Stadio nuovo, un male necessario

Fa strano ricominciare a discutere con colleghi, tifosi e amici del mercato del Milan. Fa strano finalmente non dover più rispondere: “Tanto finiranno con i soliti prestiti e parametri zero”, “Non illudetevi, non sognate, non arriva nessuno”. Continuiamo imperterriti in questa vigile estate da evoluti, aspettando gli eventi e soprattutto gli avventi. Sono sfuggiti in malo modo alcuni giocatori, ne sono arrivati altri, ne vengono trattati altri ancora. Tornare a poter dire: “Sarebbe stato meglio quello per la difesa, quell’altro per il centrocampo” è un sollievo da respirare a pieni polmoni. Non stiamo parlando della qualità del mercato o della fisionomia della prossima squadra a disposizione di Mihajlovic, stiamo parlando dell’immobilismo cronico che come d’incanto è diventato un attivismo frenetico: facciamoci bastare questo per il momento. Lasciamo che seppelliscano gli orrori degli ultimi anni almeno con un po’ di buona volontà e spendendo qualche soldo, da dove arrivano arrivano chissenefrega, non siamo noi i contabili del portello e l’ultimo ragioniere conosciuto che non assomigliasse a Fantozzi tra quanti hanno accompagnato le “manovre” delle ultime stagioni, l’unico che meriterebbe menzione è quello personale di Kakà che ne ha impedito il ritorno da Madrid a Milano fino al giorno in cui divenne inevitabile. A parte il rinnovo di Mexes del quale avremmo fatto indifferentemente meno, siamo già appagati dai saluti al fragile Alex e soprattutto al solidissimo Muntari, dal rimpasto in prima e seconda linea, dalle ipotesi ventilate per la difesa. Avremo modo per fare bilanci e previsioni, l’idea del cantiere per ora ci piace.
A proposito di cantieri, il “via libera” allo stadio nuovo non può che suscitare l’emozione che pensiamo in buona parte abbia pervaso chiunque ami i colori rossoneri. Il primo pensiero è al vecchio San Siro in cui abbiamo vissuto mezzo secolo della nostra vita, essendo già nati con la voglia di andarci. Fortunatamente scegliendo la domenica giusta, era un attimo sbagliare il cammino del nostro destino naufragando sull’altra sponda del naviglio. Invece il cugino Antonio ci portò bambini a vedere il Milan, sicché l’Inter siamo stati costretta a vederla solo 2 volte l’anno e fortunatamente qualche volta in più negli anni d’oro dei derby di Champions. San Siro in qualsiasi altro Paese civile, Occidentale, ben governato, oggi sarebbe proprietà dei 2 club milanesi. In Italia invece diventerà un magazzino o un condominio degli eredi di Ligresti. Inutile quindi sbattere la testa al muro: ci sarà l’addio, nascerà una struttura nuova, moderna, funzionale, più piccola ma amabile e l’ameremo follemente (se la finiranno prima dei nostri giorni…). Come Gianni Agnelli definì Luciano Moggi, anche il nuovo stadio per un club competitivo dei nostri giorni è un male necessario. Aumenta il valore del club, lo protegge dai fallimenti, incrementa il marketing, eleva l’affezione e il senso di appartenenza. Sarà sicuramente un bello stadio, pratico, accogliente. Ci ricorderemo che è nato il giorno del compleanno di Claudio Lippi e questa già basterà per farci stare bene. E per volergli bene, appunto.

Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 8/08 del 22/04/2008
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale e responsabile: Antonio Vitiello
© 2025 milannews.it - Tutti i diritti riservati

Sito non ufficiale, non autorizzato o connesso ad A.C. Milan