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Eranio: "Tutti avrebbero firmato per arrivare in Champions, ora ci sono le carte in regola per vincere lo scudetto"

ESCLUSIVA MN - Eranio: "Tutti avrebbero firmato per arrivare in Champions, ora ci sono le carte in regola per vincere lo scudetto"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
giovedì 31 dicembre 2020, 17:00ESCLUSIVE MN
di Manuel Del Vecchio

Tra poche ore si concluderà il 2020, un anno che dal punto di vista sportivo è stato entusiasmante e indimenticabile per tutti i tifosi rossoneri. Il Milan ha stupito tutti a partire dalla ripresa post lockdown, fino al primo posto in classifica mantenuto arrivati alla sosta invernale. Per parlare di questa annata e di un 2021 tutto da scrivere la redazione di MilanNews.it ha contattato in esclusiva l'ex rossonero Stefano Eranio. Queste le sue dichiarazioni.

Pochi giorni fa abbiamo chiesto ai nostri lettori quale fosse secondo loro l’uomo copertina del Milan nel 2020. Per lei chi è? “Di solito nel bene e nel male l’allenatore è sempre quello chiamato in causa. In questo caso visto come sarebbe potuto andare, perché inizialmente si parlava di esonero, erano cambiati i piani della dirigenza all’insaputa di Boban e Maldini. Pioli si trovava in una situazione in cui c’erano dei pettegolezzi, quasi delle certezze, e invece per il professionista che è stato, per le conoscenze che ha, è riuscito a creare un blocco unito, ha fatto diventare una buona squadra una grande squadra attraverso il gioco, la compattezza, il fatto di essere diventati squadra con la S maiuscola. Poi Paolo Maldini ha sicuramente i suoi meriti, cioè di aver acquistato giocatori funzionali a quello che è il pensiero dell’allenatore. Perché dico che Pioli ha le conoscenze? Perché è partito in un modo ma poi strada facendo ha cambiato l’assetto della squadra. L’arrivo di Ibra e Kjaer ha dato solidità in due reparti fondamentali, si sa benissimo che la spina dorsale ben definita è fondamentale. Il Milan ha trovato in questi giocatori esperienza e solidità, poi grazie a Pioli c’è stata anche una crescita degli individuali come Theo, Kessie, Bennacer, Rebic, Diaz, Calhanoglu. Un insieme di cose che grazie a Pioli si sono verificate. Certamente l’oscar lo daremo a lui”.

Quindi le piace come gioca il Milan: “Mi piace tanto, è una squadra che anche nei momenti di difficoltà ci crede fino al novantacinquesimo. È una mentalità che non cambia, il Milan vuole vincere tutte le partite. Poi i rossoneri sono primi in classifica ma sono in credito con la fortuna, perché contro la Roma, Verona e Parma ci sono state diverse situazioni più o meno sfortunate che non hanno permesso che il Milan vincesse nonostante lo meritasse. Poi ci sono stati i vari infortuni, con Ibra colpito dal Covid e da uno stiramento nei suoi momenti migliori, lo stesso Kjaer, leader della difesa, ha avuto un problema. Il Milan però ha sempre superato queste difficoltà. Ultimamente poi c’è stata l’ulteriore crescita di Theo. Lo aspettavamo, quello che aveva messo in mostra l’anno scorso ancora non l’aveva fatto vedere, e ora è tornato ad essere il miglior Hernandez. Non che il terzino debba segnare sempre, ma era incredibile quello che aveva fatto l’anno scorso. Poi quando fai vedere determinate cose ci si aspetta che uno si ripeta, lui invece ha fatto il suo sempre ma mancavano i gol. Adesso invece ci sono anche quelli”.

Lei per anni ha giocato sulla fascia destra, cosa ne pensa di Calabria e Saelemaekers? “Mi ha stupito soprattutto Saelemaekers. Calabria aveva già fatto vedere quello che sapeva fare e lo si conosceva. Ha avuto un momento di difficoltà quando il pubblico lo beccava, e forse ti dico che con il fatto che non ci sia più il pubblico alcuni giocatori si sono tolti questo peso. Per certi giocatori, lo stesso Calhanoglu, questa assenza ha fatto bene. Hanno tirato fuori tutte le loro potenzialità. Tornando a Saelemaekers, è arrivato come terzino. Le prime apparizioni le ha fatte in quel ruolo. Si intravedeva qualcosa ma di certo non la continuità, la qualità, la determinazione, la voglia di aiutare sempre la squadra. È uno di quei giocatori che fa la fortuna degli allenatori. Come Calhanoglu, si è sempre messo a disposizione in qualsiasi ruolo veniva messo. È normale che da come avevano presentato Calhanoglu ci si aspettava anche qualche gol, ma non poteva portare l’acqua e nello stesso tempo portare qualità. Invece adesso, messo nelle giuste condizioni e nella sua posizione, riesce a fare il suo. Comunque sia, Calhanoglu come Saelemaekers, sono due giocatori che fanno le fortune degli allenatori. Dove li metti li metti fanno il proprio e anche qualcosa in più. Le battaglie molte volte le vinci con i fuoriclasse, le guerre con certi giocatori che ti danno continuità”.

