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Cardone: "Nessuna squadra può fare a meno di Ibra. Leao schiacci un po' il pedale"

ESCLUSIVA MN - Cardone: "Nessuna squadra può fare a meno di Ibra. Leao schiacci un po' il pedale"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
sabato 8 febbraio 2020, 16:48ESCLUSIVE MN
di Gianluigi Torre

La redazione di MilanNews.it ha contatto Giuseppe Cardone, ex giocatore rossonero. Con lui abbiamo parlato di varie tematiche tra cui il derby che si giocherà domani, di Zlatan Ibrahimovic, Leao, Rebic e tanto altro. Qui le sue parole: 

Cosa ne pensa dell'operato di Stefano Pioli?

"Ci sono stati dei segnali rispetto a quello che è stato l'inizio di stagione, sicuramente ha portato qualcosa di nuovo anche sotto l'aspetto tattico, è una squadra che gioca diversamente rispetto a prima. Piano piano ha fatto delle scelte rendendosi conto del materiale umano, della condizione degli stessi giocatori, è riuscito a trovare quelli che in questo momento gli danno maggiori garanzie".

In questo 4-4-2 come compagno di Ibrahimovic meglio Leao o Rebic?

"Uno è fisso, gli altri due credo debbano alternarsi in funzione anche della condizione. Poi ci sono delle variabili, magari i giocatori in settimana stanno bene e poi quando si tratta di scendere in campo non offrono quello che ti aspetti potessero offrire. Leao ha dalla sua la giovane età, ha bisogno di crescere; Rebic nella prima fase era un po' un oggetto misterioso, nelle ultime settimane si è dimostrato un giocatore determinante. I giocatori devono fare qualcosa in più per dimostrare di essere titolari nel Milan, devono essere più continui, è uno di quei fattori che fa la differenza tra i grandi giocatori e quelli buoni. Da Leao ce lo possiamo aspettare perché è un ragazzo di prospettiva molto giovane, di giocatori così al Milan negli ultimi anni ne sono passati. Mi viene da pensare a Niang, un giocatore con grande potenziale che poi un pochino si è perso. Bisogna dare garanzie a chi ti deve schierare, Leao a tratti ha fatto vedere cose da giocatore vero, a volte invece meno".

Rebic sta rendendo bene partendo dalla panchina, giusto proseguire così?

"Credo che Pioli e il suo staff abbiano il polso di quello che è il rendimento di un giocatore in settimana. Lui è consapevole che quando la squadra non va bene il primo a pagare è sempre lui. Vi pare normale che un allenatore faccia giocare quelli che vede peggio? Probabilmente in settimana gli hanno dato delle garanzie e lui li fa giocare. Dopo di che c'è lo step successivo, gli allenamenti e l'infrasettimanale è un conto, la domenica è un altro conto. Ho conosciuto nella mia carriera giocatori bravissimi nella partita del giovedì e poi la domenica facevano fatica. Per gli allenatori era difficile, li vedevano il giovedì e pensavano: "Come faccio a non farlo giocare?". Lo facevano giocare e poi si giocava in uno in meno. Invece giocatori che in settimana sembravano normali o a volte sotto media, poi li facevi giocare la domenica ed erano determinanti. E' questo che fa la differenza tra un grande calciatore e un buon giocatore che fa un po' più fatica".

Ibrahimovic è un punto fermo.

"Un posto, nel momento in cui sta bene, è fisso, per tanti ragioni. E' impossibile in questo momento trovarne uno che sia superiore, un giocatore come Ibrahimovic, e l'ho sempre detto, è sempre un fattore. Lo era a venticinque anni e lo è comunque a trentotto. E' un giocatore della personalità fuori dal normale, consapevole dei propri mezzi in maniera esponenziale. Ibrahimovic e poi vediamo gli altri dieci... Nel momento in cui sta bene nessuna squadra potrebbe farne a meno. Ibrahimovic ha migliorato l'aspetto dell'attenzione e dell'assunzione di responsabilità, che è diversa rispetto a prima".

Il Milan può sperare di raggiungere Atalanta e Roma per la corsa alla Champions?

"Le due davanti stanno vivendo un momento di appannamento che ci può stare nell'arco di una stagione. Il Milan è di rincorsa, Roma e Atalanta si possono permettere dei passi falsi, il Milan quando perde una partita e le altre vincono si ritrova ad una distanza importante. In questo momento guardare la classifica non è fondamentale, credo che anche lo stesso Pioli non la guardi. Per un allenatore è importante capire che la squadra lo stia seguendo e che stia crescendo tatticamente, fisicamente e in personalità. Questo ti fa guardare il futuro con fiducia, guardare la classifica non è il massimo, soprattutto in una realtà come il Milan, abituata ad avere classifiche diverse e giocatori diversi, in grado di avere una personalità e spalle molto larghe per vivere un momento di appannamento. Questa è una squadra giovanissima, questo si trascura ma è un dato di fatto. La società sperava che le cose potessero andare un po' meglio ma può far parte di un progetto".

Leao fin qui non ha rispettato completamente le attese...

"Quando sei al Milan le aspettative sono alte, ma bisogna essere intelligenti per capire che non sempre le ciambelle escano col buco. Leao ha grandissime potenzialità e ha vent'anni, per non perderlo bisogna aspettarlo e a volte aspettare significa mandare giù bocconi amari per chi l'ha scelto e lo stesso giocatore. L'importante è che il calciatore nel suo processo di crescita abbia la consapevolezza che può fare di più. Quando ha fatto delle giocate importanti ha dimostrato che le qualità le ha, deve lavorare su sé stesso, chi è attorno a lui deve lavorare su questo. Hai un grande potenziali, una Ferrari sotto il sedere, puoi anche schiacciare un pochino il pedale dell'acceleratore, senza andare fuori giri. Se hai una 500 più di 120 all'ora non vai. Lui deve dare il suo massimo. Posso dire che Calhanoglu non potrà avere il rendimento assoluto di Ibrahimovic quando è al top, ma l'importante è che dia il suo massimo. Nel momento in cui ho il massimo di ogni giocatore la squadra funziona. In nessuna squadra ci sono 13/14 fuoriclasse, di fuoriclasse forse ce n'è uno. Gli altri sono grandi giocatori quando sono in grado di dare il meglio della propria potenzialità, questa è la cosa fondamentale".

Domani il Milan come potrà mettere in difficoltà l'Inter?

"Il Milan è inferiore all'Inter sull'intensità, l'undici di Conte è riconoscibile perché ha un'intensità impressionante. L'Inter va sempre al massimo, il Milan è una squadra diversa, però deve essere in grado di dare il suo massimo. Se dall'altra parte hanno un fucile non puoi presentarti con un arco senza le frecce, le tue frecce le devi sparare. Vanno esaltate le qualità, cercando di abbassare quelle avversarie".