L'anticipo di Galli - Difesa senza un vero leader: il miglioramento passa dalla relazione

L'anticipo di Galli - Difesa senza un vero leader: il miglioramento passa dalla relazioneMilanNews.it
Oggi alle 00:00Editoriale
di Filippo Galli

Il mercato estivo si è chiuso, e lo abbiamo già commentato qui su MilanNews. Oggi mi piacerebbe, insieme a voi, accendere un riflettore su un ambito in particolare: la difesa. Un po’ perché il ruolo in cui ho giocato, un po’ perché mi pare quello più irrisolto: il tanto anelato “capo-difesa”, infatti, cioè il giocatore esperto e di personalità capace di guidare un reparto apparso fin qui un po’ fragile, non è arrivato, e allora la domanda non può che essere una: cosa devono fare i difensori di ruolo presenti nella rosa per coprire il vuoto? E, insieme, cosa è ragionevole attendersi da ognuno? Dove devono migliorare? Andiamo a scoprirlo insieme.

A oggi le scelte di Allegri hanno premiato nel ruolo di difensore centrale Matteo Gabbia con Tomori e Pavlovic ai suoi lati nel ruolo definito di “braccetti” in uno schieramento a tre. Gabbia è certamente il giocatore più riflessivo del reparto e il baricentro più basso tenuto dalla squadra nella gestione Allegri può aiutarlo in quella funzione di equilibratore considerando la maggior aggressività (a volte eccessiva) dei compagni di reparto. Matteo, da parte sua, può migliorare la fase di impostazione del gioco prendendosi più spesso la licenza di condurre palla quando ha spazio davanti a sé, provocando l’uscita di un avversario e velocizzando così la costruzione da dietro. Anche la sua leadership può crescere provando a sollecitare, con ancor maggior decisione, i compagni all’attenzione.

Fikayo Tomori, il veterano del reparto considerando le oltre 130 presenze con la maglia rossonera, è un giocatore - come detto - di temperamento molto aggressivo. Quando riesce a mantenere alta l’attenzione per tutta la durata del match risulta quasi sempre tra i migliori nel suo ruolo. Ecco, l’attenzione è il tallone d’achille di Fikayo che in alcuni momenti sembra perdere contezza dell’intorno, soprattutto quando c’è “traffico” nel cuore della nostra area. Gestire l’irruenza e soprattutto togliersi le amnesie difensive sono i campi di miglioramento.

Di Strahinja Pavlovic, mi piace l’attitudine aggressiva necessaria nel ruolo, la personalità nel provare a guadagnare campo palla al piede anche se poi la scelta e il passaggio che ne segue non sono sempre precisi. A volte nel suo incedere sembra macchinoso e poco fluido e per questo riceve critiche, in alcuni casi eccessive. A tal proposito ritengo che ciò che conti sia l’efficacia dell’azione e qui Strahinja, come detto, può migliorare consentendo una fluidità nello sviluppo dell’azione, di fondamentale importanza, in particolare quando si affrontano squadre chiuse. Senza dubbio il gioco aereo è una qualità che contraddistingue i tre centrali che, al momento consideriamo titolari, in particolare sui palloni frontali. Quando invece la palla giunge nell’area da posizioni laterali, il posizionamento, che è legato alla lettura dell’intorno, mostra qualche lacuna.

Per quanto concerne Koni De Winter e il giovanissimo David Odogu il giudizio non può che essere sospeso non avendo ancora visto i due giocatori vestire la maglia rossonera. De Winter dovrebbe essere il profilo più pronto anche per il fatto di aver giocato più di 50 partite con il Genoa ed essere arrivato in Italia nel 2021. Con i rossoblù della lanterna ha ricoperto quasi sempre il ruolo di “braccetto” destro nella difesa a 3 dimostrando buone doti difensive. Anch’egli però, a onor del vero, con qualche distrazione attentiva. Dalla sua, la duttilità che gli consente di giocare anche nel ruolo di terzino destro in un’eventuale difesa a 4.