Lei ha avuto la fortuna di potersi allenare a Milanello, come racconterebbe questo ambiente a chi non lo conosce? “Diciamo che quando parli di una squadra storica, poi io ho fatto parte del Milan forse più grande di tutti i tempi, non è il posto a fare la differenza ma la società. Il fatto che sei una squadra vincente, piena di campioni, come puoi viverla? La vivi come se fossi a casa. Anche perché ogni settimana Berlusconi veniva e ci faceva sentire importanti nel progetto, faceva sentire importanti tutti i componenti della società e li trattava tutti allo stesso modo. Con le sue parole portava sempre grande serenità, anche perché non ci sono stati solo momenti semplici ma ci sono stati anche momenti delicati ma lui con le sue parole ha sempre dato forza alla squadra. Fortunatamente nel mio periodo di momenti storti ce ne sono stati pochi. Milanello oltre che uno spettacolo, e poi l’hanno anche ingrandito, per noi era una seconda casa. Con il Milan che c’era un tempo non potevamo uscire fuori senza essere assaliti da tutti i tifosi (ride, ndr). Milanello era davvero la nostra seconda casa, facevamo il ritiro, lavoravamo duro, e devo dire che la società ti faceva sentire forte e allo stesso tempo ti faceva pensare solo ed esclusivamente al calcio. Tutto quello che era al di fuori ci pensava la società, era unica al mondo”.

A proposito di società, si aspettava un Paolo Maldini dirigente già così sul pezzo? “No anche perché noi ex giocatori quando dobbiamo dare un giudizio su un giocatore credo che ognuno di noi sia capace di vedere il talento in un giocatore affermato. Il problema arriva quando si tratta di scoprire un giocatore che possa essere funzionale al tuo gioco. Perciò è un mix di capacità e nello stesso tempo anche un pizzico di fortuna. Portare al Milan un giocatore scartato dal Real Madrid come Theo e catapultarlo in italia in una squadra dove deve crescere ma non ha tantissime certezze è un azzardo, invece il risultato fa capire che Maldini ci ha visto non lungo, lunghissimo. Lo stesso Diaz, fisicamente sembra un bambino ma ha delle capacità tecniche notevoli. Ma è anche merito della squadra, in campo ognuno sa cosa deve fare e pensa all’altro. Quando si è squadra diventa tutto un po’ più semplice. È tutto un insieme, però Maldini ha fatto un ottimo lavoro. Anche Kjaer, me lo ricordo al Palermo… Quando l’hanno preso ho pensato: “Sicuramente non risolverà tutti i problemi” e invece è un grandissimo giocatore che ha preso in mano la difesa e fin quando è stato in campo non ha sbagliato un colpo. Poi questo Hauge, l’ho visto giocare solo contro di noi col Bodo, ha fatto vedere qualità importanti.

Dove può arrivare questa squadra? “È bello perché questo Milan sta facendo belle cose, sta vincendo, si spera che continui. Tutti quanti all’inizio dell’anno avrebbero messo la firma per arrivare in Champions ma adesso invece ci sono tutte le carte in regola per vincere lo scudetto. In tutti gli incontri fatti con le grandi ha dimostrato di poter vincere convincendo, aggiungo meritatamente. Nel calcio tutto può succedere, quest’anno poi ci sono anche altri componenti che possono disturbare. Devo dire che il Milan ha tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo, poi il destino è tutta un’altra cosa. Alla partenza avrei puntato qualcosa sull’Inter e avrei detto sicuramente il Milan nelle prime quattro, e dopo quello che ha fatto vedere spero che possa fare anche qualcosa in più”.

I primi mesi al Milan di Sandro Tonali: “Secondo me è un grande giocatore. Il Milan ha fatto bene ad investire su di lui. Tonali dopo pochi anni di professionismo è stato catapultato da Brescia al Milan. Il salto è grande, però la piazza è giusta, il posto è giusto. Partita dopo partita sta crescendo e sta dimostrando di avere delle capacità. Deve migliorare, però è vero che si migliora giocando. Non è semplice giocare con continuità con questi Bennacer e Kessie, ma con l’algerino fuori può avere la possibilità di partire titolare. Tonali è un diesel, deve giocare con continuità per trovare il passo giusto. Ci sono dei giocatori fisicamente più leggeri a cui bastano pochi minuti per entrare in forma, altri hanno bisogno di giocare e prendere confidenza con i compagni. Lui è partito un pochettino in ritardo rispetto a tanti giocatori che si conoscevano già. Però rimane un grande giocatore e un grande acquisto”.