La caduta dei difensori e l'occasione di Zaccardo. Il mio incontro con uno dei 15 mila orfani di Kakà: ecco com'è andato

Gianni Brera, il famoso giornalista e scrittore, la chiamava Dea Eupalla. La bizzarra signora che presiede il destino del calcio. E’ lei che quando una squadra si avvicina troppo all’Olimpo, ove alloggia circondata dalle sue sacerdotesse , la allontana con maligni incantesimi e sfortunati accidenti. Non può essere stata che la Padrona del Calcio infatti, ad aiutare il portiere Dudec nel respingere il tiro da zero metri di Shevchenko, a Istanbul, episodio ancora incomprensibile a livello balistico e logico. Ecco il motivo. Quel Milan aveva sfiorato tali livelli di perfezione insopportabili per Eupalla. Non è comprensibile però l’accanimento verso il Milan di questi tempi. Squadra eccellente, come ha ricordato Adriano Galliani, snocciolando i giusti numeri, ma certamente lontano dall’Empireo Platonico, né teso a sfiorare la dimora della Dea. Perché dunque falcidiare, in poche settimane, quasi un intero reparto? La caduta dei difensori non permette ad Allegri di affrontare i sette impegni in tre settimane con una rosa che gli possa consentire un logico turn over. Adesso molti criticano i dirigenti rossoneri per non aver potenziato il reparto arretrato. Eh, no bisogna precisare. Possono essere giusti gli appunti per non avere inserito un giocatore di qualità ,che avesse potuto affiancare Mexes e Zapata, ma, a livello quantitativo, il Milan era, ed è, assolutamente completo, con 10 difensori a disposizione del tecnico livornese. 4 giocatori da ruotare a destra, Abate, De Sciglio, Zaccardo e Bonera, 5 nella posizione centrale , Mexes, Zapata Silvestre, Vergara e lo stesso Bonera, a sinistra De Sciglio, Constant ed Emanuelson. Adesso, anche se ,come è ovvio, si cerca di non creare pesanti allarmismi, la situazione è preoccupante . Allegri può contare solo su un difensore vero di fascia destra, Zaccardo. Su due centrali, Mexes e Zapata che però torna solo nell’immediata vigilia del match contro il Torino. Certo anche su Vergara, ma non convocabile in Champions League perché non in lista. A sinistra Emanuelson, che difensore puro non è, e Constant.
Se la saldezza difensiva rappresenta la leva che consente di alzare coppe e trofei, è facilmente comprensibile quanto siano aumentati, negli ultimi giorni, i problemi per Allegri, che dovrà usare la telacerata delle grandi occasioni per farsi scivolare addosso anche l’emergenza. Mr De la Palisse però direbbe: ”Comunque ,in undici, si deve scendere in campo”. Ed allora chiudiamo con una invocazione. Gioca come ispirato dal Bardo (soprannome di Shakespeare) caro Zaccardo, perché il Milan, grazie anche a te, possa ispirare un sogno di una notte di mezzo autunno!
Adesso un salto indietro di qualche giorno. Bois de Boulogne, Parigi, domenica scorsa. Al tondino dell’Ippodromo di Longchamp, mi saluta un elegante signore tunisino. Abito firmato grigio, un sigaro tra le mani, il binocolo che gli cade sul petto. Vive a Parigi, ma è un grande tifoso del Milan: ”dai tempi di Rivera”. Segue Milan News, Milan Channel, i miei servizi su Italia 1, insomma un grande Vecchio Cuore Rossonero. E’ felice, sorride mentre si lascia andare ad una confessione : ”Io ho tre figli. Uno vive a Parigi, un altro in Israele, il terzo a Londra. Ci davamo appuntamento a Milano per applaudire il Milan di Kakà. Quando è stato venduto, i miei ragazzi mi hanno chiamato e mi hanno detto: Non andremo più a San Siro. Così è stato. L’altro giorno, quando abbiamo letto che Kakà era tornato, uno di loro mi ha chiamato subito entusiasta: ”Papà ,ci vediamo a Milano il 18 settembre, per Milan –Celtic”. Avevo conosciuto uno dei 15.000 orfani di Kaka. Stanno tornando tutti anche se ancora qualcuno si sta ponendo ancora domande sull’utilità del ritorno del brasiliano. A livello tecnico è fondamentale ,a livello umano è prezioso , a livello ambientale è determinante. Adriano Galliani era certo del formidabile apporto totale che avrebbe potuto significare il suo ritorno a Milano. Gli ha assegnato la fascia di Vice –Capitano, affidando all’ultimo Pallone d’Oro della storia milanista il compito di diventare il leader carismatico della squadra. Lui ha già lasciato intendere di essere pronto , insieme ai compagni più esperti, per guidare il giovane Milan ,in questa stagione ,che, come detto, comincia già tra antipatiche ed inattese difficoltà.
Alla fine delle corse, il signore tunisino mi è venuto incontro, abbracciandomi e quasi urlando, in un lungo sospiro: ”Kakà, Kakà…”. E’ volato subito via quel nome, lasciando la tribuna ,sfiorando le cime degli alberi del Bois de Boulogne, verso i tetti di Parigi, accarezzando la Tour Eiffel e l’Arc de Triomphe. Anche a Parigi, dunque ”Kakà …Kakà!”.

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