Infine c’è David Odogu, classe ’06, acquisto dell’ultima ora e presumibilmente un investimento di prospettiva: il tedesco è un prototipo di difensore centrale moderno che abbina forza muscolare a un buon livello di rapidità nonostante i suoi 191 cm, regge i duelli corpo a corpo e spicca nel gioco aereo sia in fase difensiva che in quella offensiva in riferimento ai calci piazzati. Sul piano tecnico e tattico, il suo repertorio è funzionale al ruolo: tackle puliti, tempi di intervento corretti, capacità di mantenere la posizione e una discreta sicurezza nella gestione del pallone. È un difensore che non si limita a chiudere, ma cerca di leggere preventivamente le situazioni anticipando l’avversario e accorciando con decisione. Il suo piede forte è il destro ma non disdegna l’uso del mancino. Non è ancora un costruttore di gioco, ma sta assimilando i principi di impostazione richiesti dal calcio moderno. Può agire indifferentemente come centrale di destra in una linea a quattro o come braccetto in una difesa a tre, prediligendo però la zona centrale, dove può sfruttare la lettura delle traiettorie e la solidità nei duelli. Giudizi, quelli espressi, che si riferiscono principalmente al calcio giovanile avendo David collezionato solo 3 presenze nella Bundesliga e che pertanto dovranno trovare conferma nell’agone della Serie A. A completare lo schieramento difensivo rossonero ci sono i cosiddetti “quinti”, ibridi fra difensori e centrocampisti a seconda delle dinamiche del gioco.

Alexis Saelemaekers, titolare sulla fascia destra, è il migliore del pacchetto degli esterni per applicazione nel ruolo e per capacità di svolgere entrambe le fasi, prerogativa cara a Max, ma anche perché in possesso di quell’estro e di quel coraggio che gli permettono di lasciare la corsia di competenza per andare a creare superiorità numerica e pertanto scompiglio nel sistema difensivo avversario. Se riuscisse a gestire meglio alcune situazioni difensive in cui è necessario temporeggiare sarebbe un giocatore top. Il suo sostituto risponde al nome di Zachary Athekame classe ’04. Nello Young Boys, in Svizzera, Zachary ha giocato il più delle volte terzino destro con propensione offensiva, fase in cui riesce a dare il meglio di sé. Al contrario, nella fase difensiva dovrà lavorare alacremente per adeguarsi agli standard italiani, imparando, anche lui, a tenere a freno la sua irruenza. Ci penserà Allegri ad adattarlo alle logiche del calcio italiano.

Per quanto riguarda la fascia sinistra Pervis Estupinan finora ha ricordato più Emerson Royal, che il suo predecessore Theo Hernandez. I margini di miglioramento sono notevoli, sia rispetto i compiti difensivi che per quelli offensivi, in cui deve necessariamente migliorare la pulizia nel gioco e le scelte nell’ultimo terzo di campo, dando maggior continuità alla sua efficacia che, peraltro, sul prato di San Siro ha mostrato di possedere. Su di lui potrebbe aleggiare la figura di Pulisic qualora il Mister volesse provare Capitan America in quel ruolo. Intanto, senz’altro più congeniale dell’americano, nel ruolo di quinto a sinistra abbiamo Davide Bartesaghi (2005), prodotto del nostro vivaio, che non ha mai espresso picchi interpretativi nel ruolo ma si è sempre dimostrato applicato ed efficace tutte le volte che è stato chiamato in causa e forse meriterebbe un endorsement maggiore. Con i suoi 193 centimetri di altezza (una struttura più da centrale che da esterno) Davide dovrà sfruttare questa stagione per far vedere di che pasta è fatto e in quale ruolo può brillare maggiormente.

Abbiamo risposto alla domanda iniziale? Solo in parte. Perché, detto dei singoli giocatori che verosimilmente costituiranno la linea difensiva nelle sue possibili interpretazioni, c’è un elemento, forse il più importante, da ricordare: a volte, come ama ripetere mister Sacchi, si commenta il calcio come se fosse uno sport individuale; ma il calcio, non dimentichiamolo, è uno sport di squadra: sarà pertanto la capacità di relazionarsi nel gioco a generare in ogni giocatore un plus nel rendimento. Credo, in altre parole, che l’interpretazione all’unisono da parte di tutti i difensori delle varie situazioni di gioco debba essere una conditio sine qua non per poter sostituire quel compagno di gioco che servirà per proteggere adeguatamente il nostro “Magic Mike” Maignan. Tutto ciò nasce dal lavoro quotidiano che la squadra potrà svolgere a Milanello con una certa continuità considerando l’assenza dell’impegno nelle coppe. La palla passa ad Allegri e al suo staff: ma l’esito del lavoro dipenderà anche dalla disponibilità dei giocatori e dalla loro piena assunzione delle responsabilità.