Milan-Arnault, tentata truffa: ora la procura indaga

Come riporta 'La Repubblica', sarebbe stato messo in atto un tentativo di truffa usando i nome di Arault (LVHM) e della società Milan. Gli inquirenti stanno valutando un'ipotesi di reato a carico del mediatore finanziario D.V, 62 anni, bresciano ed ex funzionario di banca. Il quotidiano scrive che la vicenda parte da molto lontano, sviluppando prima e durante la pandemia mondiale del Covid. Nonostante tutte le smentite, anche dello stesso Arnault nel gennaio 2020, in occasione del report annuale di LVHM, le voci erano incessanti. Nel frattempo, il giallo stava per vivere la sua fase più ambigua - scrive La Repubblica -, che sarebbe finita sul tavolo della Procura milanese, dove oggi viene esaminata dagli investigatori.
Già nell'estate del 2019 il più veloce a cavalcare l'onda della notizia era stato proprio l'ex funzionario di banca D.V. il quale aveva ottenuto una parte delle quote di LVHM, dichiarandosi uomo di fiducia in Italia di Bernard Arnault e suo interlocutore nella trattativa per l'acquisto del club rossonero. Assicuruva che nessuno meglio di lui sarebbe stato in grado di trattare con il fondo Elliott, che aveva raccolto il Milan dopo l'esperienza cinese con Yonghong Li. D.V. sosteneva di essere stato incaricato direttamente da Arnault, mettendo in piedi il team che avrebbe dovuto gestire il futuro del Milan.
Le riunioni del gruppo erano cominciate subito, intensificate poi con le telefonate di D.V. ad Arnault davanti agli altri membri del team, con la presentazione dei pieni per il mercato e per il nuovo stadio e con l'ingresso di nuove figure. Le due più abituali erano diventate A.A, socio d'affari di D.V, e Christiane Valier, consulente finanziaria rimasta sempre una voce al telefono o una casella di posta elettronica. Tra i campanelli d'allarme c'era stato un incontro dichiarato con un membro del cda del Milan, programmato e poi saltato. Non era mancate le mail di rassicurazione da indirizzi all'apparenza veri: quella in cui il dirigente di un'importante banca internazionale avallava le garanzie dell'intermediario e quella in cui Arnault preannunciava, attraverso il suo indirizzo di posta personale, l'accordo e fissava l'appuntamento decisivo. Appuntamento che non avvenì mai.
L'epilogo era vicino, e il vero braccio destro di Arnault, il direttore generale Antonio Belloni, rispose così all'email piena di dubbi del team italiano: "Non conosco nessuno della persone di cui parlate".

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