La scelta tra campionato e Champions: test perfetto a Roma. Non c'è pace per Pioli e Inzaghi. Nessuna speculazione su Leao, ma una scommessa sì. Ibra non è "un caso"

La scelta tra campionato e Champions: test perfetto a Roma. Non c'è pace per Pioli e Inzaghi. Nessuna speculazione su Leao, ma una scommessa sì. Ibra non è "un caso"MilanNews.it
venerdì 28 aprile 2023, 18:57Editoriale
di Luca Serafini

Non ricordo una società o un allenatore (men che meno i giocatori) che abbiano scelto tra campionato e Champions, anche se purtroppo tra serie A e Europa League sì... Il Milan di Sacchi ebbe una propensione naturale, spontanea, verso i trofei internazionali: batteva il Real e perdeva ad Ascoli, vinceva a Monaco e perdeva a Cremona. Era figlio del suo presidente che amava le vittorie oltre confine, la vetrina del mondo. Arrigo però non fece mai distinguo, non fece mai formazioni che lanciassero messaggi o dessero indicazioni di preferenza. Non è nelle corde, non è nell'ordine delle cose.

Da settimane provo a ripetere, cambiando i termini, un concetto che mi sembra molto semplice: il campionato è più importante della Champions perché ti consente di rigiocarla, ma questo non significa fare una scelta. Semmai è il tentativo di spronare la squadra in un cammino che, in Italia, si è rivelato tortuoso, in salita, più per l'atteggiamento che per i valori assoluti. I campionato è più importante perché se arriverai alla doppia semifinale in una posizione di classifica che rispecchi gli obiettivi, quindi figlia di una striscia di risultati positivi, aumenterà la fiducia, l'autostima, l'entusiasmo. Ecco perché Roma e la Roma costituiscono il migliore tra i banchi di prova: contro Mourinho a San Siro i rossoneri giocarono una delle partite migliori della stagione, ma è proprio quella risultata traumatica nel generare una serie di scoppole pesantissime. Non si tratta di vendette, sia pure sportive, ma di conferma. Hai la possibilità di allungare (punti e differenza reti) nei confronti di una concorrente diretta e agguerrita, approfittando casomai anche dello scontro a San Siro tra Inter e Lazio. Queste sono le partite del Milan, queste sono le partite in cui raramente l'atteggiamento è venuto meno.

In molti si domandano della disparità di trattamento tra Pioli e Inzaghi, a proposito di semifinali. La loro stagione è stata estremamente altalenante e - diciamolo pure - fino a questo momento deludente in campionato, ma il nerazzurro ha vinto la Supercoppa contro il rivale e ora è (meritatamente) in finale di Coppa Italia, mentre a vantaggio del tecnico milanista ci sono solo i 2 punticini in campionato. Beh, la storia è diversa e di conseguenza diversi sono i commenti e le critiche. A prescindere da conti, debiti e bilanci dell'una o dell'altra, Inzaghi ha avuto una società che ha speso una montagna ora per Lukaku e Hakimi, ora per Conte e il turco, e aveva (a detta della stragrande maggioranza degli opinionisti e dei tesserati) la rosa più forte di tutti, dal 2021 ad oggi. Pioli ha avuto Maldini e Massara incatenati formalmente fino al 30 giugno, sebbene fossero più che operativi, e non ha le profondità di scelta dell'avversario. Il primo è sotto processo dai suoi stessi tifosi che gli imputano mancanza di variazioni sul tema, troppe sconfitte, un gioco ripetitivo e spesso inaccettabile, uno spogliatoio di traverso. Anche a Pioli rimproverano scelte e cambi, talvolta, ma i mezzi non sono decisamente gli stessi, la creatività tattica non gli manca, il gioco - quando lo vogliono i giocatori... - c'è e si vede, lo spogliatoio è unito e compatto. La perfezione non è di questo mondo, le differenze sì. Eccone. Il Milan sta effettuando un percorso di crescita, l'Inter parte dichiaratamente per vincere da 4 anni. 

Il tormentone Leao, quello sul suo rinnovo, corre parallelo rispetto alle sue prestazioni più recenti. Non credo che lui e la sua famiglia permettano speculazioni sul futuro, che siano Jorge Mendes o lo Sporting Lisbona fa poca differenza: la scelta finale sarà sua. Personalmente scommetto che l'abbia già fatta e, come il club, non veda l'ora che siano limati i dettagli. 

Non è una scommessa, non lo è più, nemmeno quella di Ibra. La scena del suo infortunio durante il riscaldamento nella partita contro il Lecce a San Siro, è un segnale inequivocabile delle difficoltà fisiologiche cui ormai un atleta di lungo corso va incontro. Inevitabilmente, inesorabilmente. Dispiace, perché proprio in relazione a quel discorso tra campionato e Champions, lo svedese sarebbe tornato utilissimo in queste ultime giornate, vista la sterilità degli attaccanti che non siano Rafa o Giroud. Bisognerà che Zlatan prende una decisione saggia, tra 2 mesi, senza paura esattamente come è stata tutta la sua carriera: senza paura. Capisco che le sfide sul campo siano più eccitanti, per uno sportivo, rispetto alle sfide in giacca e cravatta, ma potrebbe essere proprio l'esempio di Paolo Maldini a dare a Ibra la carica per ripartire, quando quel momento sarà arrivato. Come sembra proprio essere arrivato.