan ancora sotto il treno dell'episodio con lo Spezia, e che invece alla fine ha esultato per il pareggio. Eccola, la furbizia cui ha fatto riferimento Pioli ieri. Una furbizia che il Mister non avrà mancato di sottolineare ai propri giocatori. Una caricata in più è sempre meglio che una caricata in meno. Soprattutto in una partita come quella contro la Juventus, in cui giochi subito dopo aver fatto la doccia post-partita negli spogliatoi di Stamford Bridge e in cui devi trovare risorse inaspettate per venire a capo di tutte le preoccupazioni della vigilia.